La battaglia di Highbury

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Nello sport sono molteplici le sfide passate alla storia. Se si pensa al tennis, il dualismo Borg-McEnroe ha fatto sognare il pubblico così come Nuova Zelanda-Sudafrica è un classico dell’universo rugbistico. Nel calcio, le sfide tra Inghilterra e Italia riscuotono da tempo immemore un fascino particolare: per i colori nostrani, vincere in Terra d’Albione è sempre stato un tabù ma le sfide con i Leoni inglesi si sono giocate più sull’aspetto emotivo, sul filo nervoso che non sul campo: celebre, è l’incrocio italo-britannico del 14 novembre 1934, conosciuto anche come “battaglia di Highbury“.

I creatori del football

Il 10 giugno 1934 a Roma, l’Italia battendo la Cecoslovacchia 2-1 conquistò il suo primo storico mondiale. Gli azzurri allenati da Vittorio Pozzo erano all’inizio di un ciclo che li porterà negli anni seguenti a vincere altre prestigiose competizioni come le olimpiadi 1936 e il bis mondiale del 1938. Vincere per l’Italia, alle prese con il regime fascista, era sinonimo di potenza e riconoscenza internazionale. Attraverso il calcio, Mussolini riuscì in uno dei suoi intenti politici: primeggiare nello sport per consegnare al mondo l’immagine di un Italia virile. La nazionale, la cui stella era Giuseppe Meazza, ottenne la vittoria mondiale  alla prima partecipazione mentre nel 1930 rifiutò di parteciparvi per una mera questione economico-logistica.

In Inghilterra, la patria del football, si era radicato un credo comune. Gli inglesi consideravano inutile partecipare a manifestazioni continentali (entreranno in gioco solamente a partire dal mondiale 1950) perché avendo inventato loro il calcio, si ritenevano comunque superiori a qualsiasi altra nazionale. La nazionale inglese, con la nascita dei mondiali di calcio, inaugurò una serie di amichevoli contro la vincente della competizione, debuttando nel 1930 con l’Uruguay. La stessa cosa capitò all’Italia che fu invitata a disputare un incontro amichevole in Inghilterra, con l’obiettivo di dimostrare chi fosse realmente la nazionale più forte nel mondo.

Sfida infuocata

L’attesa partita si disputò  il 14 novembre. Teatro della sfida fu Highbury, storico stadio dell’Arsenal. Il terreno di gioco era infangato, sintomo della pioggia battente che da una settimana invadeva Londra. Le avverse condizioni climatiche spinsero Pozzo a optare per l’annullamento della sfida.

I giocatori italiani non son abituati a quel clima ma le pressioni di Benito Mussolini fecero sì che la sfida potesse disputarsi si regolarmente. Che qualcosa possa andare storto all’Italia lo si capisce dopo pochi minuti di gioco quando viene concesso un calcio di rigore agli inglesi che, fortunatamente, venne neutralizzato dal portiere azzurro Ceresoli.

Sugli azzurri si abbatté anche la sfortuna: Monti si frattura il dito di un piede, costringendo l’Italia a giocare in dieci uomini (all’epoca non esistevano le sostituzioni). L’Inghilterra ne approfittò e chiuse la pratica già nel primo tempo: una doppietta di Brook e una rete di Drake consentirono ai Leoni di andare a riposo sul 3-0. Nel secondo tempo l’Italia ebbe una reazione d’orgoglio con Meazza che segnò in apertura una doppietta.

Gli inglesi difesero con le unghie e con i denti il vantaggio, riuscendo a non farsi raggiungere dagli azzurri. La vittoria di misura dell’Inghilterra fu celebrata secondo due ovvie correnti di pensiero: la stampa italiana, nonostante la sconfitta, esaltò la prestazione dell’Italia, mentre in Inghilterra grande spazio venne dato alla nazionale inglese che aveva dimostrato di essere la più forte al mondo.

Un’attesa lunga 39 anni

Per ritrovare un nuovo incrocio italo-inglese bisogna aspettare il 1973: l’Italia è reduce dal fiasco l’anno precedente agli europei, eliminata ai quarti dai padroni di casa del Belgio. La federazione italiana decise quindi di organizzare una serie di amichevoli per festeggiare i suoi settantacinque anni dalla nascita. Tra le avversarie contattate, vi è anche l’Inghilterra.

La Football Association decise di organizzare l’amichevole il 14 novembre, nella suggestiva cornice di Wembley. La vigilia venne infiammata dalle parole dei giocatori inglesi che etichettano i giocatori italiani come ”camerieri”.

Motivata dalle schermaglie dialettiche della vigilia, l’Italia sfoderò una prestazione di livello e al minuto 86 fece la storia: Giorgio Chinaglia tentò un tiro cross su cui il portiere inglese si oppose non trattenendo il pallone. Sulla palla si avventò allora Fabio Capello che realizzò la rete della prima storica vittoria italiana in Inghilterra. Dopo 39 anni l’Italia infranse in questo modo un tabù che durava decenni, centrando uno storico successo.

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Pubblicato da Christian Scala

Romano, diplomato al liceo linguistico Hegel, frequenta il corso di Scienze della Comunicazione all'Università Roma tre. Grande passione per il ciclismo e appassionato di calcio, ha collaborato con Centro Mare Radio e attualmente scrive per Torremare e L'ortica, due riviste online.