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Mentre il calciomercato è appena iniziato, in Italia ci emozioniamo per un cavallo di ritorno che l’anno scorso ha avuto non poche difficoltà in Premier League, Lukaku. Nella nostra rubrica storica, vogliamo raccontarvi la calda estate del 1997, quando i migliori venivano a giocare in Italia e Massimo Moratti decise di portare il più forte dell’epoca all’Inter.
Il fenomeno e l’Inter
Luis Nazario de Lima, per tutti Ronaldo, per i suoi futuri tifosi il Fenomeno. Un giocatore indescrivibile. Il primo capace di andare al doppio della velocità degli avversari, combinando all’accelerazione una tecnica di base da numero uno del mondo. Il fenomeno giocava nel Barcellona, Moratti se ne innamorò e pagando 48 miliardi di lire (la clausola rescissoria), lo portò a San Siro. All’epoca fu l’acquisto più costoso della storia. Pochi mesi dopo, a Dicembre Ronnie fu incoronato miglior giocatore d’Europa vincendo il pallone d’oro. A fine anno vinse la Coppa UEFA con l’Inter (finale contro la Lazio), scappando con la sua progressione a Nesta e mettendo a sedere Marchegiani con un doppio passo, per poi entrare praticamente in porta con tutto il pallone.
Per lui però anche tante delusioni in maglia Inter. Tra queste vari infortuni ed un paio di scudetti, persi in modo rocambolesco contro la Juventus. Ronaldo non fu l’unico acuto dell’Inter, anzi per assurdo alla prima di campionato il fenomeno non prese le luci del palcoscenico che gli furono rubate da un giovane uruguaiano, spesso discontinuo, ma non in quell’occasione, Recoba. Il sudamericano risolse una gara difficile contro il Brescia con una doppietta, segnando anche da centrocampo. Oltre a questi grandissimi giocatori, i nerazzurri acquistarono una serie di protagonisti nel mondiale dell’estate ’98: West con la Nigeria, Moriero con l’Italia e Simeone con l’Argentina.

La Juventus
La Vecchia Signora provò a reggere il colpo, ma con acquisti mirati: c’era da rifondare l’attacco. I bianconeri infatti rinunciarono a Boksic, rispedito alla Lazio dopo un’annata non eccezionale causa infortuni, ma soprattutto fecero cassa vendendo Vieri all’Atletico Madrid. Si puntò su Fonseca che era in rottura con la Roma, ma che non ebbe gran successo e soprattutto sul capocannoniere della stagione precedente, il giovane Filippo Inzaghi. Niente quindi di trascendentale, ma abbastanza per rimanere campioni d’Italia. Anche se fin dal primo anno si capì che Inzaghi e Del Piero non erano due partner d’attacco che si sposavano bene, come poi avrebbero fatto in seguito il capitano della Juventus e Trezeguet.

Le disastrose scelte del Milan
Se la Juventus rispose all’Inter puntellando la rosa, il Milan sbaglio praticamente ogni scelta. E la classifica punirà questi demeriti relegando i rossoneri al decimo posto. Intanto ci furono un paio di cavalli di ritorno che non furono all’altezza delle loro stagioni precedenti. A partire dall’allenatore, Fabio Capello. Per arrivare ad una bandiera come Donadoni, che dopo degli anni nell’MLS non era più lo stesso giocatore. Anche i nuovi volti non entreranno mai nei cuori dei tifosi del Milan, Taibi in porta, Ziege in difesa, a centrocampo Ba e Leonardo ed in attacco Kluivert. Un mercato quello dell’estate 1997 che non scaldò la passione dei milanisti.
Le altre sorelle
Era l’epoca delle sette sorelle (quelle vere) e oltre alle tre del nord, anche le altre provarono a rendere competitivo il loro organico. La Roma scelse come allenatore l’ex Lazio Zeman. Il boemo accolto come un profeta sull’altra sponda del Tevere, fece subito capire quale era il suo credo. Fuori i giocatori poco atletici e dentro due giovani che sarebbero stati fondamentali per lo scudetto del 2001: a sinistra fu acquistato Candelà ed a destra Cafu. Il neo allenatore inoltre chiese un centrocampista bravo negli inserimenti ed una punta in grado di segnare con costanza. La dirigenza portò nella capitale quindi Di Francesco e Paulo Sergio.
La Lazio non stette a guardare e, volendo mantenere quanto meno il primato cittadino, fece una serie di colpi importanti come Cragnotti ci aveva abituato. In particolare arrivò Mancini dopo anni gloriosi alla Sampdoria. In mediana inoltre la squadra, ora allenata da Eriksson, si arricchì con Jugovic ed Almeyda.

Fu l’estate dei nuovi allenatori. Anche in riva all’Arno qualcosa cambiò con Malesani che predicava un calcio spettacolare e che si dovette accontentare di nomi di contorno, tra cui spicca quello di Morfeo. A Parma invece mosse i suoi primi passi Ancellotti ed anche per lui non ci furono grandi botti di mercato, ma qualche giovane di belle speranze come Fiore.
Le altre
Parlare di provinciali all’epoca è difficile pensando al calcio di oggi. Non era insolito infatti che giocatori di caratura internazionale si accasassero in squadre non di primissimo livello, pur di misurarsi con quello che all’epoca era il miglior campionato al mondo. Per esempio tra i grandi colpi, possiamo citare Klinsmann che tornava in Italia dopo l’esperienza all’Inter, per vestire, questa volta, la maglia della Sampdoria.
Ma il vero capolavoro lo fece il Bologna. Pur di avere continuità di gioco e per andare ai mondiali di Francia ’98 Roberto Baggio decise di andarsene dal Milan vista la difficoltà che aveva con Capello. I felsinei riuscirono ad acquistarlo, grazie anche alla sponsorizzazione forte della Granarolo, che ne fece il suo brand ambassador. L’Udinese portò in Italia un giovanissimo Jorgensen che aiutò con i suoi assist la coppia Bierhoff-Amoroso, diventando la vera squadra rivelazione del campionato, terminandolo al terzo posto.

Il Vicenza creò il tridente che bene figurò in Coppa delle Coppe Di Napoli, Luiso, Zauli e lanciò un giovane Ambrosini. Il Piacenza, squadra formata da tutti giocatori italiani, diede una chance a due veterani come Stroppa e soprattutto l’ex campione del mondo Vierchowod. Il Bari neopromosso firmò l’attaccante che portò per la prima volta nella sua storia il Sud Africa alla Coppa del Mondo, Masinga, ed anche un giovane Zambrotta (all’epoca ala offensiva).
Ed anche le squadre retrocesse provarono a rendere più difficile il risultato che il campo poi dimostrò. Il Napoli ultimo in campionato, aveva acquistato Protti che solo due stagioni prima, era stato capocannoniere in Serie A. Sfortunata la sua parentesi in Campania, con all’attivo solo quattro reti. Senza Inzaghi retrocedette anche l’Atalanta che lo aveva sostituito con Lucarelli. Il Brescia puntò su un attaccante che spaccava le porte nelle categorie inferiori e che poi avrebbe fatto bene anche con le Rondinelle, ma che non bastò a salvarle, come Hubner.
Insomma, un calciomercato davvero caldo, come ormai ce ne siamo dimenticati. Nella speranza prima o poi, di vedere un numero così alto di campioni, spostarsi in una sessione mercato nel Bel Paese, per renderlo nuovamente il campionato più bello del mondo.
Fonte immagine copertina: fcinternews.it