Napoli e la pallacanestro: storia di un declino annunciato

Approfondimento su Napoli

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Nel corso degli ultimi anni, il basket italiano ha dovuto fare i conti con fallimenti di piazze storiche della pallacanestro italiana: la Virtus Bologna, la Fortitudo Bologna, Treviso, Siena, Caserta, Napoli e molte altre. Tra tutte queste squadre, chi non è mai riuscita a tornare ai vertici è il team partenopeo.

Ultimo trionfo

19 Febbraio 2006, al PalaGalassi di Forlì si disputa la finale di  coppa Italia tra la Lottomatica Roma e Carpisa Napoli.  Le due squadre arrivano alla finale avendo eliminato nel turno precedente due squadre storiche. Roma ebbe la meglio sulla Montepaschi Siena che, in futuro,  darà il via alla sua epoca di trionfi; Napoli estromise invece la Benetton Treviso. La partita è combattuta e giocata bene da entrambe le squadre, per decidere la vincitrice non sono sufficienti i tempi regolamentari, cosi le due squadre vanno ai supplementari con il punteggio di 72-72.  I  tiri liberi  di Greer consentono a Napoli di vincere la coppa Italia con il punteggio di 85-83.

Il fallimento di Napoli

La stagione 2006-2007 iniziò per Napoli con una novità sul fronte sponsor: al posto di Carpisa, arrivò Eldo. Il 1 ottobre 2006, i partenopei persero al supercoppa italiana, battuti dai campioni d’Italia della Benetton Treviso.  In Eurolega, la squadra fu eliminata nella fase a gironi per differenza canestri,  mentre  per quanto riguarda le competizioni nazionali non si bissò il trionfo in coppa Italia poiché la Montepaschi Siena eliminò il sodalizio partenopeo ai quarti di finale. In campionato la squadra fu eliminata ai quarti di finale scudetto dalla Lottomatica Roma ma il peggio, per Napoli, doveva ancora arrivare. La stagione seguente fu diversa dalle altre, ben lontana dai primi posti. La Eldo Napoli, ancora allenata da Piero Bucchi, lottò per la salvezza e la stagione, nata sotto una cattiva stella, si concluse con un quattordicesimo posto finale.

A fine stagione coach Bucchi diede l’addio alla piazza partenopea dopo tre anni per accasarsi all’Olimpia Milano. Il suo posto fu preso da Maurizio Bartocci, già assistente allenatore di Bucchi. L’estate però, fu torrida. Cominciarono infatti a giungere i primi rumors di una situazione economica non rosea per la Eldo Napoli. Le notizie si rivelarono fondate quando la società fu esclusa a luglio dal campionato di A 2008-2009. Da quel momento, i giocatori abbandonarono la nave che affondava. L’unico acquisto fu quello del playmaker Nardi, proveniente da Montecatini. La società fece ricorso ma fu respinto, ponendo fine alla storia del basket a Napoli.

La falsa rinascita

L’illusione per Napoli arrivò con Gaetano Papalia che, da Rieti,  spostò la squadra a Napoli . Presentato come un progetto triennale, il nuovo proposito di rinascita partenopeo venne accolto con scetticismo dai tifosi napoletani, mentre fu inviso ai tifosi reatini poiché la scomparsa del basket a Rieti coincideva con una accurata scelta politica. Sia il presidente della FIP, Dino Meneghin, sia il presidente del  Coni Gianni Petrucci si espressero favorevolmente  a sostegno del ritorno di una piazza storica come Napoli in A.

In particolare Petrucci parlò di una scelta conveniente per il movimento del basket italiano, frase che irritò i tifosi di Rieti. I problemi iniziarono ben presto: gli stipendi non pagati portano i giocatori a svincolarsi, la squadra non vinse nemmeno una partita. Senza nemmeno più un giocatore, ogni volta che la squadra scende in campo non poteva far altro che presentarsi con gli under, provenienti da Rieti, Federico Pasquini era il coach. La situazione fu drammatica: Napoli perdeva partite con più di 70 punti di scarto, toccando il fondo con la débacle di Roma (138-37).  Gli addetti ai lavori invocavano l’esclusione dal campionato del team partenopeo, colpevole di falsificare il campionato. L’esclusione arriverà ad aprile, ponendo fine ad una delle vergogne più grandi del basket italiano.

Nuove delusioni

Dopo l’esclusione dal campionato, la Napoli cestistica spense i riflettori fino all’estate 2011  per volontà di Salvatore Calise, imprenditore audiovisivo. Nacque il Napoli basketball, nome scelto tramite sondaggio dai tifosi, a dimostrazione del fatto che la società voleva coinvolgere il più possibile i tifosi. La squadra viene ammessa al campionato di sviluppo 2011-12 attraverso una Wild Card. L’allenatore è Maurizio Bartocci. Il roster esalta i tifosi, arrivano solamente sette sconfitte,  il team conclude al primo posto con 54 punti, dodici in più di Ferentino.

Ai  playoff arriva però l’eliminazione in semifinale. Nell’estate 2012 la vicenda si tinge di un nuovo colpo di scena. Napoli si fonde con Sant’Antimo, ottenendo il diritto al partecipare al campionato di Legadue 2012-13. Il futuro designa un nuovo fallimento: dopo tre partite disputate a cui sono seguite altrettante sconfitte, la squadra viene esclusa dal campionato per irregolarità finanziarie.

La rinascita

Per la squadra allenata da Francesco Ponticiello finalmente arrivano delle soddisfazioni dopo anni di sofferenze. Il ritorno in A2 è difficile: prima una serie di infortuni, poi una serie di risultati negativi portano  la squadra a lottare per la salvezza. Gli addetti ai lavori  parlano del sodalizio partenopeo come un team ancora inadatto per un campionato complicato come l’A2. La squadra infatti conclude la stagione con la retrocessione ma, in estate, s’intravede la luce in fondo al tunnel. L’imprenditore Federico Grassi preleva il club da Ruggiero, con l’obiettivo di riportarlo ai fasti di un tempo. Finalmente, dopo anni di sofferenze, il basket a Napoli è tornato in mano ad una società seria, con programmazione ed entusiasmo. Un progetto ambizioso, per una città ambiziosa. Che merita ben altre categorie.

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Pubblicato da Christian Scala

Romano, diplomato al liceo linguistico Hegel, frequenta il corso di Scienze della Comunicazione all'Università Roma tre. Grande passione per il ciclismo e appassionato di calcio, ha collaborato con Centro Mare Radio e attualmente scrive per Torremare e L'ortica, due riviste online.