Italia ’90: l’ultimo grande torneo di calcio organizzato nel nostro Paese

Italia 90

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E’ notizia recente che l’Italia si sia candidata per ospitare i campionati europei del 2032. La decisione verrà presa dalla UEFA ad ottobre, ma sembra che l’unico avversario accreditato (la Turchia) non sia in grado di concorrere con il nostro Paese. Se le cose andranno come preventivato, dopo quarantadue anni un’altra grande manifestazione per nazionali verrà organizzata in Italia. Nella nostra rubrica storica vogliamo ripercorrere l’organizzazione del mondiale di Italia ’90.

L’assegnazione

Il comitato organizzatore era guidato da Luca Cordero di Montezemolo, il quale aveva iniziato a lavorare alla canidatura dal 1986. All’epoca l’avversaria più accreditata era l’Unione Sovietica. Al momento delle votazioni però non ci furono grandi dubbi. Ben undici elettori votarono per l’Italia e solo cinque per l’URSS. Nel dossier italiano il torneo si sarebbe svolto su dodici città: Bari, Bologna, Cagliari, Firenze, Genova, Milano, Napoli, Palermo, Roma, Torino, Udine e Verona. Dieci di queste sarebbero teatro anche degli Europei del 2032 qualora l’Italia si aggiudicasse l’organizzazione. Tutte tranne Palermo ed Udine.

Fonte foto: masterx.iulm.it

Purtroppo anche all’epoca il problema infrastrutture era preponderante in Italia. Furono creati quindi due stadi (San Nicola a Bari e Delle Alpi a Torino), mentre gli altri dieci ebbero bisogno di essere rimodernati. Anche in questo caso la governance italiana non fu lungimirante e molte di queste strutture divennero delle “cattedrali nel deserto” che negli anni non sono state ristrutturate, fino ad arrivare alle pessime situazioni odierne. Ci auguriamo per il 2032 di avere strutture funzionali e meno sprechi. A proposito dei lavori svolti, come ci siamo schierati contro lo sfruttamento e le morti per i recenti mondiali in Qatar, c’è da dire che per i lavori relativi ad Italia ’90 si riscontrarono 24 morti sul lavoro e ben 678 infortuni, numeri altissimi anche per l’epoca.

Le Notti Magiche e Ciao

Ogni mondiale ha la sua colonna sonora e per Italia ’90 la FIFA incaricò l’artista Giorgio Moroder, il quale compose To Be Number One. La traduzione italiana divenne però più celebre dell’originale nel nostro Paese. La famosa Un’Estate Italiana cantata da Edoardo Bennato e Gianna Nannini e che forse tutti conoscono più con il nome del ritornello Notti Magiche, divenne una canzone rimasta indelebilmente collegata nella cultura popolare alla nostra nazionale a distanza di anni, se pensiamo che anche ad Euro 2020 era il tormentone nello spogliatoio dei ragazzi di Mancini.

Se il soundtrack dell’evento fu un vero successo, meno fortuna ebbe la mascotte del torneo. Fu ideato da David Hanselmann e rappresentava un calciatore stilizzato costituito da cubi verdi, bianchi e rossi (i colori della bandiera italiana) e che se scomposto andava a formare le lettere I-T-A-L-I-A. La scelta del nome fu social in un’epoca decisamente non contraddistinta dall’uso dei social network. Gli appassionati potevano votare compilando la schedina del Totocalcio, scegliendo tra cinque possibili opzioni: Amico, Beniamino, Bimbo, Ciao e Dribbly. A vincere fu proprio il nome Ciao, ma questa mascotte non scaldò mai i cuori degli appassionati di calcio.

Fonte foto: Getty images

Anche un pallone fu studiato appositamente per l’evento: l’Etrusco Unico, ideato e prodotto dall’Adidas ed utilizzato non solo per i mondiali di Italia ’90, ma anche per la Copa America di Cile 1991, l’Europeo di Svezia 1992 e le Olimpiadi di Barcellona 1992. Il nome derivava dagli inserti in stile etrusco che erano stampati sulla sfera.

La cerimonia d’apertura di Italia ’90

La cerimonia d’apertura fu un vero trionfo del fashion style italiano. Si ricreò una sfilata mondiale, con capi disegnati da grandi stilisti italiani. I Paesi provenienti dall’America sfilarono con vestiti rossi disegnati da Valentino, quelli europei con vestiti verdi disegnati da Ferré, quelli africani con vestiti neri disegnati da Missoni ed infine gli asiatici in giallo con vestiti disegnati da Mila Schon. La moda si mescolò in modo funzionale alla musica, un tripudio di emozioni sublimate dalla voce di Edoardo Bennato e Gianna Nannini che cantarono Un’estate italiana, poi il gruppo Giorgio Moroder Project reinterpretò cinque brani sempre abbinati ai continenti (We are the World, Pata PataHand in Hand dei Koreana, canzone ufficiale anche dei Giochi Olimpici di Seul 1988, Forbidden Colours e All You Need is Love) per concludere con To Be Number One. Alla fine della cerimonia, fu mostrato un concerto di un’orchestra diretta dal Maestro Riccardo Muti. Una cerimonia d’apertura ancora oggi ricordata come grande esempio di organizzazione e bellezza.

