Ballottaggio Champions: Inter in caduta libera. Stracittadina decisiva?

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Italia alle urne, Milano al ballottaggio. È questo lo scenario designato per il prossimo 4 marzo. Voti (e punti) che vanno, che vengono: da una parte le forze politiche che sgomitano per Palazzo Chigi senza esclusione di colpi; dall’altra il derby tra Milan e Inter, viatico per l’Europa dei grandi: mai così affascinante, in poche occasioni così decisivo. San Siro il teatro di un exit poll dominato dall’incertezza e con un paesaggio mozzafiato all’orizzonte: la Champions League del nuovo format, quella dell’accesso diretto alla fase a gironi della vecchia Coppa dei Campioni.

Per la Milano nerazzurra è terminato il tempo degli errori e degli orrori: se il derby fosse una campagna elettorale, i sondaggi che giungono dal campionato darebbero un Milan in netta ascesa, capace in poco più di 2 mesi di ridurre il gap in classifica con i dirimpettai interisti. Il ballottaggio per l’Europa che conta è ufficialmente partito ma i nodi da sciogliere in casa nerazzurra sono molteplici. Scopriamo insieme quali.

1. CONDIZIONE FISICA PRECARIA E INVOLUZIONE TATTICA

L’ Inter vista in campo al “Ferraris” con il Genoa ha definitivamente confermato le impressioni di addetti ai lavori e tifosi, mascherate dai successi casalinghi ottenuti col fiatone su Bologna e Benevento. Ci troviamo di fronte a una squadra abulica, poco reattiva, priva di verve. I nerazzurri fanno la partita, a tratti la comandano, ma l’efficacia dell’undici di Spalletti negli ultimi 20 metri è più platonica che reale: Icardi & co. imbastiscono trame di gioco macchinose che risultano spesso inconcludenti e inutili ai fini della manovra.

L’involuzione interista trova inoltre conferme sul versante della condizione atletica: il crollo fisico dei suoi principali interpreti (Perisic, Borja Valero e Candreva su tutti) e di una panchina poco assortita e infarcita di inadeguate soluzioni tattiche  ha complicato al tecnico di Certaldo la gestione delle fatiche relative al doppio impegno campionato-Coppa Italia. Il mercato di gennaio ha portato ad Appiano Gentile Lisandro López dal Benfica come principale alternativa al duo Miranda-Škriniar e Rafinha Alcântara, brasiliano classe 1993 canterano blaugrana, come soluzione sulla trequarti. Saranno sufficienti i ritocchi sul mercato per placare i mugugni di una piazza esigente come quella nerazzurra e scacciare i fantasmi di un sorpasso rossonero?

2. “CHI VINCE FESTEGGIA, CHI PERDE SPIEGA”

La celebre locuzione di Julio Velasco, coach dell’Italvolley campione del mondo del ‘90 a Rio de Janeiro, sottolinea come la prima vittoria di una squadra e di un allenatore abbia radici profonde sulla capacità individuale e collettiva di saper abbattere limiti e paure con, al contempo, la costruzione di una mentalità vincente. L’ Inter post-triplete rappresenta, allo stato attuale delle cose, l’esatto contrario: un complesso dalle ottime individualità ma caratterizzato da una fragilità caratteriale cronica che impedisce al sodalizio nerazzurro di reagire agli episodi avversi.

Sarebbe esercizio scontato ridurre la complessità di un momento di crisi che dura dalla metà di dicembre alla mera sfortuna. I punti persi a Firenze, al “Mazza” di Ferrara e a domicilio con il Crotone – oltre alle sconfitte di Reggio Emilia e Genova (sponda rossoblù) – denotano una grave mancanza di carattere, la cosiddetta “Garra Charrùa”. Per avere la meglio sul Milan di un leader carismatico come Gennaro Gattuso serviranno uomini di spessore, non prime donne distratte da contratti in scadenza, da clausole rescissorie o attratte da platee estere. Il calcio, secondo l’autorevole e colorita analisi di Totò Schillaci, si gioca “con le palle a terra”: chiaro, no?

