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Silenzioso. Impercettibile. Il sibilo di vento che accompagna il tramonto fiorentino del 31 luglio, annus horribilis 2002, si irradia per tutta la città. La stessa leggera brezza consola Firenze e, in Piazza Santa Croce, sembra quasi asciugare le lacrime del monumento di Dante. L’inferno di Alighieri vive ora nel silenzio assordante dello stadio Artemio Franchi. Un misto di disperazione e smarrimento che ha accompagnato l’estate di passione di Firenze, culminata con una ferita profonda: la Fiorentina è morta.
Tra gestioni societarie e tecniche che di professionismo e programmazione a lungo termine avevano ben poco, tra addii eccellenti e tentativi di rianimazione economica, tra il rumore delle carte in tribunale fino all’onta del fallimento, la Viola scompare dai radar del calcio italiano. La città gigliata, patria del calcio storico, perde il suo simbolo, il suo vanto, la sua storia. Un giglio ammainato come l’umore della piazza. I tifosi più attempati lo ripetono ossessivamente, come se avessero perso le loro figlie: “Ce l’hanno portata via”.
Morte e rinascita: Firenze si rianima
La Fiorentina è però come una fenice che risorge dalla proprie ceneri. Scompare dal calcio professionistico per qualche ora ma rivede la luce del giorno in una città che di rinascita – artistica, culturale e filosofica e quindi sportiva – se ne intende. Il 2002 è l’anno zero del calcio fiorentino. Il 1° agosto la data del rinascimento pallonaro viola: Leonardo Domenici (sindaco di Firenze) coadiuvato dall’assessore Giani, Andrea e Diego Della Valle sono scultori e ideatori del progetto. L’opera finale è la Fiorentina 1926 Florentia, ribattezzata poco dopo in Florentia Viola. Un marmo scultoreo dalle molteplici imperfezioni ma con una base notevole sulla quale poter lavorare per il lungo termine. Firenze torna a respirare: è l’inizio di una nuova era.
La Florentia Viola e il limbo della Serie C2: Di Livio unico punto fermo
Il processo di ricostruzione della Florentia Viola è, almeno agli albori, lento e ricco di insidie di varia natura. Il nuovo club, guidato dal petrolchimico Gino Salica riparte dalla Serie C2, la più bassa categoria professionistica del calcio italiano. Solo quattordici mesi prima Nuno Gomes metteva, nella notte del Franchi contro il Parma, un’indelebile firma sulla sesta Coppa Italia della storia gigliata. Ora la realtà dice Serie C2: campi di provincia, terreni di gioco ai limiti della praticabilità, avversarie agguerrite e per nulla intimorite dal fascino e dalla storia recente che la vecchia-nuova società viola si trascina dietro.
L’obiettivo dichiarato è l’immediata promozione in C1 con, allo sfondo, il sogno del ritorno in Serie A. Più che obiettivo, si tratta di una vera e propria promessa: l’impegno è di Angelo Di Livio. L’esterno di centrocampo viola è l’unico calciatore che non ha lasciato Firenze dopo il dramma del fallimento. Il capitano viola giura amore eterno alla città ed è pronto a trascinare la Florentia a prescindere dalla categoria. Un tassello chiave intorno al quale il neonato club costruisce la rosa che dovrà districarsi, almeno nelle intenzioni, dalle sabbie mobili della C2.
Ritrovate ambizioni
Il primo tassello da sistemare è quello della panchina: l’11 agosto 2002 Pietro Vierchowod diventa il primo allenatore della Florentia Viola. Lo Zar, dopo un’esperienza a Firenze da calciatore nella stagione 1981/82 in cui sfiorò lo scudetto, torna in Toscana in qualità di tecnico con l’imperativo categorico di riportare in alto i Viola. Per tornare subito protagonisti e nelle categorie che contano, i fratelli Della Valle affidano a Giovanni Galli la costruzione della squadra. Una campagna acquisti, quella della Florentia Viola, che si rivela onerosa e va ben oltre gli standard abituali della quarta serie.
