Barcellona: questione di passione e libertà

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Barcellona è una città meravigliosa, piena di luoghi spettacolari. Per questo a volte è più difficile scegliere cosa vedere che visitarla, specialmente se la permanenza è di pochi giorni. Per questo abbiamo il Nomade Sportivo che ci dirà i migliori posti da non perdere nella metropoli catalana. Il soggiorno non è come al solito casuale, perché il 28 ottobre alle 16.15 si giocherà l’attesissimo El Clásico. Una partita che va oltre il calcio da più di 100 anni: da una parte si ha l’indipendentismo catalano e dall’altra la centralità federale madrilena. Insomma, un’eterna lotta sociale e politica, che si è trasferita anche sul rettangolo verde, regalando così a ogni derby spettacolo e scintille minuto per minuto.

Primo step obbligatorio: Sagrada Familia e la Rambla

La Sagrada Familia è la grande opera incompiuta dell’architetto catalano Antoni Gaudì (massimo esponente del modernismo catalano) e la principale attrazione turistica della città. La sua costruzione cominciò più di mezzo secolo fa, precisamente nel 1882 e ancora oggi i lavori non sono terminati. Dichiarata patrimonio dell’umanità nel 1984, questa basilica, che si trova nel quartiere Eixample, è anche è il monumento più visitato della Spagna. La sua bellezza unica non può far altro che lasciare a bocca aperta.

Proseguendo verso ovest per circa 1 chilometro, lungo la Avinguda Diagonal si raggiunge la via più conosciuta di Barcellona: La Rambla. Qui troviamo il Mercado de la Boquería, considerato uno dei migliori mercati del mondo. È molto famoso per la sua struttura moderna e la sua ampia offerta di prodotti freschi. Sempre nella Rambla si trova uno dei teatri più prestigiosi della città, il Gran Teatre Liceu. Nella parte finale della via, vicino al porto, troviamo un’altra icona di Barcellona: la statua di Cristóbal Colón, ovvero del nostro Cristoforo Colombo.

L’offerta turistica catalana offre molto ancora

Essendo molto ricca di storia, un’altra visita fondamentale è nel Barrio Gótico, la parte più antica di Barcellona. In questa zona potete visitare la spettacolare Cattedrale gotica di Barcellona, costruita tra il XIII e il XV secolo. Non molto lontano troviamo la piazza di Sant Jaume, il cuore amministrativo della città. Nelle sue adorabili stradine, il Barrio Gótico accoglie una grande varietà di bar e ristoranti, ed è estremamente consigliato di visitarlo anche la sera.

Continuando a piedi, è facilmente raggiungibile El Born: quartiere conosciuto per il suo mix perfetto tra modernità e tradizione. La scelta qui è veramente ampia. Da negozi di marca nei vicoletti medievali, a punti di interesse turistico come la basilica gotica di Santa Maria del Mar e il Museo Picasso.

La seguente fermata è la Barceloneta, costruita nel XVIII secolo. È uno dei luoghi più popolari per la sua prossimità alla spiaggia e a varie zone come il porto Vell, in cui si trovano l’Aquarium e il cinema Imax. Nella Barceloneta potrete godervi anche dei buoni ristoranti di pesce e tapas.

Barcellona dall’alto: i belvedere con la miglior vista

Probabilmente arrivato alla Barceloneta non te ne vorrai più andare via da lì, ma dovrai farlo comunque per incontrare altri posti fantastici. Uno di questi è il Park Güell, progettato anch’esso da Antoni Gaudí, è un parco esteso decorato con immagini, mosaici e sculture. Ideale per picnic, ma soprattutto per ammirare il panorama spettacolare della città. Nell’estremo ovest di Barcellona, invece, si trova la collina di Montjuïc, una delle zone con maggior offerta di installazioni sportive e culturali. Montjuïc accoglie la Fundació Miró, ovvero il Museo Nazionale di Arte della Catalogna. Inoltre troviamo il Poble Espanyol, un museo all’aperto che riproduce monumenti di varie città spagnole, e la Fuente Mágica, con i suoi spettacoli di acqua, musica e colori. Per finire, in cima c’è un’antica fortezza dove si può ottenere un’incredibile vista del litorale della capitale catalana.

Probabilmente contemplando la città, una struttura vi ruberà l’attenzione. Proprio in quel luogo sono andati in scena i momenti più indimenticabili per il popolo catalano, grazie ai trionfi del Futbol Club Barcelona. Stiamo parlando dello storico stadio Camp Nou. Questa vera e propria arena ha sempre dimostrato di essere all’altezza della squadra che ospita. È lo stadio più grande d’Europa, con una capacità di quasi cento mila persone. Inoltre, le sue infrastrutture accolgono il museo più visitato di tutta la Catalogna: il museo del Barça, dove si ripercorre il percorso centenario del club.

