L’epopea Parma di Nevio Scala: dalla Serie B alla Coppa delle Coppe

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Passare in soli tre anni dalla promozione in Serie A al trionfo in Coppa delle Coppe: è l’epopea del Parma, club simbolo del calcio italiano targato anni ’90. Un percorso con pochissimi eguali, apertosi con la promozione nella massima serie nel maggio del 1990 fino al trionfo in Europa del 1993 nella storica finale di Wembley con l’Anversa. Un club di provincia che ha continuato a vincere in Europa negli anni successivi ma al quale è mancato solo il grande trionfo tra i confini nostrani: lo scudetto.

I primi passi verso la gloria

27 maggio 1990: “all’Ennio” (Stadio Tardini, ndr), come viene affettuosamente chiamato dai tifosi gialloblù, si scrive la storia. Il SindacoOsio e Sandro Melli siglano il 2-0 con il quale il Parma batte la Reggiana nel derby dell’Enza aprendo, finalmente, le porte del grande calcio alla città ducale. La Serie A, per una realtà di provincia come quella parmigiana, non può che rappresentare il punto massimo di arrivo. Una sorta di “nirvana” in salsa pallonara. Ma lo straordinario, nel giro di qualche stagione, si tramuta in consuetudine: il Parma si impone come uno dei club piùvirtuosi” del panorama nazionale e, più marcatamente, internazionale.
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Ceresini e Tanzi firmano l’accordo che lega il Parma e la Parmalat nell’estate ’86 (fonte: Storia del Parma Calcio).
Le origini del progetto-Parma risalgono al 27 giugno 1986 quando Ernesto Ceresini, indimenticato deus ex machina gialloblù, sottoscrive un contratto di sponsorizzazione con la Parmalat dell’imprenditore Calisto Tanzi. Da quel momento l’azienda produttrice di generi alimentari crea un legameosmotico” con il club ducale. Una simbiosi di matrice chiaramente commerciale che creerà i presupposti per un progetto sportivo, e vincente, a lungo termine.

Il Parma di Nevio Scala

Giugno 1989: il Parma è reduce da un deludente nono posto in Serie B, in coabitazione con il Licata. La cadetteria sta ormai stretta a una piazza esigente. Ceresini si muove sotto traccia e piazza due colpi a effetto che si riveleranno fondamentali per il presente e il futuro del Parma: il primo passo coincide con l’ingaggio di Giambattista Pastorello, dirigente competente e al passo con i tempi, reduce da esperienze importanti e fruttuose a Padova e Modena. Il secondo tassello da sistemare riguarda la scelta dell’allenatore. Tanti i nomi che circolano a Parma in quelle settimane: si vocifera di un ritorno di Zdeněk Zeman ma anche di contatti avviati con Corrado Orrico, promettente tecnico della Lucchese.

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Nevio Scala in panchina (fonte: Panorama.it).

Voci che non trovano conferme poiché l’annuncio del nuovo allenatore è imminente: si tratta di Nevio Scala, tecnico che in sole due stagioni ha portato la Reggina prima alla promozione in Serie B e poi allo spareggio per la Serie A perso ai rigori con la Cremonese. Un profilo, quello di Scala, nel mirino di molte società, anche della massima serie, “che però dimostra subito il suo aplomb tenendo fede alla parola data” (Storia del Parma Calcio).

