La Coppa FIRA, l’unica gioia dell’Italrugby

Approfondimento sulla coppa Fira

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Se c’è uno sport che in Italia è in crisi, quello è il rugby. Una decadenza costante che ha avuto inizio dieci anni fa, da allora molti cucchiai di legno e il rischio sempre più concreto di vedere esclusa la nostra nazionale dal Sei Nazioni. Ma nel 1997 l’Italia visse una delle poche gioie, la conquista della Coppa FIRA.

Momento storico

Nell’agosto 1995 fu deciso che il rugby a 15 dovesse essere riconosciuto come sport professionistico. Nello stesso periodo la FIRA (l’organo federale) stava organizzando  il campionato europeo per nazioni; la vincente avrebbe vinto la Coppa FIRA, in quella che sarebbe stata l’ultima edizione disputata. Questo avvenne anche perché con la nascita della Coppa del Mondo di rugby nel 1987, il torneo stava perdendo di interesse. Questo era composto da due gironi, ognuno da cinque squadre. Le vincenti dei due raggruppamenti si sarebbero contesi la coppa. Nel primo gruppo facevano parte Francia, Russia, Spagna, Marocco e Tunisia, mentre nel secondo vi erano Italia, Romania, Portogallo, Polonia e Belgio.

Avvio vincente

L’Italia iniziò il torneo il 21 ottobre 1995 contro la Romania. Fu un incontro senza storia che vide la nazionale azzurra, allenata dal francese Georges Coste, battere i rivali con il punteggio di 40-3. L’Italia giocò il torneo schierando a volte una squadra sperimentale o la nazionale militare, questo  avvenne perché il trofeo, diventato di minore importanza, era un’occasione per le squadre partecipanti di sperimentare le rose; tra queste anche la Francia sperimentò spesso la formazione.

La Romania comunque fu la grande rivale della formazione azzurra nel gruppo. A marzo del 1996 l’Italia vinse in Portogallo 3-64. Il torneo proseguiva e alcuni incontri erano validi anche per tornei minori, questo spiega perché partecipassero alla Coppa FIRA anche squadre non europee, come ad esempio le africane: Marocco e Tunisia inserite nel gruppo 1, quello della Francia. Altro motivo della presenza di squadre non europee nella competizione è che in quel periodo non vi era un torneo destinato alle squadre africane, cosa che avverrà solamente nel 2000.

La finale

La formazione allenata da Jean-Claude Skrela vinse tutte le partite disputate tra cui un 58-0 inflitto alla Tunisia il 16 marzo del 1996. Nello stesso mese ci fu lo scontro per il comando del gruppo in Spagna, anche in questa occasione i transalpini non delusero e vinsero 81-9, terminando il proprio girone in testa. Nel gruppo 2 l’Italia, battendo la Polonia, vince il suo gruppo. La finale Francia-Italia, programmata nel corso dei mesi successivi, slittò all’anno seguente per problemi organizzativi. Questo era un altro sintomo di come ormai il torneo organizzato dalla FIRA aveva perso di consensi.

La finale tra Francia e Italia si disputò il 22 marzo 1997 a Grenoble allo Stade Lesdiguières. I padroni di casa erano reduci dal grand slam al Cinque Nazioni, torneo dove avevano vinto tutte le partite disputate e anche per questo erano favoriti nei confronti della squadra allenata da Coste. Il tecnico della nazionale italiana era voglioso di vincere davanti al suo popolo, eppure l’inizio di partita fu agrodolce per gli azzurri. Ivan Francescato segnò una meta ma subito dopo abbandonò la partita per infortunio, mentre le altre mete furono segnate da Gardner, Croci e Vaccari, decisive per una storica vittoria dell’Italia con il punteggio di 40 a 32, e con il pubblico francese incredulo della sconfitta. Fu una vittoria che rimarrà negli annali del rugby e dello sport italiano. Nel 2000 poi gli azzurri furono chiamati a partecipare al Sei Nazioni.

Futuro nebuloso

Da quello storico trionfo l’Italia del rugby subì un forte calo. Le edizioni 2001 e 2002 del Sei Nazioni terminarono senza vittorie, stessa cosa successa in modo alterno negli anni seguenti. Questi furono risultati che portarono gli azzurri ad essere sempre sotto pressione. Una speranza di rinascita fu il terzo posto al Sei Nazioni del 2013, ma gli insuccessi continuarono e numerose volte l’italia conquistò il cucchiaio di legno. Gli azzurri non riuscirono più ad attuare un rugby adeguato agli avversari, più veloci e imprevedibili. Inoltre il mancato ricambio generazionale sta portando l’Italia ad un forte calo di risultati. Si spera che l’Italrugby torni a dimostrare la grinta persa negli anni, la stessa che ebbe Coste nel 1997 in quella storica giornata a Grenoble.

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Pubblicato da Christian Scala

Romano, diplomato al liceo linguistico Hegel, frequenta il corso di Scienze della Comunicazione all'Università Roma tre. Grande passione per il ciclismo e appassionato di calcio, ha collaborato con Centro Mare Radio e attualmente scrive per Torremare e L'ortica, due riviste online.