Perché la squadra di calcio Barcellona è “Més que un Club”?

Il 17 gennaio del 1968, Narcís de Carreras diventó presidente del Barcellona. Proprio quel giorno vennero pronunciate queste parole: “Vengo con tutto l’entusiasmo che potete chiedermi, perché il Barcellona è più di un club di calcio”. Ma cosa vuol dire questa famosa frase, che ritroviamo raffigurata anche all’interno dello stadio? “Più che un club” significa sentimenti, idea di libertà politica e passione per il calcio. Questi valori vengono insegnati già nella loro scuola calcio ed è un qualcosa che esiste solo in pochissimi team. La storia del Barça è direttamente correlata a quella della Catalogna. Essa infatti, rappresenta l’identità di un paese indipendente, senza una sovranità statale, e con una propria cultura e lingua. Politicamente, non scelgono schieramenti, l’unica cosa certa è che tutto ruota nel legame con la gente catalana. Pertanto non esisterà una separazione con loro, qualunque siano le conseguenze.

C’è in ballo anche la storia in ogni gara del Barca. Ogni 17° minuto del primo tempo e 14° del secondo, riferimento al 1714 dove persero i loro diritti e statuti, parte il grido “Indipendenza”. Questo per loro ha un grande significato, soprattutto per il periodo delicato che il mondo sta vivendo in questo momento. Ma di periodi abbastanza complessi il Barcellona ne ha avuti di molti. In passato chi si è esposto contro i poteri forti del paese, a difesa del catalanismo, è andato in contro a esili o addirittura alla morte. Fu il caso di Joan Gamper, il fondatore dei Blaugrana e Josep Suñol (presidente nel 1935-1936), quest’ultimo fucilato dai soldati del dittatore Francisco Franco.

Il periodo Franchista e il caso Di Stefano

Nel 1939 iniziò in Spagna l’epoca conosciuta come il Franchismo: dittatura fascista sotto il regime del generale Francisco Franco. Per il regime le vittorie del Barça erano sinonimo di libertà e autonomia, aspetti che il governo cercava di reprimere a ogni costo. Nella stagione 51-52 la squadra vinse ben cinque trofei e durante i festeggiamenti si notarono dei segnali nazionalisti, ormai sepolti dalla guerra civile. Questa situazione allertò così tanto il dittatore, che la stagione seguente si impedì a tutti i costi l’acquisto di Di Stefano da parte del Barcellona. La stella argentina firmò un contratto con i Blaugrana, ma la federazione spagnola emise una legge che impedì gli acquisti di stranieri. Nel frattempo Di Stefano firmò un contratto con il Real Madrid e la federazione stessa cambiò senza pensarci le carte in tavola, varando una nuova legge. Dichiarò, infatti, che il giocatore in questione poteva giocare con entrambi i club, alternandosi ogni due anni, iniziando però con i Blancos. Il Barcellona rifiutò l’offerta, manifestando grande indignazione, e a quel punto Di Stefano potette iniziare la sua storia gloriosa con i Merengues.

Il presente e il timore di una grande assenza

Ancora oggi il Barcellona dimostra il suo impegno con la società, un chiaro esempio è l’accordo con UNICEF stipulato nel 2006. In questa alleanza il club si impegna a donare ogni anno 1.5 milioni di euro, con l’obiettivo di realizzare progetti di beneficenza. Lionel Messi è l’ambasciatore e massimo esponente di questa partnership. Il 5 volte Pallone d’Oro è spesso protagonista e sostenitore di campagne che aiutano a cessare la morte di migliaia di bambini da prevenibili cause.

Il campione argentino, con tutta probabilità salterà il Clasíco. Nell’ultima partita contro il Siviglia, a seguito di una rovinosa caduta, ha rimediato una frattura al radio del braccio destro. La notizia fa tremare Barcellona, e tirar un piccolo sospiro di sollievo al Real Madrid che non vince da ben 5 partite. Con Cristiano Ronaldo, ormai in terra nostrana, sarà il primo derby senza “alieni” sul campo. Questo non scoraggerà il Nomade Sportivo, che nel frattempo a suon di tapas e sangria aspetta impazientemente il big match di domenica.

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Pubblicato da Alessandro Presciuttini

Alessandro Presciuttini, romano, classe 1993. Giocatore di calcio a livello semi-professionistico fino alla stagione 2012-2013. L'anno dopo intraprende gli studi e si laurea nel 2017 in Scienze della Comunicazione. Nel mezzo fa anche un'esperienza Erasmus in Spagna, precisamente a Màlaga, all'università UMA, indirizzo giornalismo. Attualmente vive in Norvegia. Ha voglia di raccontare il calcio, avendolo vissuto per un periodo molto lungo e da vicino.