Euroleague 2020/21 – Team Focus: MTS Crvena Zvezda Belgrado, il manifesto della “classe operaia”

Crvena Zvezda

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Nonostante non siano i più spettacolari, i più glamour o i più talentuosi, i serbi della Crvena Zvezda sanno dire la loro anche in questa Eurolega sempre più competitiva. Certo, sono reduci da ben 9 sconfitte consecutive (avranno modo di rifarsi venerdì prossimo contro il Khimki), la classifica li vede al penultimo posto ma contro questa squadra gli avversari sanno di non potersi permettere nessun tipo di calo della concentrazione.

Up: la classe di Jordan Loyd e la grinta difensiva

Prima dello stop dovuto alla positività al COVID-19, Jordan Loyd era tra i candidati più autorevoli nella corsa al premio di MVP. Ora, causa anche il trend negativo della squadra, il suo nome ha sì perso quota per questa classifica ma ne ha guadagnata per alcune big d’Europa molta in vista della prossima annata. Autore di 17 punti (3° marcatore dell’Eurolega dietro James e Shved) e 3.1 assist di media, Loyd si è consacrato come faro della squadra, l’unico in grado di creare sempre il vantaggio in attacco con le sue iniziative personali. Aldilà delle 2.4 palle perse di media, numero comprensibile vista la mole di possessi da gestire, l’americano è un giocatore concreto (notevoli il 50% nel tiro dentro l’arco e il 91% dalla lunetta), ottimo difensore e con un senso del canestro che può far sognare in grande lui e chi se lo accaparrerà nella prossima estate.

Crvena Zvezda
Branko Lazic al tiro

Nonostante siano solo terzultimi per efficienza nella propria metà campo (118 punti subiti su 100 possessi, davanti solo a Valencia e Khimki), la Zvezda ha dei passaggi difensivi davvero di alto livello. Ciò è merito non tanto di un brillante atletismo quanto di una stazza fisica con pochi eguali. Basta guardare al carattere di specialisti come Dobric, Lazic, Davidovac, Jagodic-Kuridza, Uskokovic e Radanov, oltre a quello dei due americani Walden e Loyd: con questo orgoglio, i serbi sono sempre in grado di punire i cali di attenzione delle avversarie, rispecchiando la mentalità “operaia” e underdog del club. Ecco, il problema arriva quando chi sta di fronte non cede…

Down: attacco a tratti balbettante e break concessi agli avversari

Escluso Loyd, la Crvena Zvezda ha grosse difficoltà in attacco a smuovere le difese avversarie schierate a metà campo. L’addio di Johnny O’Bryant per motivi disciplinari, un ritmo bassissimo impresso alla partita (giocano 66.8 possessi di media, va più “piano” solo lo Zenit) l’arrivo in corsa in panchina di un deludente Dejan Radonjic hanno sortito uno sconvolgimento dei (comunque) fragili equilibri della squadra. Da quando l’intera squadra è stata colpita dal COVID-19 (inizio febbraio), il già acciaccato Walden ha peggiorato notevolmente il suo rendimento offensivo (soprattutto in termini di playmaking) e i vari Colom, Hall, Uskokovic o Davidovac non sono mai riusciti continuativamente questa lacuna. Nel reparto lunghi, Reath è ancora indisponibile mentre Nnoko è lontano parente da quello visto in passato all’ALBA Berlino. E i numeri sono lì a testimoniarlo: terzultimo attacco per efficienza (109.5 punti segnati su 100 possessi, meglio unicamente di Khimki e ALBA Berlino), ultimissimi per assist di media (14.4, il CSKA 17° è a 15.6) e percentuale di realizzazione da due punti (49%).

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Corey Walden al ferro

Un altro importante difetto della Stella Rossa sono i break concessi agli avversari, soprattutto quando l’attacco batte in testa. Ciò è accaduto in tutte le ultime sfide sia perse in volata (Zenit, Bayern, ASVEL, Fenerbahçe) che con un enorme svantaggio (Efes, Baskonia, Olympiacos): sebbene nell’arco dei 40 minuti è normale che il gap di talento venga a galla, sembra però che né Radonjic né le sue star siano spesso in grado di reagire (mentalmente)  l’ondata avversaria. Con i playoff ormai sfumati, la Zvezda dovrà recuperare la stabilità perduta in vista del futuro.

Player Focus: Ognjen Dobric

Tra i vari gladiatori su cui la Crvena Zvezda può fare affidamento, quello che esponenzialmente sta vedendo migliorare le proprie prestazioni e che dimostra più continuità di tutti è Ognjen Dobric. Classe 1994 e prodotto delle giovanili del club biancorosso, il serbo non ha mai abbandonato la “casa base” e ha dato un’accelerata alla sua crescita nell’ultimo paio di stagioni. Nato e famoso tuttora per le spiccate doti difensive, Dobric sfrutta le lunghe leve e i 200 cm di altezza per marcare dal playmaker all’ala piccola avversaria.

Ognjen Dobric
Ognjen Dobric al tiro

In attacco invece mostra tanti progressi quanti aspetti su cui lavorare: perfezionata l’arma del tiro da tre punti (l’ottimo 42.2% in stagione è frutto soprattutto di catch and shoot sugli scarichi), Dobric sta lentamente ampliando il bagaglio tecnico del suo gioco, rendendosi protagonista ogni tanto da palleggiatore nel pick and roll e manifestando un potenziale importante nonostante la squadra veda i playoff con il binocolo da anni. Giunto al turning point della carriera, il vero step successivo Ognjen lo farà solo se sarà in grado di rendersi pericoloso a 360° con la palla tra le mani e di mantenere queste percentuali da oltre l’arco.

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Pubblicato da Matteo Puzzuoli

Classe 1999, autore presso "Lega Basket Serie A" e studente magistrale di "Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo" a La Sapienza di Roma. Appassionato di pallacanestro a 360 gradi, collabora anche per il sito overtimebasket.com