La squadra del pueblo: il Rayo Vallecano

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Madrid è a tutti gli effetti da qualche anno la capitale del calcio. Nelle ultime stagioni per ben due volte il derby è stato l’epilogo della Champions League (record incontrastato). Nessuna città europea infatti ha mai avuto l’onore di veder scendere nella finale della massima competizione contemporaneamente in campo due squadre della propria area comunale. Anche quest’anno, il calcio madrileno si è mantenuto sul gradino più alto europeo: il Real Madrid ha battuto il Liverpool nella finale di Champions League giocata a Kiev in un match senza storia terminato 3-1 e condizionato dalla brutta prestazione del portiere Karius.

Inoltre è stata la tredicesima affermazione delle Merengues in Coppa Campioni, quasi il doppio delle coppe vinte dalla seconda squadra più vincente il Milan con 7 Champions League all’attivo. Anche la seconda metà di Madrid ha festeggiato un trofeo europeo. Dopo essere retrocesso dalla Champions League all’Europa League l’Atletico è andato a vincere il secondo torneo continentale per la seconda volta nella sua storia battendo nella finale di Lione i francesi dell’Olimpique Marseille.

La terza piazza di Madrid che ha esultato: il Rayo Vallecano

Il Rayo è una squadra dalla storia originale che ha avuto modo di festeggiare il ritorno in Liga dopo due anni. La terza squadra di Madrid ha sede nel quartiere più popolare della capitale spagnola, barrio Vallecas, una zona caratterizzata per essere quella con il reddito pro capite minore, ma anche per l’impegno sociale dei suoi abitanti. Scendendo con la metro a Vallecas sembra quasi di non essere a Madrid.

La capitale spagnola è contraddistinta per un architettura in cui l’antico (poco a dire il vero) si fonde con il moderno. Passeggiare sulla Gran Via non è dissimile da farlo a Times Square, basta alzare gli occhi al cielo e si possono vedere insegne luminose al led che sponsorizzano i marchi più importanti. I teatri in stile Broadway che ormai da più di un anno registrano il tutto esaurito con opere come The Lion King, il palazzo della Schweeps che troneggia alle spalle della statua di Chervantes a Plaza de Espana. Barrio Vallecas, invece, ha tutte le caratteristiche del quartiere popolare con colori tendenti al grigio e palazzoni decadenti.

Il Rayo e tutto ciò che ruota intorno alla squadra è il cuore pulsante del quartiere. Passeggiando intorno allo stadio “Campo da Futbol de Vallecas” (15.000 posti) si può notare come la struttura non sembri rispettare i parametri standard della Liga: è stata, infatti, imbrattata da writers ed è fatiscente, tuttavia quando si arriva al gate 1 si entra nella storia del Rayo Vallecano. I murales non sono più scomposti e troneggia il dipinto dell’ex portiere della squadra Wilfred Agbonavbare. Una storia tristissima la sua: morto a 48 anni, povero, dopo aver speso i soldi di una vita professionistica per curare la moglie, anche lei morta di cancro. Amato dagli abitanti di Vallecas perché come loro anche lui si era rimboccato le maniche (tanto da diventare un facchino all’aeroporto di Madrid per guadagnarsi i soldi che gli consentivano di vivere), con la nazionale nigeriana aveva anche vinto una Coppa d’Africa nel 1994 e che viene citato in una canzone di Elio e le Storie Tese: “Se Agbonavbaré difenderà la propria porta nei mondiali di calcio americani, forse la Nigeria vincerà questi famosi campionati di calcio mondiali americani.” Alla sua morte, il popolo del barrio fu fautore di un bellissimo gesto di solidarietà, comprando i biglietti aerei ai figli che così dalla Nigeria poterono arrivare a Madrid.

Il particolare stadio

 

Un’altra peculiarità che sicuramente colpisce chi si reca nella zona dello stadio è relativa al negozio tematico, su Avenida de la Albufera. Se al Santiago Bernabeu o al Wanda Metropolitano si possono osservare enormi shop a tema, per entrare in quello del Rayo Vallecano bisogna percorrere delle scale adiacenti lo stadio e suonare alla porta. Il negozio è infatti chiuso all’esterno ma dopo aver suonato vi verrà aperto e sarete dentro ad un piccolo store grande circa quanto il salone di una casa di medie dimensioni italiane. Recandovi all’ingresso del Campo de Futbol de Vallecas non troverete le indicazioni per il tour interno alla struttura, però troverete i cancelli aperti. Questo perché all’interno dell stadio nelle palestre vengono fatte a prezzi modici attività sportive per i ragazzi del barrio, in particolare corsi di pugilato e di scacchi. Anche lo stadio, nonostante non sia ovviamente il più bello di Madrid, ha una storia fatta di successi: per esempio anche i Queen nel 1986 vi hanno suonato o i Metallica nel 1992.

Il gruppo più caldo dei tifosi del Rayo Vallecano viene chiamato Bukaneros e si possono riconoscere per le bandiere con il Jolly Roger che sono soliti portare allo stadio durante le partite dei loro beniamini. I tifosi rayisti hanno un credo politico totalmente diverso da quelli del Real o dell’Atletico. Se infatti le tifoserie organizzate delle prime due squadre di Madrid hanno simpatie destrorse (a volte culminate nell’esposizione di simboli franchisti durante le partite), quelli del Rayo Vallecano credono invece fermamente nei valori anti fascisti e slogan relativi al loro pensiero politico capeggiano sulla struttura dello stadio.

La struttura societaria

L’essere squadra del popolo si sublima anche a livello societario. Il Rayo Vallecano infatti non acquista giocatori ma è una squadra che vive di prestiti (pochi), del rilancio di giocatori svincolati, ma soprattutto del proprio settore giovanile avendo infatti un’ottima rete di scout presente su tutto il territorio della Comunità Autonoma di Madrid e che ha portato a veri e propri miracoli sportivi. Se non bastasse con questo presupposto già il semplice competere in Liga, nell’annata 2000-01 i bianco rossi sono arrivati a giocarsi addirittura il quarto di finale di Coppa Uefa perso contro l’altra favola di quella competizione, il Deportivo Alaves finalista perdente contro il Liverpool. Anche quest’anno prima dell’inizio della stagione, verrà organizzata intorno allo stadio una guerra di gavettoni dove, se vorranno, anche i giocatori potranno partecipare perché a Vallecas, a differenza degli altri club di Madrid, non ci sono super star, ma uomini con la voglia di rendere grande il proprio quartiere.

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Pubblicato da Flavio Sarrocco

Nato nel 1987, diplomato al Liceo Classico Plauto , si è laureato in giurisprudenza all'università LUMSA. Grande appassionato di sport, sia di massa (calcio, basket) che di nicchia (futsal, hockey su ghiaccio). Già durante il periodo accademico scrive per il giornale dell'ateneo romano. Diventa poi autore e conduttore radiofonico per il programma Ogni Maledetto Giovedì, in onda per tre anni su RadioOrvietoWeb. Inizia nel 2013 il percorso per diventare giornalista pubblicista nella redazione Fanner, prendendo dimestichezza con le telecronache. Raggiunto il traguardo dell'iscrizione all'albo diventa Addetto Stampa e Dirigente della Società Sportiva Spinaceto70. Continua a scrivere di sport per il settimanale online Mediapolitika e partecipa per un anno costantemente al programma Diretta Sport su Centro Suono Sport, commentando ogni settimana la Domenica calcistica e la finale di Champions League e le partite degli Europei 2016.