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Una vetta della classifica più che meritata e un organico profondo, dotato del giusto mix di gioventù ed esperienza. Questo Real Madrid fa dannatamente sul serio e vuole tornare sul trono d’Eurolega a quattro anni dal successo di Doncic e compagni di Belgrado.
Up: Gerarchie definite e mentalità vincente
I madrileni hanno il quinto miglior attacco (113.8 segnati su 100 possessi, comanda il Barcellona con 117.3) e soprattutto la miglior difesa d’Europa (solo 100.9 punti subiti su 100 possessi). Questo è merito soprattutto di Tavares ma non solo, visto che Yabusele è un’ala grande con eccezionale senso della posizione anche in aiuto e che Poirier ha il potere spesso di spaccare le partite sfruttando una maggiore esplosività e rapidità in contropiede dell’omologo capoverdiano.
Il Real è anche la 2ª squadra per assist distribuiti con 18.1 (alle spalle del Fenerbahçe con 18.7) e questo è merito principalmente di Heurtel (5 assist di media) – aggiunta fondamentale in attacco nella gestione del pick and roll – ma anche di Llull, Rudy e della sapiente qualità diffusa nel ribaltare il lato e cercare l’uomo libero. Insomma, la pallacanestro predicata da Pablo Laso da oltre un decennio al suo meglio. Avere queste gerarchie così definite e questi autentici fuoriclasse anche nel decidere le partite più equilibrate pone (in questo momento della stagione) il Real Madrid come principale candidato al titolo.
Down: Alcuni punti deboli difensivi e un Tavares altalenante
Se proprio bisogna trovare delle cose ancora da sistemare in questa squadra, si potrebbe sottolineare le lacune difensive – specialmente contro alcuni top team d’Europa – di Llull, Heurtel, Rudy, Randolph e Thompkins. Se i primi tre, come hanno dimostrato nel successo strepitoso in rimonta contro l’Olympiacos, sanno alzare l’asticella quando più conta, sugli altri (incluso anche un Deck non ancora al suo meglio) ci sono ancora dei dubbi. Entrambi sono reduci da un lungo stop per infortunio ma le lacune mostrate non fanno ben sperare coach Laso, soprattutto se Yabusele, Tavares e Poirier non dovessero essere disponibili per un motivo o per l’altro.
Proprio il gigante capoverdiano alterna prestazioni straordinarie a momenti della partita in cui diventa un “ingombro” in attacco, mentre nell’altra metà campo si “auto-elimina” spendendo falli. Nell’epoca post-Campazzo, probabilmente Tavares paga l’assenza di un handler che lo renda costantemente una minaccia offensiva. Ogni tanto Llull, Causeur ed Heurtel (decisamente un minus nell’altra metà campo) gli alzano qualche lob ma la mancanza di movimenti dalla media e di un tiro affidabile lo porta a volte a strozzare le spaziature. Vedremo se questo trend si confermerà anche nei momenti più caldi della stagione.
Player Focus: Guerschon Yabusele
Già entrare nell’orbita Blancos non è una cosa che capiti a tutti, figuriamoci prolungare un contratto per altri tre anni dopo appena una manciata di mesi dall’arrivo nel club. Guerschon Yabusele sembra avere tutte le caratteristiche per diventare il nuovo pilastro del Real Madrid, specie in un ruolo coperto così egregiamente negli ultimi anni dalla leggenda Felipe Reyes ma anche dal compagno Anthony Randolph.
Classe 1995 di 204 cm di altezza, il francese è cresciuto nelle giovanili di Roanne, prima di viaggiare tra Cina e soprattutto USA, dove gioca anche nei Boston Celtics per 74 partite. Poi, nel 2020 inizia la scalata all’Eurolega, completando una solida annata all’ASVEL da 11 punti e 4.2 rimbalzi di media e guadagnandosi la chiamata del Real. Ciò che ha sorpreso finora di Yabusele è il rapidissimo adattamento ad un sistema sì “libero” da troppi schemi come quello di Laso ma anche tutt’altro che semplice da gestire per tempi e letture.
Guerschon viene sempre cercato ad inizio partita, coinvolgendolo in post-basso (il suo sedere gli permette di prendere posizione profonda e di essere difficilmente arginabile dai pariruolo avversari) e anche nel tiro da oltre l’arco dei 6.75, specialità sempre più affinata negli anni e ora convertita nel 40.3% dei tentativi. In difesa poi è un vero mastino, oltre ad avere una rapidità di piedi davvero straordinaria per la taglia (frutto dei suoi lavori estivi e dell’esperienza del papà come istruttore di boxe), capacità che gli permette di cambiare sugli esterni con estrema facilità.
Ora il vero banco di prova saranno i playoff, quando il pallone peserà di più, gli avversari lo sfideranno al tiro e cercheranno di innervosirlo il più possibile (stile Mirotic, anche se il francese sembra avere un’altra attitudine). Solo il campo ci darà il verdetto ma il futuro di Guerschon Yabusele sembra davvero luminoso.