Sul campo

Sul campo non tutto fu bello come all’esterno. Il Mondiale di Italia ’90 è stato quello, tra i mondiali a 24 squadre (quindi oltre a questo, quello di Messico 1986 ed USA 1994), con meno reti realizzate: solo 115 in 52 gare disputate, una media di 2,21 a partita. Tale media risulta anche la più bassa fra tutte le edizioni del campionato del mondo disputate.

Fonte foto: storiedicalcio.altervista.org/

Sul terreno di gioco c’erano però tanti campioni, molti della nostra Serie A. Il giocatore più atteso era ovviamente Maradona, detentore del titolo con la sua argentina. Altra squadra accreditata era la Germania di Matthaus che all’epoca, insieme a Breheme e Klinsmann, faceva gioire spesso i tifosi interisti. Se una parte di Milano ammirava i tedeschi, dall’altro lato dei navigli il Milan in Europa era diventato vincente grazie agli olandesi Van Basten, Gullit e Rijkaard. L’Italia ebbe come simbolo del torneo il capocannoniere della manifestazione Schillaci, ma iniziò anche a brillare la stella del futuro pallone d’oro Roberto Baggio, che proprio al termine del campionato era passato dalla Fiorentina alla Juventus. L’Inghilterra fu una sorpresa, capace di arrivare alla semifinale grazie a Gascoign, genio e sregolatezza che avremmo visto qualche mese dopo a Roma. Tra le sorprese ci fu il Camerun di Italia ’90, con Roger Milla protagonista a 38 anni e Thomas N’Kono tra i pali, portiere che fu d’ispirazione a Buffon per decidere di iscriversi a calcio e scegliere quel ruolo.

Guardando la nostra Italia, il cammino fu praticamente perfetto. Il girone fu giocato interamente a Roma e lì nacquero le Notti Magiche, con gli Azzurri che passarono il girone a punti pieni, senza subire mai una rete. Anche gli ottavi ed i quarti di finale furono disputati nella capitale ed arrivarono altre due vittorie (Uruguay ed Irlanda), senza subire, anche qui, gol. Nella semifinale gli Azzurri se la dovettero vedere però contro l’Argentina di Maradona ed uno scherzo del destino fece sì che il match decisivo fosse da disputare proprio nella casa del Pibe de Oro, in quello stadio che oggi prende il suo nome e che all’epoca si chiamava San Paolo. L’Italia prese il controllo della partita al diciassettesimo minuto grazie alla solita rete di Schillaci. A metà secondo tempo però l’Albiceleste riuscì a segnare la rete del pari facendo cadere l’imbattibilità di Zenga dopo 517 minuti (record ancora oggi mai eguagliato né superato). La partita poi terminò ai rigori con gli errori decisivi di Donadoni e Serena.

L’Italia così fu eliminata senza aver di fatto mai perso una partita. La finalissima all’Olimpico fu il rematch della finale di Messico 1986 Argentina-Germania. Questa volta a spuntarla però furono gli Europei, grazie ad un rigore molto discusso, segnato da Brehme a cinque minuti dal termine dei novanta minuti regolamentari.

 

Fonte foto copertina: it.wikipedia.org.

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Pubblicato da Flavio Sarrocco

Nato nel 1987, diplomato al Liceo Classico Plauto , si è laureato in giurisprudenza all'università LUMSA. Grande appassionato di sport, sia di massa (calcio, basket) che di nicchia (futsal, hockey su ghiaccio). Già durante il periodo accademico scrive per il giornale dell'ateneo romano. Diventa poi autore e conduttore radiofonico per il programma Ogni Maledetto Giovedì, in onda per tre anni su RadioOrvietoWeb. Inizia nel 2013 il percorso per diventare giornalista pubblicista nella redazione Fanner, prendendo dimestichezza con le telecronache. Raggiunto il traguardo dell'iscrizione all'albo diventa Addetto Stampa e Dirigente della Società Sportiva Spinaceto70. Continua a scrivere di sport per il settimanale online Mediapolitika e partecipa per un anno costantemente al programma Diretta Sport su Centro Suono Sport, commentando ogni settimana la Domenica calcistica e la finale di Champions League e le partite degli Europei 2016.