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La domenica è un giorno sacro, si sa. Si va a messa, ci si rilassa. Da circa un mese e mezzo però, le domeniche degli appassionati calcistici, sono contraddistinte dalle gesta sportive, che un calciatore sta compiendo. Parliamo di Krysztof Piatek, e se dobbiamo pronunciarlo bene, “Piontek”. Con 12 gol complessivi tra Campionato e Coppa Italia, il polacco ex Varsavia, ha già attirato su di sé tutti i riflettori. Come se colpito da un incantesimo, Piatek riesce a capitalizzare quasi tutte le occasioni da gol create dal Genoa da agosto ad oggi. L’uomo giusto al momento giusto dunque. Un po’ come Willie Beamen in “Ogni maledetta domenica”. Terzo quarter back, che prima dell’infortunio di Cap Rooney, non aveva mai disputato un minuto. Con la sua sfrontatezza e il suo talento, trascinerà i Miami Sharks ai playoff. Piatek e Beamen, sempre al posto giusto, nel momento giusto.
Chiamatemi col mio nome
Piatek in polacco vuol dire venerdì e ai tempi del Cracovia, il suo allenatore e i suoi compagni lo chiamavano “Bania”, testa in polacco. “Lo chiamavano in quel modo, perché era un gran colpitore di testa”, ammette Grzegorz, ex allenatore. Molto più classico l’appellativo di “Bomber”, datogli dai tifosi del Grifone appena arrivato a Genova. Eppure bomber, in polacco, significa “colui che spara” ed ecco perché ad ogni gol siglato, Piatek fa il gesto delle pistole che sparano.
Arrivato tra scetticismo e silenzio, l’attaccante classe ’95 è già diventato il miglior esordiente in Serie A per numeri di gol realizzati. Destro, sinistro, di testa, poco importa. Piatek segna in tutti i modi e lo fa con il cinismo dei grandi attaccanti. “La notte per addormentarmi sogno di segnare. La mattina quando mi alzo, quella voglia aumenta”.
Con queste parole rilasciate a giugno si potrebbe riassumere il polacco. Basta vederlo giocare per capire come il gol per questo ragazzo rappresenti una semplice ragione di vita. Il gol come ossessione, come mezzo per emergere, per sorprendere, per farsi largo in mezzo agli altri, ma anche ovviamente per divertirsi.
Piatek: dj del gol
“Krzysztof era il Dj dello spogliatoio, sia a fine allenamento che in hotel. Decideva lui la musica.” Se lo si osserva in campo, sembra infatti che scelga lui il tempo, il ritmo, il secondo esatto in cui scaraventare la palla in porta. Posato, tranquillo, il classico “bravo ragazzo.” Grzegorz lo descrive infatti come un ragazzo umile, sempre dedito al duro lavoro in campo per migliorarsi: “Era pronto sia fisicamente che mentalmente, un vincente. L’ho visto in ogni partita, ogni allenamento, ogni riscaldamento. Si è sempre migliorato”.
Con il suo primo stipendio, l’attaccante del Genoa compra una Skoda per poter anche viaggiare, essendo un amante dei viaggi. Fidanzato da molti anni non ama molto apparire fuori dal rettangolo verde ma all’interno lo fa eccome. I paragoni in patria con Lewandowski si sono sprecati ma a sentirlo, si ispira di più ad un altro mostro sacro: Harry Kane. E pensare che il Presidente del Genoa Preziosi decise di acquistarlo dopo dieci minuti di video, durante una cena di aragosta nella sua villa a Ibiza.
Preziosi ha già dichiarato che sarà difficile trattenere un giocatore che segna così tanto e sembra inevitabile cederlo a fine stagione, anche e soprattutto per una questione di bilanci. Piatek, intanto, continua a far esplodere i suoi colpi.
