Dinastie NBA: i San Antonio Spurs

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Inizia oggi la nostra nuova rubrica dedicata alle migliori franchigie che hanno fatto la storia della palla a spicchi americana. L’appuntamento, che vi terrà compagnia una volta al mese, ha lo scopo di ripercorrere i campionati migliori di alcune squadre della NBA che sono state protagoniste di una delle leghe sportive più importanti al mondo. Partiamo con i San Antonio Spurs, celebri per aver conquistato 5 titoli NBA e aver avuto in campo, per 4 titoli su 5, un trio speciale come Duncan, Ginobili e Parker. Il motto

“Quando nulla sembra aiutare, torno indietro e guardo lo scalpellino che martella la sua roccia forse un centinaio di volte senza che si mostri nemmeno una crepa. Eppure al centounesimo colpo si spaccherà in due, e so che non è stato quel colpo a essere decisivo, ma tutti quelli dati in precedenza”. Jacob Riis

Il primo titolo: stagione 1998-1999

Dal 1973 al 1998, le stagioni degli speroni furono caratterizzate da alti e bassi. Provenienti dall’ABA (l’American Basketball Association fu un’importante lega professionistica di pallacanestro degli Stati Uniti d’America attiva tra il 1967 e il 1976 e rivale in quegli anni della NBA), con il nome di “Dallas Chaparrals”, gli Spurs all’arrivo nella National Basketball Association (nel 1976-77) furono guidati nei primi anni della loro carriera professionistica da George Gervin il quale non riuscì mai a portarli oltre le finali di conference. Una nuova era iniziò con gli arrivi prima di David Robinson e successivamente di Tim Duncan. Dal 1989, infatti, cambiò il destino dei texani. L’ammiraglio, scelto al draft del 1987 (e disponibile a giocare solo dopo aver completato la sua formazione in marina), riportò San Antonio ad essere una franchigia da playoff.

Mark Lennihan/AP

Nel 1997, dopo aver chiuso la stagione in maniera negativa, visti gli infortuni di Robinson e Sean Elliot (ottima seconda arma offensiva), selezionarono come prima scelta assoluta Tim Duncan. Alla prima stagione con la coppia DR e TD insieme, gli Spurs furono eliminati alle semifinali di conference dagli Utah Jazz i quali si fermarono solo davanti all’ultimo titolo vinto da Michael Jordan. Bastò una stagione per Popovich (capo allenatore dal 1996 degli speroni) per riuscire ad alzare il Larry O’Brien Trophy. La regular season del 1998-99, iniziata a febbraio per via di un lockout, vide San Antonio protagonista insieme agli Utah Jazz. Ai playoff nessuno riuscì ad arginare la coppia Duncan-Robinson. Gli Spurs infatti persero solo due gare (una al primo turno e l’altra in finale) per poi imporsi con un perentorio 4-1 contro i Knicks alle NBA Finals. Duncan fu eletto MVP e da lì in poi nulla fu più come prima per il team texano.

Il secondo titolo: stagione 2002-2003

Due sono gli eventi nevralgici che di fatto consegnarono ai San Antonio Spurs gli altri titoli NBA. Il primo avvenne durante l’estate del 1999 quando alla 57esima chiamata del draft R.C. Buford (allora assistente GM) scelse Emanuel Ginobili, guardia proveniente dall’Italia. Il secondo invece fu quando nel draft del 2001 gli speroni selezionarono, alla chiamata numero 28, la giovane promessa francesce Tony Parker. Dopo una cocente delusione nella stagione post-titolo, i San Antonio si devono confrontare con i primi rivali storici di quegli anni: i Los Angeles Lakers. Nei due anni successivi i texani dovettero alzare bandiera bianca contro il duo Bryant – O’Neal troppo forti anche per la coppia Duncan – Robinson. Gli Spurs, infatti, riuscirono a portare solo una vittoria a casa nelle due serie.

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La stagione 2002-2003 però è quella giusta. Ginobili fa il suo esordio ufficiale in NBA, Parker incomincia a essere un elemento importante al suo secondo anno. Il resto lo mettono Duncan e Robinson. Se l’ammiraglio è all’ultima corsa della sua carriera, Tim è in un momento d’oro. Ai playoff non ce n’è per nessuno. San Antonio elimina al primo turno Phoenix (4-2), poi si impone sui Lakers sempre per 4 a 2, nella finale della Western Conference elimina Dallas con Nowitzki e Nash e infine alla finalissima sconfigge i Nets sempre per 4 a 2 con Tim Duncan eletto MVP delle finali.

