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Quando si lavora in una squadra, la problematica principale per un tecnico è la gestione, non solo dei membri del gruppo ma anche delle varie figure professionali che appartengono al sistema sportivo e interagiscono all’interno della società (dirigente, preparatore atletico, fisioterapista e così via). Saper lavorare in sinergia diventa l’elemento discriminante tra una società che riesce a raggiungere gli obiettivi prefissati ed una società che non funziona come vorrebbe, perdendo componenti strada facendo.
Il clima positivo e la coesione sono condizioni che dovrebbero essere presenti sia tra gli atleti all’interno del campo da gioco, sia nei rapporti con le figure societarie. Ricordiamo infatti che il benessere dell’atleta e la serenità che può derivare da un contesto sportivo positivo sono alla base di una buona performance.
Gli strumenti per poter lavorare adeguatamente in sinergia con il gruppo sono numerosi ma oggi approfondiremo gli aspetti più significativi per un tecnico che si approccia ad allenare una squadra.
Sinergia: comunicare in modo funzionale con il singolo atleta e con il gruppo squadra
Sinergia è utilizzare una tipologia di linguaggio adeguata al momento, variando se si tratta dell’allenamento, del pre-partita, del time out e così via. Adeguata alla persona che ci troviamo di fronte, perché non si può pensare di rivolgersi a tutti nello stesso modo ma bisogna considerare la soggettività e la personalità del singolo atleta.
Come farlo?
Attraverso l’utilizzo di feedback costruttivi che pongono l’attenzione su ciò che l’atleta sa fare e ciò che deve migliorare, senza sottolineare quello che sbaglia o che non è in grado di fare. Ogni volta che si deve fare una critica si consiglia di farla sempre in senso positivo (“Dovresti fare..” invece di “Non dovresti fare..”) o eventualmente di inserirla in posizione centrale tra due commenti positivi e incoraggianti (tecnica del sandwich). Bisogna quindi dare FEEDback non FISHback (=pesce in faccia, ovvero critica disfunzionale).
Motivare costantemente il singolo atleta e la squadra
Innanzitutto, anche nel contesto agonistico, non si deve perdere di vista la componente piacevole dello sport, il divertimento, la motivazione primaria che ha spinto tutti i giovani atleti a praticare un’attività rispetto ad un’altra. In seguito, è importante alimentare la motivazione all’allenamento, e quindi all’impegno e al sacrificio.
Come farlo?
Attraverso la pianificazione di obiettivi: comuni, quindi condivisi da tutti i membri del gruppo; individuali, ovvero personalizzati per ogni atleta in base alle proprie esigenze e caratteristiche. In questo modo ogni atleta è concentrato su un obiettivo personale, di solito il miglioramento di un gesto tecnico specifico in cui è carente. Il gruppo è spinto alla cooperazione per raggiungere l’obiettivo condiviso, di solito la promozione in una categoria superiore.
Esercitare una leadership adeguata al gruppo che si gestisce
La capacità di relazionarsi in modo adeguato con il singolo atleta e con l’intera squadra è una delle competenze più importanti che un tecnico dovrebbe possedere. Non esiste una tipologia di leadership “giusta” o “sbagliata” che deve essere utilizzata trasversalmente in ogni contesto ma esiste una tipologia, definita in psicologia dello sport, situazionale.
Cosa significa?
In base al momento sportivo che si sta vivendo e alla tipologia del gruppo che si ha davanti (giovane, amatoriale, adulto, professionistico e così via), si sceglie di volta in volta l’approccio che può funzionare maggiormente, sia esso autocratico o democratico, adeguato a quella specifica situazione,
Valorizzare l’atleta e stimolarlo alla crescita sportiva e personale
È importante far sentire parte integrante del gruppo ogni singolo atleta, anche colui che non viene considerato all’interno del progetto come protagonista. Bisogna esser capaci di guidare e accompagnare i giovani atleti durante la loro maturazione in modo adeguato, attraverso la normazione e il rispetto delle regole, valide per tutti, e attraverso il riconoscimento dell’impegno e dei sacrifici che vengono compiuti per andare in palestra.
In conclusione, citando le parole della psicologa dello sport Daniela Tortorelli:
“Le risorse e il funzionamento di un gruppo dipendono dall’interazione efficace fra gli elementi che compongono una squadra. La squadra migliore non è certamente quella composta dai giocatori più competenti ma è quella che produce in un momento dato la migliore interazione tra tutte le sue componenti. Pertanto, anche se ogni allenatore per formare una squadra sceglierà i migliori giocatori (rispetto al budjet), il gruppo fornirà prestazioni ottimali solo se le abilità di ognuno si saranno integrate in modo efficace con quelle dei compagni, nel contesto in cui si esprimono.”
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