Il Parma dei miracoli

Completato il restyling sul piano dirigenziale e tecnico, il Parma compie il tanto atteso miracolo sportivo nella stagione 1989/90: il quarto posto finale in Serie B vale la prima storica promozione in Serie A. Un’impresa senza precedenti alla quale non parteciperà l’amato presidente Ceresini, spentosi il 4 febbraio 1990. Il club passa così nelle mani del figlio Fulvio ma è solo il preludio di quel accadrà a giugno: Calisto Tanzi acquista le quote di maggioranza della società e la Parmalat diventa il main sponsor del club. È l’inizio di una nuova era. Le ingenti risorse della Parmalat consentono al Parma di affrontare con tranquillità la prima stagione in Serie A. La proprietà conferma i protagonisti della promozione: all’intoccabile duo Pastorello-Scala si aggiunge la saracinesca difensiva composta da Lorenzo Minotti e Luigi Apolloni, la quantità e quantità a centrocampo di Stefano Cuoghi, l’istinto del killer offensivo Alessandro Melli e, non ultimo, Marco Osio.
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Calisto Tanzi, numero uno della Parmalat (fonte: Indiscreto.info).
Il fantasista marchigiano è l’idolo della tifoseria ducale tanto da meritarsi l’appellativo di “Sindaco“: Osio, oltre al calcio, nutre una profonda passione per la politica. Passione che condivide con i tifosi del Parma, critici verso la prima cittadina, la sindaca socialista Mara Colla, che sembra non voler concedere l’autorizzazione ai lavori di ristrutturazione dello Stadio Tardini. Verrà così esposto in città, secondo Mediapolitika, uno striscione durante la campagna elettorale per le comunali con scritto “Osio Sindaco”. Un soprannome che il calciatore si porterà dietro a vita. Un blocco granitico quello del Parma puntellato con l’acquisto di tre stranieri di livello internazionale: il portiere brasiliano Claudio Taffarel, il libero belga Georges Grün prelevato dall’Anderlecht e la punta svedese Tomas Brolin.

La prima volta in Europa e il trionfo in Coppa Italia

Alla prima stagione in A, il Parma stupisce critica e addetti ai lavori con un campionato di assoluto livello. Le vittorie in casa sul Napoli campione d’Italia e sul Milan campione d’Europa e del mondo testimoniano il gran lavoro di Scala (ricordate i giri di campo defaticanti della squadra a partite concluse?) che, al debutto in massima serie, centra una clamorosa qualificazione alla Coppa Uefa. Un’avventura continentale che, contrariamente alle attese, regala una cocente delusione: ai trentaduesimi di finale, il Cska Sofia impone il pari a reti bianche in Bulgaria e strappa nel match di ritorno del Tardini un 1-1 che, per effetto della regola del gol in trasferta, condanna a una prematura eliminazione la truppa di Scala. L’addio anticipato alla Uefa consente però al Parma di riporre tutte le attenzioni – e risorse – al campionato e soprattutto alla Coppa Italia.
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Il capitano Lorenzo Minotti alza al cielo la prima Coppa Italia nella storia del Parma (fonte: Pinterest.it).
Palermo, Fiorentina e le due genovesi cadono sotto i colpi dei ducali che arrivano fino alla doppia finale. Avversaria è la Juventus di Giovanni Trapattoni e Roberto Baggio. Proprio lui, il Divin Codino, decide il match di andata allo StadioDelle Alpi” con un rigore trasformato a metà primo tempo. L’1-0 finale lascia aperti tutti i giochi per il match di ritorno del Tardini e viene ribaltato dai gol di Alessandro Melli al tramonto della prima frazione e da Marco Osio nella ripresa. È il trionfo del Parma e della progettualità: in soli due anni, la provinciale di lusso del calcio italiano passa dalla Serie B alla vittoria della coppa nazionale, condita da uno storico debutto in Europa. Ma saranno proprio le trasferte nel Vecchio Continente a regalare le più belle pagine di storia del Parma di Nevio Scala.

Il “polpo” Asprilla sbarca a Parma

Dall’estate 1992 il club ducale inizia a pensare in grande e in città si inizia a credere alla possibilità di competere, ad armi pari, tanto in Europa quanto in Italia. Confermata in blocco l’ossatura della squadra che ha trionfato in Coppa Italia (alla quale sono stati aggiunti i “fluidificantiAntonio Benarrivo e Alberto Di Chiara) Tanzi porta in Emilia un attaccante sudamericano che fa della potenza e dell’esplosività in zona gol i suoi punti forti. Si tratta di Faustino Asprilla, il “Polpo“, così chiamato per una sproporzionata lunghezza di braccia e gambe rispetto alla struttura fisica. Acquistato per una manciata di miliardi dai colombiani dell’Atlético Nacional, Asprilla soffre ritmi e abitudini della cultura italiana e fatica in un campionato di altissimo livello qual è la Serie A per poi cambiare decisamente passo nel 1993, l’anno d’oro del Parma.

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Asprilla esulta a San Siro: il grande Milan cade dopo 58 risultati utili consecutivi (fonte: parmacalcio1913.com).

