Euroleague 2020/21 – Una stagione che resterà nella storia

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Inutile quasi spiegare questo titolo. Così come il mondo intero, l’Euroleague non ha mai vissuto una stagione simile. A un calendario sempre più fitto, infatti, hanno fatto da contraltare le positività al COVID che a turno hanno colpito, chi più chi meno tutte le 18 squadre protagoniste. Tuttavia, nonostante questa variabile imprevedibile, la regular season 2020/21 è stata la più equilibrata di sempre, i playoff hanno tenuto incollato ai teleschermi tifosi da tutta Europa e la Final Four, certamente, non sarà da meno.

We felt devotion in the regular season

196 giorni. Così tanto è durato il lunghissimo viaggio nella stagione regolare 2020/21, dal 1 ottobre 2020 al 14 aprile 2021, giorno del recupero tra CSKA e Panathinaikos. Lo spauracchio COVID si è fatto notare sin dal terzo round quando il match Khimki-Zalgiris è stato rimandato di un giorno. Alla fine, i match rescheduled sono stati 19 (su 306 disputati), un numero tutto sommato gestibile e che non ha creato troppi problemi di calendario. Per tutte le squadre è stata un’autentica ammazzata: ad esempio, in quel lasso di tempo di 196 giorni, Milano ha giocato 62 partite (un match ogni poco più di tre giorni), il Barça addirittura 64.

Da programma ci sono stati 7 doppi turni ma tra rinvii e voli rimandati (come ad esempio il curioso caso di Milano bloccata a Madrid a gennaio per la bufera di neve), la fatica per le squadre si è prolungata anche nelle settimane con un solo impegno europeo.

Nonostante tutti questi fattori esterni, sul parquet lo spettacolo non è mancato. Aldilà del disastro targato Khimki, la qualità di questa Eurolega l’hanno data le squadre nei bassifondi della classifica, come Crvena Zvezda, Panathinaikos o ALBA Berlino. A mo’ di esempio, basta dire che i serbi hanno vinto a Madrid, i tedeschi a Mosca e i greci contro Milano (andata e ritorno) e Bayern. Per non parlare poi della fantastica lotta playoff, decisa dai successi in extremis dello Zenit e che ha reso vano l’inseguimento di Valencia, dello spettacolare Baskonia del nostro Polonara e dello Zalgiris.

We felt devotion in the playoff

Anche il viaggio nei playoff è stato purtroppo ostacolato dal maledetto virus, come testimoniato dal Fenerbahçe e dall’assenza (su tutte) di coach Kokoshkov in panchina. Il COVID ci ha privato di una serie che sarebbe stata altamente spettacolare, specie con Vesely al 100% e i roster al completo. Il 3-0 finale forse neanche ha reso onore alla grinta dei turchi nel cercare di arginare l’Armata Rossa. Certo, contro questi Clyburn, Hackett e Lundberg sarebbe stata tosta per chiunque.

Nelle altre tre serie, però, i colpi di scena si sono succeduti con un ritmo impressionante. L’Efes ha battuto un Real che definire stoico non rende l’idea. Dopo aver perso male le sfide iniziali a Istanbul, in gara 3 e 4 i madrileni sono riusciti a rimontare rispettivamente 17 e 16 punti e a portare la serie alla bella. In quell’occasione, però, Singleton ha sfoderato la miglior prestazione della carriera e ha messo un freno all’irruenza dei veterani Llull, Fernandez, Thompkins e della nuova gemma blanca, Usman Garuba.

Su Milano-Bayern si potrebbe scrivere un romanzo. Una serie fantastica, con i finali di gara 1, 4 e 5 letteralmente non adatti ai deboli di cuore. Ha vinto l’Olimpia meritatamente perché ha sbagliato di meno e perché oggettivamente ha un roster di tutt’altro livello rispetto a quello dei bavaresi.
Questi ultimi, comunque sia, hanno compiuto qualcosa di sportivamente storico e per rendercene conto basterà seguire la carriera futura (e anche passata) dei singoli giocatori ora al Bayern. È un peccato che il premio di allenatore dell’anno lo vincerà chi alzerà il trofeo a Colonia. Trinchieri, difatti, lo avrebbe meritato senza alcun tipo di discussione.

L’icona di gara 1 con il layup della vittoria di LeDay

Il Barcellona è andato a un jumper di Pangos al termine dei regolamentari di gara 2 dal finire sotto 2-0. E invece, grazie a uno straordinario Davies, è riuscito a tenersi a galla nelle prime 4 sfide per poi sfoderare tutto il proprio talento nel largo successo di Gara 5. Lo Zenit avrà dei rimpianti ma esce comunque tra gli applausi e con una wild-card quasi certa per la prossima stagione.

We’ll feel devotion in Cologne

I playoff ormai però fanno parte del passato. Ora è arrivato il momento di immergersi nell’evento clou, la ciliegina sulla torta della massima competizione europea per club: la Final Four di Colonia. Anche alla appariscente LANXESS Arena (la cui capienza massima sfiora i 20.000 spettatori), tuttavia, mancherà il pubblico, il vero simbolo della devotion tanto cara all’Eurolega. Sarebbe stato bello festeggiare la chiusura di una stagione così appassionante con il solito quadro sulle tribune affrescate dalle varie tifoserie.

Instagram: @lanxessarena

Anche da questo punto di vista l’annata è stata molto travagliata. Le squadre spagnole, ad esempio, non hanno mai avuto pubblico in tutte le proprie 17 gare casalinghe, eccetto le prime due sfide alla Fernando Buesa Arena di Vitoria. Al contrario, in Russia il CSKA Mosca è stato l’unico team ad aver avuto sempre un minimo di pubblico a supportare la truppa di Itoudis. Lo Zenit, invece, non ha avuto fan solo in un paio di occasioni, il Khimki in 4-5.

Comunque sia, mettendo da parte il rammarico per la scelta forse non ideale del luogo in cui giocare la Final Four (la Germania è da mesi una delle Nazioni più stringenti nei confronti degli stranieri in ingresso in terra teutonica), Barcellona, Milano, CSKA ed Efes sono pronte a regalare spettacolo.

C’è chi deve tenere fede a pronostici e investimenti faraonici, chi giocherà a cuor leggero per aver già raggiunto l’obiettivo europeo stagionale, chi si è rialzato dopo una stagione travagliata soprattutto fuori dal campo e chi ha ancora sullo stomaco l’interruzione della passata stagione.

Manca sempre meno, we’ll feel devotion again!

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Pubblicato da Matteo Puzzuoli

Classe 1999, autore presso "Lega Basket Serie A" e studente magistrale di "Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo" a La Sapienza di Roma. Appassionato di pallacanestro a 360 gradi, collabora anche per il sito overtimebasket.com