Arrivano a Firenze profili da urlo per la C2: Andrea Ivan tra i pali è un lusso per la categoria, così come Roberto Ripa, Martino Traversa e Luigi Panarelli nel pacchetto arretrato. Un mix di esperienza e sostanza al quale si aggiunge la spinta sulla destra di capitan Di Livio e l’estro di Raffaele Longo, fantasista arrivato in prestito dal Palermo. In attacco, la finalizzazione della manovra è affidata a Christian Riganò, bomber di razza che solo poche settimane prima ha sfiorato, con il Taranto, la promozione in Serie B. Completano il reparto due giovani di belle speranze: Felice Evacuo (che nel marzo 2019 si consacrerà come l’attaccante più prolifico nella storia della Serie C) e Fabio Quagliarella (che non ha bisogno di presentazioni alcune).
Falsa partenza
Firenze ritrova l’entusiasmo dei tempi d’oro: sono 18.077 gli abbonamenti ufficiali staccati al via della stagione, ai quali si aggiungono gli spettatori paganti che portano le presenze all’Artemio Franchi ben oltre la soglia dei 24mila presenti. Cifre incredibili, da capogiro, se rapportate alle realtà che militano in C2. La piazza ha fame di calcio ma le aspettative della Curva Fiesole non collimano con i risultati ottenuti dalla squadra. La Florentia Viola, seguita da una media di duemila tifosi anche in trasferta, non rispetta i favori dei pronostici della vigilia e parte con il freno a mano tirato. L’unico risultato degno di nota è il 5-1 con il quale i Viola affossano il Castel di Sangro al Franchi, alla terza giornata. Un fuoco di paglia, nient’altro.
Le vittorie in trasferta, di Gualdo e Imola, illudono. La Viola sente la pressione della piazza e, a ottobre, è a meta classifica, più vicina alla retrocessione in LND che in zona playoff. Una delle favorite del girone B, il Rimini di Leonardo Acori in panchina e di Adrian Ricchiuti, Ivano Trotta e Sergio Floccari in campo, passa a Firenze il 13 ottobre 2002. La prima sconfitta interna lascia profondi strascichi nell’ambiente e nella squadra. La Florentia accusa il colpo: arrivano il pari interno con il Poggibonsi e soprattutto il clamoroso scivolone allo “Zecchini” di Grosseto. Lo 0-2 maremmano sancisce la definitiva crisi. E in questi casi, a pagare, è sempre l’allenatore.
Il passaggio chiave
La rovinosa sconfitta di Grosseto porta a un inevitabile scenario: l’esonero di Vierchowod. Una scelta “sofferta ma inevitabile. Abbiamo un obiettivo preciso: riportare la squadra in Serie A, vincendo e giocando bene. Questo non stava accadendo e abbiamo dovuto prendere un provvedimento prima che la situazione precipitasse“, dichiarerà Diego Della Valle nella conferenza stampa di presentazione del nuovo tecnico, Alberto Cavasin. Esperienza, minuzioso lavoro, disciplina: sono queste le caratteristiche che i fratelli Della Valle cercano e trovano nel profilo dell’allenatore trevigiano. Reduce da due salvezze consecutive in Serie A con il Lecce (1999/2000 e 2000/2001) che gli valsero la panchina d’oro 2000, Cavasin trasforma la Florentia.
L’ambientamento dell’ex tecnico del Lecce a Firenze dura lo spazio di tre partite, nelle quali la Viola raccoglie 4 punti. La prima svolta della stagione si concretizza a Brescello: da località divenuta famosa per le avventure cinematografiche di Don Camillo e Peppino ispirate ai racconti dello scrittore Giovannino Guareschi, il comune emiliano diventa il luogo della rinascita fiorentina. La doppietta di Christian Riganò al “Morelli” e il 2-0 finale lanciano la Florentia nelle posizioni d’élite della classifica. Sulla scia di un entusiasmo contagioso, il mercato di gennaio porta a Firenze giocatori che poco hanno in comune con la C2: Riccardo Maspero, Luca Ariatti e Massimiliano Scaglia a centrocampo, con Giuseppe Baronchelli e Carlo Cherubini che completano la batteria dei difensori. La sfida al Rimini è lanciata. E ha una data: 24 febbraio 2003. Il rinascimento del calcio fiorentino passa dallo scontro diretto del “Romeo Neri“.
