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La squadra di proprietà di Tony Parker (e allenata da suo fratello TJ) è una delle realtà emergenti più intriganti dell’Eurolega, tanto che l’ottenimento della licenza pluriennale dall’ECA (favorito ulteriormente dal progetto di un nuovo palazzetto da 15.000 posti) sembra essere ad un passo. Ci sono poi i risultati in campo i quali, per una società dalla storia recente come l’ASVEL, non sono affatto da sottovalutare: 9 vittorie su 23 round, inclusi scalpi eccellenti contro Barça, Maccabi e Olympiacos.
Up: fisicità di alto livello e arrendersi mai
Ciò che impressiona dell’ASVEL è la stazza con pochi eguali in Eurolega. Basta guardare il reparto lunghi composto da Yabusele, Noua, Bako, Hayes e Fall: tutti giocatori verticali, fisici, muscolosi e allo stesso tempo versatili (ad esempio, i primi due non tentennano quando c’è da tirare da tre punti) e dai buoni polpastrelli. Poi ci sono Kahudi e Howard, principalmente dei 3&D (l’americano è 2° per % da 3 punti nella competizione, 57.5% alle spalle solo di Kuric del Barça) solidi e molto concreti, accanto a un backcourt che alterna esperienza (Diot e Lacombe) a gioventù (Walton Jr. e soprattutto l’intrigante classe 2002 Matthew Strazel). Non saranno i più spettacolari ma almeno in termini di centimetri e muscoli i francesi possono dire la loro.
A supporto di questo roster lungo e profondo ci sono due leader veri come Lighty e Cole, in grado di prendersi responsabilità in 1vs1 nei momenti più importanti e di remunerare gli sforzi nella propria metà campo dei compagni. Perché l’ASVEL, similmente ad una squadra opposta per caratteristiche come l’ALBA, non molla veramente mai tra cambi difensivi, aiuti, tagliafuori e movimenti in attacco. Proprio dalla difesa (sono comunque decimi per efficienza) contro squadre che li prendono sottogamba, i francesi trovano la miccia per scatenarsi in transizione e punire gli avversari. In poche parole, le big devono fare attenzione a non “perdere” punti contro di loro.
Down: attacco macchinoso e scarso talento complessivo
Proprio come l’ALBA Berlino, la formazione di coach TJ Parker ha poco talento diffuso tra i vari portatori di palla. Escludendo Lighty e Cole, gli altri giocatori in grado di creare costantemente dal palleggio sono Yabusele (capitalizzando il suo notevole tonnellaggio), Fall (lungo di 218 cm con mani educatissime e una delle sorprese della stagione) e ogni tanto Strazel e Diot. Per il resto, quando il motore dei francesi non gira, trovare il fondo della retina, specie attaccando a metà campo, diventa molto complicato (sono terzultimi per efficienza offensiva, 108.9 punti segnati su una base egualitaria di 100 possessi, meglio solo di ALBA e Khimki).
Queste difficoltà sono testimoniate anche dallo sproposito di palle perse commesse (14.7, un decimale dietro le peggiori ALBA e Barça). Essendo una società in forte crescita ma solo agli albori della sua avventura in Eurolega, l’ASVEL deve ancora compiere il salto di qualità in termini di talento diffuso e costruzione di una cultura vincente. Perciò, non v’è da restare troppo sorpresi quando si leggono nomi non altisonanti a roster. Il presente per loro è “solo” un solido fondamento per un futuro (che sperano) radioso.
Player Focus: David Lighty
In un gruppo così variegato quanto acerbo a questo livello, David Lighty si sta confermando (assieme a Cole) il leader dell’ASVEL Villeurbane. Gran scorer (11.2 punti segnati a partita), l’americano classe 1988 visto in Italia tra Cantù, Cremona, Trento e Sassari sta dimostrando da un paio di anni di essere un esterno solido ed efficace. In attacco, sfruttando i 195 cm di altezza e una possente parte superiore del corpo, ama andare in post-basso per tirare in fade-away o in avvicinamento e per riaprire verso i compagni. Dal suo 1vs1 e dal pick and roll con Norris Cole da palleggiatore nascono la stragrande maggioranza dei canestri francesi.
Per quanto riguarda il rendimento nella propria metà campo, Lighty è un eccellente difensore sulla palla, permettendo all’ASVEL di cambiare senza subire missmatch troppo sfavorevoli. Insomma, si parla di una delle poche costanti del giovane roster a disposizione di coach TJ Parker.
Il punto debole più rilevante di Lighty è racchiuso nella sua carta d’identità, in particolare sotto la voce “data di nascita”: difatti, a 32 anni suonati i margini di miglioramenti di questo giocatore sono piuttosto limitati e questo livello raggiunto con i lionesi sembra il massimo a cui possa aspirare d’ora in avanti. Altro punto da migliorare, specie ora che l’atletismo dei tempi migliori sta pian piano svanendo, il tiro da tre punti: come percentuale di realizzazione è solo al 32.6% su 2 tentativi a partita e in generale prende con poca sicurezza la conclusione in catch and shoot. Per restare in Eurolega anche in futuro, Lighty dovrà certamente adeguare il suo gioco e lavorare su questo aspetto.