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La possibilità di avere finalmente in Serie A, nello specifico nel Napoli, un portiere particolare come Ochoa stuzzica e non poco. Il messicano rappresenta forse involontariamente il principe di una categoria di calciatori “maledetti”. Mettendosi in luce ad ogni Mondiale col suo Messico, “Memo”, attira puntualmente su di sé le sirene di squadre importanti, salvo poi finire sempre o quasi nel dimenticatoio. Una carriera paradossale, fatta di stagioni passate per lo più con club di seconda fascia e di picchi assoluti col Messico in nazionale. Telenovelas, esordi “goffi”, ma anche record di parate e prestazioni super; questo è Ochoa, calciatore romantico e malinconico dei giorni nostri.
L’esordio e il primo approdo europeo
Il 13 giugno del 2004 esordisce ufficialmente nell’Amèrica, il più importante club messicano. 2 gol e una traversa subiti, il bilancio dei primi tre tiri arrivati in porta quel giorno. D’altronde non era facile sostituire Adolfro Rios, “el portero de Cristo”. Tuttavia, “Memo”, si trova subito catapultato in un contesto complesso, importante ed è chiamato a fare i conti fin da subito col suo destino da “eroe maledetto”.
Una mano però sembra dargliela in apparenza Televisa, società proprietaria della maggioranza dell’Amèrica e principale gruppo radio-televisivo. Guillermo, giovane, bello e soprattutto futuro pilastro della nazionale messicana, comincia la sua ascesa mediatica. Tra comparse nelle Telenovelas e riviste rosa, il portiere comincia a far intravedere anche le sue qualità come atleta e come ultimo difensore.
In pochi anni diventa un simbolo del club messicano, guadagnandosi attestati di stima da gente del calibro di Maradona, che lo definisce uno dei tre portieri più forti del mondo di quel tempo. Titolare nel Messico arrivato poi terzo nella Copa America 2007, Ochoa finisce nella lista dei 30 per il pallone d’oro e in copertina su Fifa per il mercato centrosettentrionale statunitense.
Il Messico e le Telenovelas cominciano a stargli strette e nonostante un periodo di incomprensioni con il ct Aguirre, “Memo” è pronto al grande salto; arriva infatti la chiamata nel Fulham, poco prima del Mondiale sudafricano. Qui arriva forse il primo schiaffo che il destino riserva al portiere nato a Guadalajara. Una serie di tweet che rivelano il suo approdo in incognito, da parte di un direttore di un giornale messicano presente sull’aereo con Ochoa, compromettono il suo arrivo in terra inglese.
Il “doping” e il mondiale brasiliano
Nel 2011, Ochoa non è nella formazione vincitrice della Copa de Oro. Tracce di clenbuterolo, che si scoprirà poi essere causa di un’intossicazione alimentare, danno positività al test antidoping. Tra i 5 messicani squalificati, l’ultimo nome nella lista, nonché il più altisonante, è proprio quello di Guillermo. Il destino, (meschino), vuole che in quell’estate Ochoa fosse ad un passo dal PSG, che però una volta scoperto della positività del portiere, virerà su altri nomi.
Il secondo approdo nel calcio che conta viene fallito ancora, ma nell’avventura melodrammatica calcistica di Ochoa c’è ancora la Francia. Si fa sotto l’Ajaccio che convince “Memo” a firmare, con l’ipotesi che ci sia lo zampino di Televisa, la quale aveva già acquistato i diritti della Ligue 1 in Messico. Il bilancio dopo la prima stagione con i Corsi è positiva: secondo miglior portiere della competizione, premio condito da una media di cinque parate a partita.
Il secondo anno, nonostante il suo contributo, l’Ajaccio retrocede, e al ridosso del mondiale brasiliano, il portiere si ritrova svincolato. Il feeling col ct Herrera è di quelli particolari e nella rassegna brasiliana Ochoa dà il meglio di se; nella gara della fase a gironi giocata contro il Brasile, l’ex Amèrica gioca la partita migliore della sua intera carriera, regalando di fatto 1 punto ai suoi contro i padroni di casa.
Pochi giorni dopo il mondiale “Memo” firma col Malaga, ma la concorrenza con la bandiera del club Kameni lo porterà a giocare pochissimo durante la sua avventura in Liga. Arriva poi la disfatta in Copa America, ma Ochoa rimane in Liga firmando col Granada. La sostanza però non cambia e nonostante la media di 1.66 parate a partita, il portiere retrocede con i biancorossi.
Il Belgio, la Russia e il Napoli
La scelta di firmare con lo Standard Liegi la scorsa estate viene accompagnata da un polverone polemico in patria. Carlos Hermosillo, ex portiere messicano che in Belgio ci ha giocato negli anni ’80, avrebbe più volte avvertito Ochoa di quanto sia brutto il clima freddo e soprattutto di come il numero uno del Messico ami quasi masochisticamente firmare per club di medio/basso livello.
Ma “Memo” è ormai abituato a stupire e ad adattarsi a tutti i contesti, anche i più difficili. In Belgio disputa un’ottima annata con la società biancorossa che misura addirittura le sue perfomances con “l’ochoametro”. Arriva come sempre e puntuale il Mondiale russo, e puntuale è anche l’uscita di scena dei messicani agli ottavi contro il Brasile. Anche in questa edizione però Ochoa gioca bene e a 33 anni è ormai uno dei leader storici del Messico.
La sua paradossale carriera sembra continuare, con grandi prestazioni ai mondiali, che però non hanno seguito con le scelte che poi il portiere è anche costretto a fare. La storia però può forse finalmente cambiare. L’occasione della vita, più volte sfiorata, più volte inseguita, sembra essere arrivata proprio ora. L’infortunio di Meret, neo numero uno del Napoli, ha costretto i partenopei a cercare un altro portiere. E dopo i rumors vari e voci sempre più insistenti, sembra che il Napoli sia veramente la prossima destinazione di Memo. Ochoa ha finalmente la possibilità di misurarsi in competizioni di primo livello come la Serie A e la Champions, nel pieno della maturità atletica e calcistica.
La permanenza nel “purgatorio” sembra essere finita, le porte azzurre del “paradiso” sembrano essersi aperte. Ochoa, portiere romantico, “eroe maledetto”, uomo simbolo di Televisa, è pronto ad affrontare la sua più grande sfida.