Dominio viola
“Dio perdona, Riga-nò“. Nasce nella notte di Rimini la leggenda del bomber di Lipari. Il gol di rapina a metà secondo tempo annienta le speranze dei biancorossi di casa (2-0 il finale con sigillo di Bismark ai titoli di coda) e lancia la Viola in testa alla classifica. La scalata sociale del centravanti, da muratore a spauracchio per le difese avversarie, si coniuga perfettamente all’animo, allo spirito operaio della Florentia Viola: agonismo e voglia di lottare. Su tutti i campi.
Il trionfo di Rimini è il primo mattone di una ricostruzione che parte da solide fondamenta. Rafforzate ancora nelle settimane successive: se il Rimini si perde per strada, la Viola è inarrestabile. Prima espugna il Franchi senese con un perentorio 3-1 al Poggibonsi, per poi battere il Grosseto tra le mura amiche vendicando la sconfitta dell’andata. La promozione è questione di tempo. Il 27 aprile 2003 Firenze risorge: 3-0 al Savona, Franchi che fa registrare 40.000 presenze (record per la C2) e promozione in tasca con due giornate d’anticipo.
I tribunali tolgono, i tribunali restituiscono
Al contagioso entusiasmo per la promozione in C1, Firenze aggiunge il ritorno alla normalità: il 15 maggio 2003 i Della Valle acquistano, per 2,5 milioni di euro, il marchio e i colori sociali della vecchia Fiorentina. Il 19 maggio la Florentia Viola e la C2 sono solo un ricordo: la Fiorentina rinasce. E con essa anche l’estate porta con sé piacevoli sorprese. Il “Caso Catania“, il fallimento del Cosenza, il blocco delle retrocessioni imposto dalla FIGC e l’allargamento del campionato cadetto a 24 compagini sono le concause che determinano il clamoroso ripescaggio della Fiorentina in Serie B. Firenze ritrova, tra gli schedari di Federcalcio e tribunali, il doppio salto di categoria per meriti sportivi e bacino d’utenza. La B è però una realtà che non lascia scampo anche se ti chiami Fiorentina. Il blasone e la storia non contano e Firenze trema, ancora: i Viola sono in zona retrocessione. Serve una scossa.
Il paradiso della Serie A
La piazza vive il deja-vu della stagione precedente: squadra allo sbando, retrocessione vicina. Febbraio 2004: Cavasin viene esonerato. Arriva Emiliano Mondonico. L’ambiente prende coraggio, la Viola si risolleva e costruisce una clamorosa rimonta che la conduce fino alle porte dello spareggio interdivisionale con la 15esima classificata in Serie A: il Perugia dei miracoli di Serse Cosmi. La Fiorentina è una Legge di Murphy che si ribalta nel concetto intrinseco chiave: “Se qualcosa può andar bene, lo farà“. Un leitmotiv che si ripete, ciclicamente.
Dopo Grosseto in C2, dopo i fantasmi della retrocessione dalla Serie B. Il Curi, il gol di Fantini, l’impresa. Il vento del 31 luglio 2002 ritorna, ancora. Avvolge Firenze in un abbraccio avvolgente. E’ la sera del 20 giugno. Piazza Santa Croce, ore 21.34. Ancora Fantini, ancora gol. Le lacrime di disperazione di Dante e di Firenze diventano un sorriso, diventano una parafrasi del 33esimo canto del purgatorio della Divina Commedia: “Io ritornai da la santissima onda, rifatto sì come piante novelle. Rinnovellate di novella fronda, puro e disposto a salire alle stelle“. “La Viola si allontana dal fiume della Serie B, come le piante giovani che rifioriscono e si coprono di nuove fronde. La Viola si purifica e alle 22.35 del 20 giugno 2004 è pronta per salire alle stelle“. Le stelle del Paradiso. Le stelle della Serie A.