Il terzo titolo: stagione 2004-2005

Dopo due titoli vinti, una franchigia NBA incomincia a essere vista con più pressione del solito dai media internazionali e dai tifosi stessi che si aspettano ogni anno sempre di più. San Antonio incomincia a essere una delle realtà più importanti nel massimo campionato americano grazie anche all’affermazione tra i più grandi di Tim Duncan, non solo due volte campione ma anche MVP della regular season per due volte consecutive. La stagione 2003-2004 per gli Spurs parte positivamente. I texani chiudono con un record di 57 vittorie e 25 sconfitte che gli vale la terza posizione assoluta nella Western Conference. Ai playoff sono nuovamente i Los Angeles Lakers a fermare la corsa al terzo titolo. Negli annali gara 5 conclusa allo scadere: dopo il canestro del vantaggio di Duncan a 4 decimi dalla fine della partita, il tiro di Derek Fisher sancisce la vittoria del match e il successivo passaggio del turno nella partita successiva a O’Neal e compagni.

Nathaniel S. Butler /Getty Images

La stagione 2004-2005 vede il trasferimento di Shaquille O’Neal dai Lakers ai Miami Heat e il rafforzamento di squadre come i Phoenix Suns e i Dallas Mavericks. Gli Spurs rimangono al top della Western Conference e, con un organico confermato e rafforzato, rientrano nuovamente tra i favoriti alla vittoria finale. La cavalcata al terzo titolo è emozionante: eliminati i Nuggets e i Supersonics ai primi turni, San Antonio si impone sui rivali Suns per 4 a 1 e arriva a scontrarsi contro i Detroit Pistons, alla loro seconda finale consecutiva. Le NBA Finals del 2005 sono uno dei più bei scontri del campionato americano moderno. Gli Spurs sono guidati da Duncan, Ginobili e Parker, i Pistons da Billups, i fratelli Wallace e Hamilton. Ogni partita è al sangue, con difese aggressive e colpi artistici in attacco. In gara 5 Robert Horry infila una tripla che può valere una serie, ma Detroit non è dello stesso parere e con una performance di carattere forza la finale a gara 7. In una partita indelebile per i tifosi texani, solo l’ultimo quarto decreta il vincitore. Grazie a una fantastica prestazione di Ginobili e a un sontuoso Duncan (il quale vincerà il terzo titolo di MVP delle finali), gli Spurs si aggiudicano l’incontro per 81 a 74 conquistando il terzo titolo.

Il quarto titolo: stagione 2006-2007

Nella stagione post titolo, gli Spurs volano in regular season chiudendo al primo posto della Western Conference e dietro solo ai Pistons in tutta la NBA. Ai playoff però, nonostante i favori dei pronostici, sono costretti a fermarsi a gara 7 contro i Dallas Mavericks, fenomenali in post-season, e sconfitti solo dai Miami Heat alle finali NBA. Il quarto titolo però non tarda ad arrivare. La stagione 2006-2007 vede ancora la squadra di coach Popovich protagonista. Duncan, Ginobili e Parker sono i big-three per eccellenza e sono pronti per conquistare un nuovo stendardo all’AT&T Center.

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Nathaniel S. Butler /Getty Images

I rivali rimangono sempre gli stessi: Dallas Mavericks e Phoenix Suns. Dallas è in cerca di vendetta e del primo titolo, dopo essere uscita sconfitta alla scorsa finale NBA, i Suns invece vanno a caccia della prima finale con Nash. In post-season succede l’incredibile. I Mavs infatti, favoriti numeri 1, escono contro i Golden State Warriors di Baron Davis e la corsa alla finalissima è tra i San Antonio e la squadra di D’Antoni. Ci vorranno sei gare tirate per i texani per avere la meglio sui Suns. Superato quell’ostacolo, però, la strada è in discesa. Gli Spurs eliminano in finale di conference Utah e si impongono in finale contro i Cleveland Cavaliers di un sorprendente LeBron James. Le partite con i Cavs non hanno storia e in sole 4 gare, San Antonio conquista il quarto titolo con un Tony Parker infermabile che si aggiudica il premio di MVP delle Finali, primo giocatore d’area FIBA a vincere il titolo di MVP delle NBA Finals.