Se in campionato i gialloblù chiudono la stagione 1992/1993 con un esaltante terzo posto – togliendosi anche la soddisfazione di interrompere l’imbattibilità del Milan tritatutto di Fabio Capello (0-1 a San Siro: decisivo un calcio di punizione di Asprilla), durata 58 match di campionato – ancora più esaltante è il cammino in Coppa delle Coppe. Al debutto nella competizione continentale, il Parma elimina una dopo l’altra l’Újpest, il Boavista, lo Sparta Praga e l’Atlético Madrid. Asprilla – con una decisiva doppietta – ammutolisce il Vicente Calderón nell’andata delle semifinali rendendo inutile il tentativo di rimonta dell’Atlético nel retour match (1-0 dei Colchoneros). Il Tardini esplode: il Parma stacca il biglietto per Londra e per una storica finale in programma a Wembley.

Il primo trionfo europeo: la Coppa delle Coppe 1993

12 Maggio 1993: Londra si colora di gialloblù. I luoghi più iconici della Capitale britannica sono letteralmente invasi dai tifosi del Parma. Giunti in massa dall’Italia (saranno più di 12mila, ndr) proveranno a spingere il club ducale, nel fantastico scenario di Wembley, verso una vetta fino a quel momento inesplorata: il trono d’Europa. Avversario dell’ultimo atto è l’Anversa, modesto club belga per il quale l’approdo in finale è già un successo. Nessuno, tra addetti ai lavori e critica, crede a un epilogo sorprendente: tutti si aspettano un trionfo a tinte gialloblù. Il Parma è il grande favorito e gli uomini di Scala non deludono le attese: il vantaggio arriva già al 9′ con una volée del capitano Lorenzo Minotti, abile a sfruttare un’incertezza del portiere dei belgi Stevan Stojanović. L’1-0 Parma dura però lo spazio di un paio di minuti quando un velenoso diagonale dell’ex Pisa Francis Severeyns pareggia inaspettatamente i conti. I gialloblù attaccano con insistenza e, alla mezz’ora, mettono ancora la testa avanti: assist al bacio del “SindacoOsio sul secondo palo e capocciata di Melli che beffa l’ennesima uscita a vuoto di Stojanović.
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Minotti alza la Coppa delle Coppe a Wembley (fonte: Sport.Sky.it).
A inizio ripresa il Parma cerca di chiudere la pratica senza però riuscire a mettere in ghiaccio partita e coppa. L’apoteosi ducale arriva però a sei minuti dal termine: lancio illuminante di Grün dalle retrovie che imbecca Stefano Cuoghi. Bravo a eludere la linea del fuorigioco belga, il centrocampista gialloblù batte per la terza volta Stojanović e mette il punto esclamativo alla finale di Wembley. È l’apoteosi ducale in Terra d’Albione: la provincia d’oro del calcio italiano gonfia il petto e sfida i grandi del calcio continentale senza timori reverenziali. L’Europa chiama, il Parma risponde. Lo farà anche negli anni successivi: tra il 1994 e il 1999 i ducali arricchiranno la loro bacheca con due Coppe Uefa (la prima vinta nel doppio confronto tutto italiano con la Juventus del 1995. Secondo trionfo nel 1999 a Mosca contro l’Olympique Marsiglia) e la Supercoppa Europea, vinta l’anno prima, a San Siro contro il Milan. Un club vincente anche in Italia (3 coppe nazionali e una Supercoppa) al quale è però mancato il grande acuto, lo scudetto, solo sfiorato nella stagione 1996/97 quando il Parma, passato nel frattempo nelle mani dell’emergente tecnico Carlo Ancelotti, conclude la stagione due punti sotto la Juventus campione d’Italia.
Fonte immagine copertina: Allenaremania.com
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Pubblicato da Alessandro Fracassi

Nato in quel di Sassari nel 1992, cresciuto nel segno della leadership, del temperamento e della passione per i tackle del Guv'nor Paul Ince. Aspirante giornalista sportivo, studio giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Calcio e Basket le linee guida dell'amore incondizionato verso lo sport, ossessionato dagli amarcord, dal vintage e dai Guerin Sportivo d'annata, vivo anche di musica rock e dei film di Cronenberg. Citazione preferita: "en mi barrio aprendí a no perder".