Le coppe tolgono il “disturbo”: godono solo Bayern Monaco e Siviglia

Bayern

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L’estenuante maratona riferita alla stagione 2019/2020 può dirsi (finalmente, ndr) conclusa. Pur senza considerare preliminari e amichevoli, mai si era vista un’annata prolungarsi per praticamente 365 giorni. L’effetto, nei campionati singoli e nelle competizioni europee, è stato quello di un dilatamento delle prospettive che ha stravolto giudizi e realtà. Stranamente, l’argomento raccontato le finali di Champions ed Europa League, è stato però molto più riferito alle “conferme” che alle “rivoluzioni”.

Neuer di un altro pianeta

Nei giorni precedenti alla finale di Champions League disputatasi a Lisbona tra Bayern Monaco e PSG, molti gareggiavano, come si faceva tanti anni fa col Totogol, per indovinare quale fosse il numero di reti messe a segno da due squadre decisamente votate all’attacco. Come capita quasi sempre in questi casi, la differenza in campo riferita ai gol siglati è stata minima: 1-0 per i tedeschi e Neymar Jr. a piangere lacrime amare per tanti interminabili minuti.
Il migliore in campo, secondo un verdetto plebiscitario, è stato Manuel Neuer, portiere 34enne in forza a quelli di Flick. Se dovessimo fermarci solo ai riflessi felini e alla padronanza mostrata contro i parigini, commetteremmo però un reale falso ideologico.

La macchina calcisticamente oliatissima di Flick ha il proprio vero pilota alla base, pur essendo condita di talento praticamente in ogni angolo del rettangolo verde. Quando si parla di Neuer non si può dimenticare la reale rivoluzione tecnica che (praticamente) per primo il portiere tedesco ha potuto offrire a grandi livelli: l’ossessione contemporanea per la costruzione da dietro, il folle rischio del prendersi responsabilità da regista a mezzo metro dalla linea di porta, la “sfrontatezza calcolata” nelle uscite, ora imitate anche all’infuori del collega teutonico al Barça Ter Stegen.
Tutti questi nuovi vezzi riferiti al football contemporaneo sono figli dell’estro e dell’applicazione di un portiere che molti avevano dato per finito dopo il grave infortunio (frattura del metatarso nel 2017. ndr).
Passano gli anni ma non impariamo mai la solfa: mai dare per finiti i tedeschi… mai!

Icardi & Perisic in finale?

Se l’avessero detto a Spalletti a metà della stagione 2018/2019, siamo certi che sulla testa pelata dell’allenatore di Certaldo qualche capello sarebbe miracolosamente ricomparso (torneremo a breve sull’argomento chioma). Ben diversa è però la matrice dell’arrivo all’atto conclusivo da parte dei due giocatori in passato in forza all’Inter.
L’argentino, da comprimario assoluto, è stato comodamente seduto in panchina per tutti i 90′, replicando quanto fatto bene o male in (quasi) tutto il percorso europeo di Tuchel. Dalle parti di Parigi qualcuno già rimpiange l’idea di aver lasciato andar via Cavani senza troppe remore.
Il croato, da protagonista sulla fascia sinistra, ha sconquassato il Barcellona e contribuito a stendere il Lione in semifinale, prima di cedere il passo al match-winner Coman nella partita più importante, disputando comunque i 20′ finali. Dalle parti di Milano, sponda Conte, si vocifera su un reintegro dato il poco probabile riscatto dei bavaresi, che si sono già assicurati il siluro Sané per la fascia sinistra 20/21.

Conte, giù la testa

Prendendo le mosse dal titolo del celebre capolavoro western di Sergio Leone, torniamo a parlare di capelli, veri o posticci che siano. Anziché abbassare la testa di fronte a un avversario che si è mostrato più consono e feroce in finale di Europa League, Antonio Conte ha deciso bene di regalare un ultimo isterico sfogo alla platea nerazzurra, stavolta in eurovisione.
Chi pensava che “Le bordate di Bergamo” avessero già scritto l’ultimo capitolo della saga del “Conte furioso”, evidentemente era poco informato sull’atavica ossessione autodistruttiva che Antonio prova dinnanzi a una sconfitta.
L’Inter che si è vista nei 90′ contro il Siviglia è stata a completa immagine e somiglianza del suo tecnico, con giocatori incapaci di uscire dal proprio personaggio standard costruitogli su misura dal mister. L’incapacità dell’allenatore di improvvisare e “strappare lo spartito” considerando l’eccezione data dall’importanza della gara, hanno fatto il resto.
A proposito di capigliatura, poi, siamo certi che Banega – con Spalletti di fronte – avrebbe dovuto cambiare battuta

Lopetegui, sostanza (poco) effimera

Il vero vincitore dell’Europa League è stato il sudatissimo ed efficacissimo Julen Lopetegui. Il suo Siviglia ha saputo pensare come se avesse una sola mente in campo, pur avendo molti cervelli calcisticamente attivi sul terreno di gioco.
La fortuna premia gli audaci e il suo coraggio si è notato sin dallo schieramento dell’undici iniziale: l’azzeccata idea di mettere un centravanti di peso per abbassare la difesa dell’Inter (Luuk De Jong, doppietta per lui, ndr) ha fatto il paio con un centrocampo con più tatto che sostanza.

Con l’andare avanti dei minuti le sfuriate in ripartenza dell’Inter sono divenute sempre più prevedibili e la vera protezione per i suoi centrali di difesa era la totale monotonia della mediana nerazzurra. La bravura che sta dentro un “provocatore” (al pari di Conte) è anche quella di aver saputo scegliere il momento giusto per esacerbare gli animi. Gli osservatori più attenti avranno potuto udire come l’assenza di pubblico dia agli allenatori un ruolo ancor più “carismatico” all’interno del film dei 90 minuti.
Ecco, il buon Lopetegui è stato quel genere di antieroe che salva la situazione senza che gli altri se ne accorgano…

Per una stagione che termina ce n’è una che è già in rampa di lancio. Le protagoniste delle finali europee, dopo qualche giorno di riposo, saranno già in campo per preparare l’inizio dei vari campionati, che a causa dello stop imposto dal Covid la scorsa primavera, dovranno alternarsi anche con la Nations League e con i recuperi riferiti alle qualificazioni all’Europeo itinerante della prossima estate.

Nel calcio come nella vita, c’è sempre un’altra stagione. Qui in Italia si inizia tra meno di 26 giorni. Buone “vacanze” a tutti!

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