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Nella prima stagione post-Shengelia, il Baskonia si sta rivelando una squadra totalmente imprevedibile, attualmente al 10° posto in classifica (5-5 il record) capace sia di battere l’Olympiacos e il Real Madrid (e far sudare fino all’ultimo istante Barcellona e CSKA) che di perdere malamente in casa contro l’ASVEL. Le gerarchie all’interno del gruppo di Ivanovic sono ben definite ed equilibrate ma delle rotazioni così corte si riveleranno un problema a lungo andare per raggiungere i playoff?
Up: difesa super e role players con un rendimento al di sopra delle aspettative
Il marchio di fabbrica del Baskonia si conferma essere la difesa, seconda per efficienza nel torneo alle spalle dell’inarrivabile Barcellona (106.6 punti subiti su una base comune ipotetica di 100 possessi). La squadra di Vitoria è fisica, muscolosa e ama giocare con quintetti alti per sfruttare la verticalità dei 3 centri (Jekiri, Fall e Diop, rispettivamente alti 211, 221 e 212 cm) e la duttilità di ali come Peters, Polonara e Giedraitis, tutte dai 2 metri in su. Da sottolineare anche le qualità di Henry, difensore di alto livello anche per l’Eurolega sugli esterni, e l’efficacia in questo sistema di Vildoza e Zoran Dragic, due che preferiscono in generale l’altra metà campo.
In estate il roster dei baschi ha salutato parecchi pilastri del suo recente passato (via Shengelia, Eric, Granger, Stauskas, Shields, Janning) e non li ha sostituiti con nomi da prima pagina (Jekiri, Giedraitis, Peters). Tuttavia sono proprio le inaspettate prestazioni dei role player a rendere il Baskonia una squadra temibile per tutte le avversarie. Forse colui che sta sorprendendo più di tutti è proprio il nostro Achille Polonara, il quale sta dimostrando alla grande di tenere il campo specialmente in difesa, mentre Alec Peters si sta riscattando dopo un’annata all’Efes nettamente al di sotto delle aspettative. Ad oggi l’americano è il miglior marcatore del Baskonia con 12.3 punti realizzati di media. Inoltre ci sono da sottolineare la crescita di Giedraitis (seppure a corrente alternata) e di Zoran Dragic, scorer troppo importante per una squadra così “ordinata”.
Down: rotazioni corte e attacco non sempre efficace
Il problema grosso del Baskonia è la rotazione troppo corta per puntare davvero a dei traguardi importanti. Coach Ivanovic lascia sul parquet 4 giocatori per più di 26 minuti a partita (Polonara, Henry, Vildoza e Giedraitis), poi ci sono Peters, Jekiri e Dragic a 21 e tutti gli altri sotto i 10. Il problema è che dall’8° uomo in giù non ci sono certezze per il Baskonia, visto che Sedekerskis, Kurucs, Diop e Raieste hanno mostrato parecchie difficoltà nel reggere il livello dell’Eurolega. Ipotizzando l’avvento di qualche fisiologico infortunio durante la stagione, probabilmente la dirigenza di Vitoria sarà costretta a guardarsi attorno e a cercare dei rinforzi (soprattutto nel reparto esterni).
Mentre la difesa dei baschi viaggia su livelli altissimi, non si può dire lo stesso per l’attacco (10° per efficienza con 113.2 punti segnati su 100 possessi). Un dato esemplifica le loro qualità nella metà campo avversaria: il numero delle palle perse, ben 15.7 a partita (peggio fa solo il Maccabi con 15.8). È curioso inoltre che i giocatori di Vitoria che commettono più turnovers sono i due centri Jekiri (2.4) e Fall (2, come Vildoza), segno di una grossa dipendenza del gioco offensivo dalla presenza dei “giganti” sotto i ferri, tanto ingombranti quanto scarsamente tecnici.
Player Focus: Pierrià Henry
È uno dei pochi pretoriani rimasti dopo il titolo ACB vinto nella scorsa estate e il giocatore da cui dipendono molte delle fortune dei baschi. Pierrià Henry, playmaker americano 27enne arrivato a Vitoria lo scorso anno dopo delle ottime annate al Tofas Bursa e all’UNIKS Kazan, è l’anima della squadra sotto vari punti di vista: per quanto riguarda il playmaking, si sta parlando del secondo miglior assistman dell’Eurolega (7.1 passaggi vincenti a partita, alle spalle del solo Shved leader a 8.8) e uomo che quando è in campo ha chiaramente in mano il pallino del gioco dei suoi; sul lato difensivo Henry è il più importante jolly che coach Ivanovic ha a disposizione visto il mix di velocità di piedi, fisicità e forza fisica; infine dal punto di vista della gestione dei possessi nel clutch time, il Baskonia si aggrappa a lui e alle sue giocate, come successo contro CSKA e ASVEL.
In generale, i campioni di Spagna in carica dipendono troppo dalle prestazioni del numero 7, capace di alternare serate da leader a partite anonime e passive. Non possedendo di un talento straripante, il nativo di South Charleston riesce a fare la differenza in Eurolega quando spinge sull’acceleratore e dà veramente il 100% sul parquet. In caso contrario, vedi i KO contro Zenit e ASVEL, tutti i compagni sono danneggiati dal suo calo di rendimento, specialmente in attacco poiché Vildoza predilige e performa meglio giocando da guardia senza sobbarcarsi troppe responsabilità di playmaking.
Insomma, se Henry non spicca, il Baskonia ha ridotte al lumicino le possibilità di vittoria; al contrario quando è in ritmo per gli avversari si prospetta una lunga serata.