La quinta sinfonia: stagione 2013-2014

Dopo la conquista del quarto titolo, gli Spurs non riescono più ad accedere alle Finali NBA. Complice il ritorno dei Los Angeles Lakers (con l’acquisto di Pau Gasol e con un Kobe Bryant all’apice della sua carriera) e dei Boston Celtics (con il trio Allen – Garnett – Pierce), il primo titolo dei Mavericks e il trasferimento di LeBron dai Cavs a Miami hanno di fatto messo in secondo piano San Antonio, che rimane tra le migliori squadre ma non ha più l’organico così forte per arrivare fino in fondo. Coach Pop decide di ampliare il roster cercando pedine importante che possano dare profondità, punti e intelligenza anche dalla panchina. Arrivano sotto questo punto di vista il francese Boris Diaw e l’australiano Patty Mills; Popovich decide anche di sacrificare una pedina importante come George Hill per arrivare a prendere, attraverso uno scambio, la matricola Kawhi Leonard.

Kevin C. Cox/Getty Images

La stagione 2011-2012 e quella successiva, 2012-2013, sono state fondamentali per arrivare a conquistare il quinto titolo. Durante la regular season del lockout (11-12) gli Spurs fanno registrare il miglior record della lega e vincono agevolmente le prime due serie con i Jazz e i Clippers. In finale di conference sono costretti però a fermarsi di fronte agli Oklahoma City Thunder che con il trio Durant – Harden – Westbrook riescono fisicamente a mettere in grosse difficoltà la squadra di coach Popovich. OKC chiuderà la serie in 6 partite, fermando di fatto il ritorno di San Antonio. Nel 2012-2013, la squadra texana continua a rimanere tra le migliori squadre della lega chiudendo al secondo posto nella Western Conference. Gli Spurs vogliono tornare alla finalissima e dopo aver sconfitto Lakers, Warriors e Grizzlies conquistano la loro quinta finale della loro storia. Di fronte ci sono i Miami Heat di LeBron James, Dwyane Wade e Chris Bosh. Parker e compagni espugnano Miami in gara 1, gli Heat rispondono conquistando la vittoria in gara 4 all’AT&T Center. San Antonio ritrova la vittoria nella gara successiva e va vicinissima al titolo a gara 6, quando un tiro di Ray Allen a 5 secondi dalla fine impatta il risultato e porta Miami a vincere il supplementare e il successivo match decisivo, aggiudicandosi il titolo.

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ROBYN BECK/AFP via Getty Images

Nella stagione 2013-2014, San Antonio ha un solo obiettivo: vincere quello che ha perso in quella gara 5 alla AmericanAirlines Arena di Miami, proprio contro gli Heat. La squadra di Popovich, che ha acquistato Marco Belinelli durante l’estate, conquista il miglior record della NBA e mostra la forza dell’organico che ha a disposizione. Ciò che colpisce degli Spurs, in particolare, è il gioco di squadra, il trovare sempre la migliore soluzione in attacco nonostante i 24 secondi. Nessun protagonismo, nessuna smania di essere il migliore, semplicemente vincere tutti insieme. Ciò nonostante, i Dallas Mavericks affrontano, come ottava testa di serie, senza paura gli avversari costringendoli a una gara 7 da in-or-out. È il primo grande test della stagione per gli speroni, i quali però riescono a imporsi e a passare al turno successivo. Risolta la pratica Mavs, i Blazers di Lillard non sono un problema per Duncan e compagni che ritornano in finale di conference nuovamente contro OKC. Questa volta, però, i San Antonio giocano perfettamente lasciando solo due vittorie al team di Durant. L’obiettivo stagionale è quasi raggiunto e in finale ritrovano LeBron e i Miami Heat, proprio quello che volevano fin dall’inizio della regular season. Gli Spurs giocano un basket meraviglioso, “troppo” per ogni squadra che doveva affrontarli in quel momento. La finale si chiude sul 4 a 1. Nella serie, eccetto gara 2, non c’è storia: San Antonio domina dall’inizio alla fine con un Leonard ai limiti della perfezione, da gara 3 alla gara finale, che si aggiudica il titolo di MVP delle Finali.

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Pubblicato da Sergio Pannocchia

Laureato in "Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo" alla Sapienza, è giornalista pubblicista dal 2018. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche nel corso degli anni e fatto esperienza come ufficio stampa nell'Uisp Nazionale. Da sempre è innamorato dello sport, in particolare della NBA con cui ha un rapporto speciale dal 14 giugno 1998.