Il bandito e il campione

Approfondimento sul bandito e il campione

Tempo di lettura: 6 min

Costante Girardengo è stato un grandissimo campione del ciclismo. La sua rivalità con Alfredo Binda è entrata nella storia di questo sport. Ma la sua storia è costellata anche dalla sua amicizia con il bandito Sante Pollastri, uno dei malviventi più temuti nell’Italia degli anni 20. Tale storia sconosciuta ai più, tornò in auge grazie al cantautore Francesco De Gregori, che nel 1993 su questa storia scrisse una canzone da cui fu tratto un  album live.

Uniti dall’infanzia

Costante Girardengo nasce a Novi Ligure, comune in provincia di Alessandria, nel 1893. La sua è una famiglia di contadini che vive tra mille difficoltà, come la maggior parte delle famiglie dell’epoca. Anche la famiglia Pollastri è originaria della cittadina piemontese e nel 1899 nasce il piccolo Sante. Il piccolo vive la sua infanzia giocando con il futuro campione del ciclismo e sarà la bicicletta il loro unico svago durante i giorni difficili.  Il giovane Costante a differenza di Pollastri è fortemente attratto dalla bici, con essa percorre ogni giorno le campagne piemontesi e per questo inizia ad avere un sogno: diventare un ciclista e correre le gare più importanti.

Strade diverse

Il sogno si tramuta in realtà quando nel 1912 Girardengo diventa ciclista professionista entrando a far parte della Maino e l’anno seguente vince il titolo italiano, successo bissato nel 1914( alla fine saranno nove i trionfi totali). Nello stesso anno vince la Lucca-Roma, tappa del Giro d’Italia  e all’epoca tappa più lunga nella storia della corsa. Con l’amico di infanzia avviato verso una vittoriosa carriera, Sante Pollastri invece abbandona la passione per la bicicletta e intraprende la strada del crimine, iniziando con furti di materiali come il carbone. Successivamente inizia anche con il tentare i furti negli appartamenti, svaligiandoli di continuo. Inoltre il ladro nutre una forte antipatia per i carabinieri.  Tale odio sembra scaturito da uno stupro subito dalla sorella di Sante ad opera di un carabiniere, mentre secondo altri questa antipatia sembra nascere dal fatto che suo fratello fu chiamato alle armi nonostante fosse malato (morirà in caserma).

Dopo la guerra

Durante la guerra Girardengo  cambia  squadra e passa alla Bianchi, formazione che vedrà nei decenni successivi tra le sue fila campioni come Fausto Coppi e Jacques Anquetil. Dopo una pausa torna alle gare nel 1917, l’anno seguente trionferà per la prima volta nella Milano Sanremo. Ma la grande impresa la compie al Giro d’Italia dove comanda la classifica dalla prima tappa (vincendo sette tappe su dieci), diventando l’assoluto trionfatore di quell’edizione. Di tutt’altro tenore la piega che prenderà in questo periodo la vita di Pollastri che inizia anche a commettere i primi omicidi, uccidendo soprattutto carabinieri. Rapina anche banche e il nord dell’Italia inizia a preoccuparsi di questo criminale. La polizia inizia a dargli la caccia, ma lui per evitare la cattura scappa in Francia.

Incontro fatale

La carriera nel ciclismo continua in maniera vincente per il campione piemontese: vince il Giro di Lombardia, corsa che vincerà anche nel 1921 e 1922, nel 1923 arriva invece il secondo successo al Giro d’Italia. La latitanza in Francia non cambia invece le abitudini di Pollastri che anche in terra francese commette omicidi e rapine senza tregua. Nel dicembre 1926 un suo complice si uccise e molti per errore diedero in Italia la notizia che l’uomo morto era Pollastri. Invece il criminale continua la sua vita in Francia. Nello stesso momento anche Girardengo si trova in Francia per partecipare alla corsa dei sei giorni.  Il bandito più ricercato d’Italia chiama con un tipico fischio delle loro parti il  suo vecchio amico. Dopo la gara i due si incontrano e iniziano a parlare, in particolare modo Girardengo rimase scioccato dalle parole del suo amico Sante che gli rivelò tutte la malefatte compiute.

Il campione al ritorno in Italia avvisò immediatamente la polizia. Pollastri fu arrestato in Francia nel 1927 dopo mesi di ricerche e al processo intervenne anche Girardengo. Il tutto si concluse con la condanna a trenta anni di reclusione, tuttavia ebbe la grazia dal presidente della Repubblica Giovanni Gronchi nel 1959 poiché durante la seconda guerra mondiale aveva sedato una rivolta contro le guardie carcerarie. La carriera ciclistica  di Girardengo terminò nel 1936 e di lui rimarranno nella memoria le sue numerose vittorie. Successivamente diventò anche allenatore della nazionale e morirà nel 1978. Nel 1979 morirà anche Pollastri, a Novi Ligure dove aveva cominciato l’attività di commerciante ambulante notturno.

La scoperta di De Gregori

La storia dell’amicizia tra il campione e il ladro che terrorizzò il nord Italia per molti anni è rimasta ignota anche tra gli stessi appassionati. La gente infatti ha scoperto questo legame tra Girardengo e Pollastri grazie a Francesco De Gregori.  Il popolare cantautore ad inizio anni 90  inizia a pubblicare vari album live come Catcher in the Sky, Niente da capire e Musica leggera. Nel 1993 De Gregori è in tour in tutta Italia. Nel corso di questa tournée il fratello Luigi gli fa vedere un pezzo scritto da lui e il titolo si chiama non a caso “Il bandito e il campione”. De Gregori viene colpito dal pezzo che ripercorre tutta la storia di Girardengo e Pollastri: la loro infanzia, la loro diversa vita e infine si arriva all’arresto del criminale. In realtà con questa canzone il cantautore vorrebbe lanciare la carriera del fratello, ma invece sarà l’ennessimo successo nella carriera di De Gregori. Verrà poi tratto un album omonimo “Il bandito e il campione” che risulterà tra i dieci album più venduti del 1993.  

 

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Pubblicato da Christian Scala

Romano, diplomato al liceo linguistico Hegel, frequenta il corso di Scienze della Comunicazione all'Università Roma tre. Grande passione per il ciclismo e appassionato di calcio, ha collaborato con Centro Mare Radio e attualmente scrive per Torremare e L'ortica, due riviste online.