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Messa alle spalle un’estate dai grandi addii, in pochi avrebbero scommesso ancora sul “nuovo” Fenerbahce. Tuttavia, grazie allo splendido lavoro del debuttante coach nella competizione, Igor Kokoshkov, i turchi sono ancora lì, al 6° (parzialmente veritiero) posto. Hanno mietuto vittime illustri come Efes e Maccabi, e propongono un gioco che va ben oltre l’asse portante De Colo-Vesely.
Up: Difesa eccezionale e la migliore percentuale da tre punti
Il rendimento positivo del Fenerbahce durante queste prime 6 partite è frutto principalmente di una difesa sensazionale, seconda in Eurolega solo a quella del Baskonia per efficienza (102.7 punti subiti su 100 possessi). Tanti meriti per questo dato, oltre al già citato Kokoshkov, sono da destinare alle ali Ulanovas, Eddie, Pierre e Vesely: la loro abilità di poter marcare potenzialmente dall’1 al 5 vanifica la pericolosità dei pick and roll avversari. Da sottolineare anche i rendimenti sufficienti nella propria metà di Lorenzo Brown e Nando De Colo, due che non fanno della difesa la propria specialità, ma che in un sistema così oliato riescono a nascondere i propri difetti.
Sbirciando tra le varie statistiche, si resta sorpresi anche del fatto che il Fenerbahce sia il collettivo con la miglior percentuale nel tiro da tre punti (42%), frutto della mano di alcuni specialisti (Dixon 55%, Eddie 56.5%, Ulanovas 43.8%) e del giro di palla innescato dal pick and roll Brown/De Colo-Vesely. Mantenere queste cifre sarà complicato ma avere dei tiratori così pericolosi può dare una mano a un attacco turco che alterna belle azioni corali a 1vs1 farraginosi.
Down: fluidità offensiva da mettere a punto e rendimento altalenante degli esterni
Su cosa deve lavorare coach Kokoshkov è difatti proprio l’attacco, metà campo in cui il Fenerbahce è quart’ultimo per efficienza. De Colo e Brown sono due buoni creatori dal palleggio, ma ad una sufficiente quantità di assist (4.2 per il francese, 4.3 per l’americano) oppongono una miriade di palle perse (rispettivamente 3.8 e 3) che fanno rimpiangere l’assenza di un play puro come Sloukas. Delle alternative alle due guardie titolari possono essere Ulanovas, ala capace di scaricare efficacemente il pallone da eventuali raddoppi in post-basso, e Barthel, lungo tedesco bravo a gestire i possessi dalla punta che però non ha ancora ingranato la marcia giusta. Anche dall’ex sassarese Pierre e dai suoi movimenti senza palla si può ottenere qualcosa in più di attacchi statici e poco dannosi per gli avversari.
Ciò che non sta rendendo efficienti De Colo e Brown è anche l’assenza di alternative valide nel backcourt nel lungo periodo. Bobby Dixon, ormai 37enne, ci ha abituato nelle ultime stagioni a poche luci (come quella accessa lo scorso giovedì a Tel Aviv) e tante ombre, specie nella metà campo difensiva, mentre Mahmutoglu, seppur sia un eccellente tiratore sugli scarichi, non è in grado di sostenere un attacco da Eurolega. L’assenza di Westermann, inoltre, sta complicando l’assunto e di conseguenza sarà necessario un maggior apporto dei vari Eddie, Pierre e Ulanovas per levare le castagne dal fuoco quando la palla scotterà di più.
Player Focus: Jan Vesely
A seguito dei guai fisici che lo hanno tormentato nell’ultimo periodo, Jan Vesely è tornato a essere un (se non il) punto di riferimento per il Fenerbahce: grazie a una versatilità difensiva e offensiva con pochissimi eguali in Europa, il ceco è il giocatore che coach Kokoshkov lascia di più sul parquet (sfiora i 30’ a partita).
In attacco è la sponda perfetta per tutti i palleggiatori (De Colo, Brown, Dixon, Ulanovas) che giocano il pick and roll con lui da bloccante: nella fase di taglio a canestro il ceco classe 1990 è uno dei migliori in Eurolega nel ribaltare la palla sul lato opposto o nel concludere al ferro in velocità, esaltando le sue sottovalutate doti da playmaker aggiunto. Anche le cifre (11.8 punti, 6.5 rimbalzi e 2.3 assist di media) sono lì a confermare un ritorno costante ad altissimi livelli.
In difesa, usufruendo di questa condizione fisica ottimale, Vesely è l’arma tattica più importante a disposizione di coach Kokoshkov: il mix tra i 213 cm di altezza, la velocità di piedi e il saper occupare sempre la posizione giusta anche in aiuto lo rende un rebus irrisolvibile per gli attacchi avversari. Quest’anno Vesely gioca anche da 4 accanto a Duvieriouglu o Hamilton, riesumando i tempi scintillanti in coppia con Udoh e confermando l’eccezionale compatibilità con qualunque compagno.
Quando si trova sul parquet assieme a un centro “puro”, tuttavia, il ceco strozza a volte le spaziature offensive per colpa del suo non ampio range di tiro. Anche la percentuale dalla lunetta (58.3% in stagione, 59.7% in carriera), decisiva per uno come lui che subisce molti contatti nei pressi del ferro, resta un difetto che limita un dominio potenzialmente ancor più devastante.