I am Willie Beamen
Esplosivo, impattante e a tratti esibizionistico è anche il montaggio che Oliver Stone utilizza in “Any given Sunday”. Attraverso le sue soggettive ci porta direttamente nel campo da football americano, con sequenze e ritmi altissimi e che però tengono incollati gli spettatori. Nella scena iniziale, durante un match degli Sharks, il quarter back simbolo del team, Caap Rooney (Dennis Quaid), si infortuna. Dalla panchina entra un giovane Jamie Foxx, che esordisce anche lui tra lo scetticismo generale e dando tra l’altro di stomaco dopo i primi palloni giocati.
A differenza di Piatek però, Willie impiega un pochino più tempo per imporsi. E diversamente dal bomber polacco, Beamen è il classico giocatore che si monta facilmente la testa. Dopo due/tre ottime prestazioni diventa l’uomo del momento.
Finisce su tutte le copertine delle riviste, incide persino un singolo hip-hop. È ambizioso, pretenzioso, incosciente come tanti. Stone ci mette davanti uno stereotipo del giovane atleta americano, a cavallo tra il vecchio e il nuovo secolo, specchio di un imminente cambiamento sociale e politico.
Lontani ma non troppo
Il “vecchio è forse rappresentato al meglio da un magistrale Al Pacino, nel film il coach Tony D’amato. Un po’ come Grzegorz per Piatek, D’amato cerca di spronare Beamen ma rimane ancorato a dei valori e a uno stile troppo impolverato e arcaico per poter ancora imporsi nello sport entertainment neo nascente. D’amato che nel film vivrà di contrasti (e di scelte difficili da fare), ha un rapporto odi et amo con Willie.
Quest’ultimo dovrà fare i conti con gli alti e i bassi, con vecchie relazioni, col successo quasi letale che non ammette errori ma che è pronto ad affossarti e a farti finire nel dimenticatoio in un attimo. Alla fine però Beamen e D’amato attueranno il più classico dei colpi di scena. Finiranno insieme nella squadra del Minnesota, dopo aver giocato alla morte l’ultima partita dei Playoff con Miami. Tutti ricordano la scena cult che precede quel match, dove Al Pacino interpreta un monologo motivazionale che carica la squadra, ancora oggi visto e rivisto su Youtube.
Non sembra invece burrascoso il rapporto nel Genoa tra Ballardini e Piatek. Il tecnico ha più volte dichiarato di voler far volare basso il suo attaccante che non ha ancora dimostrato nulla ma che deve fare ancora meglio per imporsi. Piatek è sembrato però dello stesso avviso e, ogni domenica, cerca di fare meglio della scorsa tra una doppietta e l’altra.
Underdog dei nostri tempi
Sia chiaro: la dimensione stereotipata e cinematografica di Beamen lo rendono molto diverso da Piatek. Uno è sfrontato, sicuro di sé; l’altro nella vita reale, è tranquillo, umile ma allo stesso tempo coraggioso e consapevole dei propri mezzi. Quello che unisce i due personaggi è il caso, il contesto e la circostanza. A giugno Piatek era stato sì presentato come un prospetto interessante, ma soprattutto come il vice di Lapadula. Anche Beaman, in passato giovane promessa del college, si ritrova da terza scelta a protagonista assoluto nel lungometraggio.
Le poche occasioni che i due hanno in comune rappresentano la loro svolta per la carriera. Il bigliettino da visita di Piatek non era così affatto male: 21 gol lo scorso anno. Si sa però che in Serie A è tutta un’altra storia. I due sembrano rappresentare degli underdog un po’ atipici e moderni. Due talentuosi atleti che riescono ad imporsi in poco tempo. La voglia di emergere, di diventare qualcuno, la fame del successo, guidano le loro gesta sul campo sportivo.
La domenica è soprattutto il “loro” giorno sacro. Dove la determinazione li fa rendere al meglio. Piatek è solo agli inizi ma ha già le attenzioni di molte squadre addosso e avrà come il personaggio del film, alti e bassi. Fin’ora però ha dimostrato, come il quarter back dei Miami Sharks, di saperci fare eccome. Piatek e Beamen: al posto giusto, ogni maledetta domenica.