Velasco e la generazione di fenomeni, la squadra più forte

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Nella pallavolo internazionale a inizio anni ’90 fece la sua comparsa una squadra, quella italiana, da sempre ai margini dello sport e comprimaria. Grazie al sapiente e importante lavoro di Julio Velasco, tecnico argentino, la squadra azzurra dominò le competizioni, vincendo ogni torneo a cui partecipò, con l’unico rammarico di non essere riuscita a trionfare alle Olimpiadi.

L’inizio di tutto

Palalido, Milano, era il 1985 quando si affrontarono nella finale del Mondiale Under 21 la Russia e l’Italia. Gli azzurri, sotto la guida del tecnico polacco Alexander Skiba, persero come prevedibile, ma per la pallavolo italiana la medaglia d’argento fu comunque un risultato buono. Già l’anno prima la nazionale maggiore era arrivata terza alle Olimpiadi di Los Angeles, segno che il volley italiano era in crescita costante, mancava il definitivo salto di qualità.

A metà anni ’80 la pallavolo italiana era dominata da una squadra, la Panini Modena guidata dall’allenatore Julio Velasco. Arrivato in Italia nel 1983, il tecnico argentino, nei suoi quattro anni in Emilia, vinse quattro campionati, e per questo fu individuato come l’uomo che sarebbe stato capace di far compiere il definitivo salto di qualità alla nazionale italiana. Fu scelto così da Skiba, passato nel frattempo alla nazionale maggiore. Il nuovo tecnico azzurro attuò da subito profondi cambiamenti, ritiri di due settimane, allenamenti con video e con schede individuali per ogni giocatore. I risultati di questa rivoluzione non tardarono ad arrivare.

Il ciclo vincente

La prima competizione del nuovo ciclo fu l’Europeo ospitato dalla Svezia. Alla vigilia i pronostici erano tutti per l’Unione Sovietica, mentre per l’Italia l’obiettivo principale era migliorare il nono posto ottenuto nell’ultima edizione. Sin dalle prime partite si vide subito la mano dell’allenatore argentino, una sola sconfitta nel girone e l’incredibile approdo in semifinale. Ad attendere gli azzurri c’era l’Olanda e fondamentale in questa partita fu la prestazione di Paolo Tofoli.

L’Italia arrivò in finale e verso la vittoria finale l’ultimo ostacolo era la Svezia, già battuta nel girone e quindi vogliosa di riscatto. Il primo set fu vinto dai padroni di casa, ma l’Italia ribaltò la situazione trionfando 3-1 e diventando campione d’Europa. Tra i giocatori più rappresentativi ci furono Andrea Lucchetta, oltre anche al futuro allenatore Andrea Anastasi. Quella vittoria fu l’apripista per le vittorie successive, arrivarono infatti in successione: quattro vittorie di Word League, due Mondiali, altre due vittorie agli Europei. L’Italia continuò a vincere ma era ormai orfana del suo condottiero, Velasco, che tra il 1997 e il 1998 guidò la nazionale femminile; il suo posto fu preso dal brasiliano Bebeto.

La squadra più forte

La nazionale italiana grazie a quelle importanti vittorie era ormai considerata tra le squadre più importanti della pallavolo internazionale. L’unico trionfo sfuggito fu quello delle Olimpiadi di Atlanta del 1996, quando l’Italia perse la finale 3-2 contro l’Olanda, la partita che fu anche l’atto finale dell’era Velasco.

A prova del fatto che la squadra italiana fosse riconosciuta internazionalmente, nel 2001 fu premiata come la squadra più forte nella storia della pallavolo direttamente dalla Federazione Internazionale. Sicuramente un bel riconoscimento per una nazionale che ha rivoluzionato il gioco e cambiato le sorti del volley mondiale.

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Pubblicato da Christian Scala

Romano, diplomato al liceo linguistico Hegel, frequenta il corso di Scienze della Comunicazione all'Università Roma tre. Grande passione per il ciclismo e appassionato di calcio, ha collaborato con Centro Mare Radio e attualmente scrive per Torremare e L'ortica, due riviste online.