3. SALVATE IL SOLDATO LUCIANO

 

E se vai all’Hotel Supramonte e guardi il cielo,

Tu vedrai una donna in fiamme e un uomo solo

Scomodare un mito della cultura musicale e popolare nostrana come Fabrizio De André è esercizio assai complesso ma, forse, rappresenta anche il miglior modo per comprendere la crisi nella quale è piombata l’Inter. Parafrasando il celebre brano del cantautore genovese “Hotel Supramonte”, l’Inter non è altro che “una donna in fiamme”, in preda al panico e alla paura, affiancata da “un uomo solo”, Luciano Spalletti, il leader carismatico dato in pasto dal club ai media mainstream. Sì, ma quale club? Con Erick Thohir ormai presidente solo nominale, il patron Jindong Zhang assente ingiustificato ed il figlio Steven non ancora ‘esploso’ a livello dirigenziale, l’organigramma societario interista vive una fase confusionaria, un conflitto di interessi tra management e proprietà all’insegna del “caos calmo”.

L’insostenibile leggerezza della pressione è tutta dalla parte del tecnico. Consapevole delle difficoltà ambientali all’ombra del Duomo ma pur sempre reduce dal marasma capitolino, Spalletti funge da ‘cuscinetto’ tra squadra e polemiche mediatiche, salvaguardando la ‘chimica’ del gruppo all’interno dello spogliatoio. Lavorare sull’aspetto psicologico di una squadra reduce da un settimo posto e priva di linfa europea ha inevitabilmente portato benefici nel primo atto della stagione: i nerazzurri hanno sorpreso per gioco, solidità difensiva e cinismo offensivo per poi entrare in un tunnel più nero che azzurro dalla gara interna con l’Udinese (coincisa con la prima sconfitta stagionale) a oggi. Il materiale umano c’è, è tangibile. A Spalletti è richiesto ora il compito più difficile: dare un’identità caratteriale ai suoi.

4. FUTURO ALLE PORTE: VIETATO ADAGIARSI

Il derby con il Milan è destinato a segnare la stagione nerazzurra, in bilico tra l’ennesimo anno di anonimato e nuovi propositi di rinascita. Ma non solo: il ritorno in Champions League (l’assenza nerazzurra è ormai datata 13 marzo 2012, quando l’Olympique Marsiglia di Didier Deschamps estromise l’allora undici di Claudio Ranieri) passa anche dagli impegni successivi allo scontro diretto con Bonucci & co. Il calendario riserverà al sodalizio meneghino un mese di marzo a dir poco infuocato e i nerazzurri sono chiamati a due decisive prove di maturità.

Se il Napoli tritatutto sarà di scena a San Siro nell’immediato post-derby, non meno complicato sarà l’impegno che attende l’Inter il 18 marzo: trasferta a Genova, stavolta sponda blucerchiata con la Sampdoria. Gli uomini di Giampaolo hanno conquistato ben 32 dei 44 punti totali tra le mura amiche e vorranno confermarsi come outsider del campionato mettendo i bastoni tra le ruote anche all’Inter (per info, chiedere al Milan della gestione Montella e alla Juventus).

Un mese: è il tempo che separa l’Inter dal suo immediato futuro. Prendere o lasciare. La Serie A però non può aspettare oltre: l’Europa chiama e l’Italia dovrà presentare le sue più autorevoli candidate. L’Inter ci crede: agli exit poll calciofili, l’ardua sentenza.

Le immagini sono state prese dall’account Facebook dell’Inter.

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Pubblicato da Alessandro Fracassi

Nato in quel di Sassari nel 1992, cresciuto nel segno della leadership, del temperamento e della passione per i tackle del Guv'nor Paul Ince. Aspirante giornalista sportivo, studio giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Calcio e Basket le linee guida dell'amore incondizionato verso lo sport, ossessionato dagli amarcord, dal vintage e dai Guerin Sportivo d'annata, vivo anche di musica rock e dei film di Cronenberg. Citazione preferita: "en mi barrio aprendí a no perder".