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I 4 gol presi in terra di Spagna, o meglio, di Catalogna, visti i tempi che corrono, risuonano in casa Roma come una sentenza. Un boccone amaro da ingoiare, alla luce delle occasioni avute e dell’atteggiamento non irresistibile del Barcellona. Eppure il passivo così pesante rimediato al Camp Nou potrebbe aver rappresentato un duro contraccolpo psicologico per il prosieguo della stagione, confermato dalla debacle casalinga contro la Fiorentina. Così, provando ad entrare nel folle mondo di questa città e di questa tifoseria (dove il confine che separa l’esaltazione dalla depressione accarezza picchi di labilità estremi), analizziamo a mente fredda la sconfitta con i blaugrana, e il rush finale di stagione che attende la banda di Di Francesco, a partire dal ritorno di Champions League e il derby contro la Lazio.
La partita di andata
Valverde sorprende tutti: lascia fuori Dembele e schiera la sua squadra con un intelligente 4-4-2 per coprire le fasce, punto forte della Roma. Quest’ultima, dal canto suo, è costretta a rinunciare a Nainggolan e Cengiz Under, sostituiti da Pellegrini e Bruno Peres. L’inizio della Roma è incoraggiante, complice un Barcellona poco attento; un rigore solare negato a Dzeko nei primi minuti spiana la strada ai padroni di casa, che aiutati dalla fortuna nell’occasione dell’autogol di De Rossi, passano in vantaggio. Il secondo tempo, nonostante alcune buone chances, ottimizzate solo dal gol, neanche a dirlo, di Edin Dzeko, è un’autentica sofferenza per i giallorossi: prima colpiti sfortunatamente da un altro autogol (questa volta di Manolas), poi dalle definitive reti di Pique e Suarez per il 4 a 1 finale.
Mes que un Club e un divario al momento incolmabile per la Roma
Un azionato popolare di oltre 200.000 soci, una cantera invidiata dal mondo intero, una società intrisa di storia e identità sociale. Mes que un Club è il motto che recita ogni sostenitore blaugrana e che rende speciale questa squadra. In casa, un solo gol subito nella massima competizione europea in questa stagione prima della rete di Dzeko, e 7 nella Liga spagnola. 37 partite senza perdere
in campionato, ad un passo dal record della Real Sociedad del 1980 (record poi agguantato sabato, ndr). Dinanzi a questi numeri fantascientifici e ad un Camp Nou gremito in ogni ordine di posto, i giallorossi hanno provato a mettere in difficoltà il Barcellona, ma il divario tecnico abissale e l’imprecisione sotto porta, oltre ad alcuni importanti errori arbitrali, hanno condannato la Roma al 4-1 finale. Il ritorno, a meno di grosse sorprese, sarà una pura formalità per Messi e compagni. L’impressione è che si sia fatto il massimo, e forse anche qualcosina in più. Al momento la Roma, sia dal punto di vista tecnico che economico, non può in alcun modo competere con le Big d’Europa, ma essere lì rappresenta sicuramente il viatico migliore da cui partire e costruire in vista del futuro. Monchi è avvisato.
Dal paradiso all’inferno, il passo è breve
Come accennato all’inizio, la linea sottile tra esaltazione e depressione che travolge come un fiume in piena questa città, è un’arma a doppio taglio. La Roma deve ora avere la personalità di isolarsi e concentrarsi su sé stessa, senza farsi travolgere dalle critiche dopo la settimana negativa. L’euforia pre-Barcellona, con una classifica in campionato che era tornata
a sorridere ai colori giallorossi, si è trasformata, nell’arco di nemmeno sette giorni, in avvilimento e preoccupazione. Un’espressione di gioco che fatica a dare frutti positivi, con la Roma stretta tra due fuochi: stasera la sfida all’Olimpico nel ritorno contro il Barcellona, domenica sera il derby con i cugini biancocelesti. Questa, partita fondamentale sia in chiave qualificazione alla prossima Champions League sia per determinare la momentanea supremazia cittadina. Un’altra settimana incandescente, dunque, attende la Roma, con la consapevolezza che il passo dal Paradiso all’Inferno è veramente breve, ma con una Curva Sud e un intero Stadio Olimpico pronto a sostenere la squadra. Perché, come recita il glorioso inno di Campo Testaccio, “ogni romano è n’bon tifoso e sa strillà”.