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Nel calcio ci sono annate che passano alla storia perchè una squadra ottiene meno di quanto ha meritato, finali perse, campionati falliti all’ultima giornata. Un esempio è la stagione 2010-11 della Turris, squadra di Torre del Greco, in provincia di Napoli.
Obiettivo, vincere
La Turris all’iniziò della stagione 2010-11 aveva l’obiettivo di tornare in C, categoria che mancava dalla stagione 2000-01. Il presidente Rosario Gaglione, già negli anni 90 direttore sportivo della squadra corallina, si mise al lavoro per costruire una squadra in grado di lottare per vincere. Imprenditore nel ramo dell’abbigliamento, Gaglione fu tra i fautori della rinascita della Turris nell’estate 2003 dopo il fallimento con il nome di Gaudianum Torrese e dal 2008 presidente del club corallino. Nel 2010 cercò di costruire una squadra forte e il primo tassello fu quello di un’allenatore che si era messo in mostra alla guida del Sant’Antonio Abate, Mario Di Nola. Il secondo movimento importante fu la riconferma del bomber Giulio Russo.

Nel prosieguo del calciomercato arrivarono giocatori come Vincenzo Iovene e Giacomo Polverino, mentre per l’attacco fu stabilita un’intesa di massima con Gaetano Romano, il quale dopo una serie di allenamenti e una vittoriosa amichevole contro il Gladiator, non trovò però l’accordo definitivo con il club corallino facendo saltare la trattativa.
Inizio con il botto
Il primo impegno ufficiale fu il debutto in Coppa Italia contro il Nola in casa. I corallini vinsero 4-0 passando il turno in un Amerigo Liguori festante mentre il 5 settembre ci fu il debutto in campionato in trasferta contro il siciliani del Mazara. Fu una partita al cardiopalma dove al’86’ i padroni di casa passarono in vantaggio con Michele Di Piedi per 2-1, ma tra il 90′ e il 92′ Polverino e Russo siglarono le reti che permisero alla Turris di vincere 3-2.

La giornata seguente ci fu l’esordio in casa contro la Casertana con i corallini che dopo essere passati in vantaggio 2-0 subirono la rimonta degli ospiti che pareggiarono grazie alle reti di Cosimo Sarli e Claudio Miale, con i tifosi comunque fiduciosi poiché la Turris era una squadra forte e in grado di poter vincere il campionato. Dopo la vittoria in trasferta contro l’Ebolitana 3-2, la Turris incappò in una serie negativa di risultati con due sconfitte e quattro pareggi, ultimo dei quali (quello con il fanalino di coda Nola) fece optare per il cambio di allenatore. Al posto di Di Nola arrivò Bruno Mandragora, già alla Turris la stagione precedente quando, subentrando a Emilio Longo, salvò i corallini.
Le due finali
Con il nuovo tecnico i risultati migliorarono, ma la vetta si allontanò complici un’Ebolitana e la squadra del Forza e Coraggio che avevano un passo diverso rispetto a tutte le altre del girone. I corallini nel frattempo continuavano il loro cammino anche in Coppa Italia dove in semifinale affrontarono l’Atletico Trivento. L’andata fu in trasferta e vide la Turris vittoriosa per 1-0, il ritorno invece si disputò il 17 marzo 2011, anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia, con l’Amerigo Liguori pieno in ogni ordine di posto perchè la Turris si giocava la finale. I corallini vinsero 2-1 e per la prima volta nella storia accedevano alla finale di una competizione. Allo stesso tempo il presidente Gaglione si appellava all’imprenditoria torrese per aiutarlo in caso di ipotetico ripescaggio in C. La finale di Coppa Italia si disputò il 14 aprile 2011 allo stadio Guido Biondi di Lanciano, avversario il Perugia.

I corallini, complice anche l’emozione della finale, giocarono contratti e a prevalere fu la formazione umbra grazie a una rete di Alessandro Corallo. La Turris però, affrontando una formazione che avrebbe vinto il campionato, si guadagnò automaticamente l’accesso alle semifinali nazionali playoff, ulteriore strada per tentare di andare in C. L’avversario fu il Sandonà Jesolo. All’andata il risultato finale fu di 2-2, tutto quindi si decise al Liguori con la Turris che, grazie alle due reti segnate all’andata, riuscì a festeggiare l’approdo in finale grazie allo 0-0 del ritorno. Il 26 giugno allo stadio Libero Liberati di Terni Rimini e Turris si affrontarono per andare in C ma a prevalere furono i romagnoli ai calci di rigore (3-1), con i tifosi delusi ma speranzosi nel ripescaggio.
Il giocatolo rotto
Subito dopo la finale ci fu una polemica tra Carlo Tavecchio, allora presidente della Lega nazionale dilettanti, e Mario Macalli, presidente della C. Il primo dichiarò che il Rimini in quanto vincitore aveva diritto a essere ammesso in C, il secondo invece disse che il Rimini sarebbe andato in C in caso di carenze di organico usufruendo del ripescaggio. I romagnoli furono poi ammessi in quanto vincitori e contemporaneamente a Torre del Greco Gaglione si adoperò per la domanda di ripescaggio in C. In quanto incompleta però non fu accettata e questo fu l’inizio della fine del rapporto tra il presidente e i tifosi.

Costretta alla D, la squadra corallina iniziò il campionato successivo con tre sconfitte con il presidente Gaglione che parlava di “Turris più forte degli ultimi dieci anni”, dichiarazione ripetuta anche a distanza di anni. I tifosi volevano che lui lasciasse la guida facendo anche uno sciopero del tifo fino al suo abbandono della Turris, addio che avvenne a fine campionato. Per la Turris l’annata 2010-11 fu il campionato della beffa con la C che non arrivò. Colui che scrive è uno di quegli appassionati che ha seguito in modo particolare quella stagione, ricordando anche la forte delusione per la sconfitta a Terni e il mancato ripescaggio. La categoria tanto sognata è arrivata solo successivamente, precisamente nel 2020, grazie al presidente Antonio Colantonio, il quale ha programmi ambiziosi per la Turris, con il sogno nel cassetto chiamato serie B.
Immagine copertina tratta da ilmattino.it