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L’Olimpia Milano conquista il suo trentesimo scudetto battendo nelle LBA finals la Virtus Bologna per 4-3. I meneghini compiono così il secondo back to back della loro storia. Non riusciva loro dal 1987 quando c’era in panchina Dan Peterson. I milanesi hanno fatto subito valere il fattore campo, vincendo le prime due gare. A Bologna invece hanno perso entrambe le partite, forzando la Virtus a un doppio overtime in gara 4. I meneghini hanno poi conquistato il pivotal game, tornando a Bologna con il primo match point. Gara 6 è stato però un trionfo bianconero sul +19 finale. Si è così arrivati a Gara 7. L’ultimo atto della serie è stato un dominio milanese sin dal primo quarto chiuso 21-9. Analizziamo più nel dettaglio le cause del successo meneghino e della sconfitta bolognese.
Olimpia Milano
Gestione del ritmo e controllo dei rimbalzi
In una finale scudetto così equilibrata i dettagli possono fare la differenza. L’Olimpia ha sofferto particolarmente gli inizi decisi bolognesi, riuscendo poi a rientrare nel secondo quarto. All’intervallo, infatti, il margine tra le squadre è quasi sempre stato minimo, tranne in Gara 7. Decisivi per i successi meneghini sono stati i parziali nell’ultima frazione, come il 25-12 in Gara 1 e i break in Gara 2 e 5. Nel corso della serie l’Olimpia ha saputo cambiare il suo modo di giocare. Nelle prime quattro sfide le Scarpette Rosse hanno usato l’area per trovare comodi scarichi da fuori. In Gara 5 hanno invece preferito la soluzione nel pitturato alle triple (41-20). Nel sesto atto della serie le palle perse hanno condizionato l’esito del match. In Gara 7 gli errori però sono stati ridotti al minimo. Fattore decisivo è stata la lotta ai rimbalzi, vinta sempre dai milanesi, tranne in Gara 4.
Shields, l’estro di Napier e una buona organizzazione di squadra
In una serie scudetto molto lunga è fondamentale avere molte alternative. Protagonista assoluto delle Finals è stato Shields. Il numero 31 ha trascinato i suoi con penetrazioni e giocate decisive. Napier ha tirato male nella serie, 22/76 al tiro, trovando però le triple che hanno forzato la Virtus ai supplementari in Gara 4. Protagonista è stato anche Baron che ha saputo guidare Milano nei momenti di difficoltà. Hall con la sua energia ha messo in difficoltà la difesa virtussina. Fondamentale anche il lavoro di Melli sotto canestro, ben aiutato da Biligha in Gara 5. Decisive poi per il titolo le giocate dell’MVP di Gara 7 Datome. Insomma Milano ha vinto la serie, riuscendo a coinvolgere sui due lati del campo tutti i suoi giocatori, ad eccezione di Tonut.
Virtus Segafredo Bologna
Poca energia nei finali di gara e troppi errori dalla lunetta
Le Vunere hanno disputato quest’anno la stagione più lunga della loro storia (ben 83 partite), arrivando stanchi nei momenti cruciali della serie scudetto. I bolognesi hanno impostato il loro gioco su ritmi alti e tiri creati dal post basso. La strategia nel pitturato ha sempre ben funzionato per tre quarti di gara. Negli ultimi dieci minuti però la squadra di Scariolo non è quasi mai riuscita a mantenere la lucidità. I bianconeri hanno piú volte pagato gli errori dalla lunetta commessi nel quarto finale. L’assenza di concentrazione è parsa evidente in Gara 4, quando i bianconeri sono stati ripresi nel finale con un parziale avversario di 13-0. Copione simile in Gara 5 dove le Vunere hanno faticato in attacco. Teodosić, ha chiuso con 0 punti e Shengelia solo due punti. La Virtus ha poi vinto Gara 6, limitando gli errori, arrivando però stanca alla decisiva Gara 7.
Il “ritrovato” Mickey, Belinelli e l’energia di Cordinier ed Hackett. Assenti “ingiustificati” Teodosić e Shengelia
I protagonisti della serie scudetto virtussina sono stati Mickey, Belinelli, Cordinier ed Hackett. Dopo una stagione deludente Mickey è diventato protagonista nelle finals, tirando col 60% nel pitturato. Belinelli ha trascinato i suoi nei momenti complicati, prendendosi tutte le responsabilità. Le sue triple però non hanno sempre funzionato come in Gara 7 e l’attacco è stato troppo spesso ripetitivo. Ottimo anche l’impatto di Cordinier. Il francese ha duellato in difesa con Shields, sfruttando in attacco tutto il suo atletismo. Dopo essere mancato all’inizio della serie Hackett ha trascinato i suoi in Gara 3 e 6. Il play ha “reso la vita difficile” a Napier in post basso, trovando spesso dei vantaggi. Ai bolognesi è mancato però l’apporto di Shengelia e Teodosić (troppo discontinui), oltre che del supporting cast.
La finale scudetto da tutti auspicata si è conclusa con la vittoria milanese in Gara 7. La rivalità tra queste due squadre è oramai ai massimi storici, il loro scontro si riproporrà sicuramente anche l’anno prossimo. Resta da vedere quali protagonisti cambieranno, la presenza di Teodosić infatti rimane in forte dubbio, ma lo spettacolo non deluderà le attese. Non vediamo l’ora che inizi la nuova stagione per scoprire chi vincerà il prossimo scudetto!