Nino La Rocca, The Italian Ali

Approfondimento su Nino La Rocca

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La storia del pugilato italiano è costellata da volti capaci di entrare nella storia dello sport anche a livello internazionale, da Nino Benvenuti a Mario D’Agata, fino ad arrivare a Patrizio Oliva. Tra questi spicca anche un pugile che ha avuto dalla carriera meno di quanto ci si aspettasse, Nino La Rocca, conosciuto anche come “The Italian Ali” per i movimenti che ricordavano agli appassionati quelli del grande Muhammad Ali.

Mille difficoltà

Nino La Rocca nasce nel 1959 in Mauritania, il padre è un generale dell’esercito  francese, mentre la madre è siciliana. La sua è un’infanzia non priva di difficoltà, la famiglia si trasferisce in Marocco ma i soldi sono pochi. Quando ha circa tredici anni La Rocca va in Francia dove vive suo zio. Qui  ha notevoli problemi di ambientamento, infatti parlando solo arabo, viene emarginato dai pari età francesi. Nei primi tempi vive in una piccola camera con un solo letto che divide con un senzatetto, in un’intervista lo stesso La Rocca ha dichiarato “ci alternavamo, una notte sul pavimento e una sul letto”. Le cose iniziano a cambiare quando va a casa di un manager francese di boxe, che lo incoraggia a credere in lui, dicendogli che diventerà un campione. Questo è l’inizio della carriera per La Rocca.

L’incontro con Rocco Agostino

Il giovane pugile inizia a combattere e a vincere i primi incontri. Più tardi incontra Rodolfo Sabbatini, ex giornalista, diventato organizzatore di incontri. Grazie a lui, La Rocca incontrerà una persona che ha condiviso con lui la sua carriera e formato una coppia vincente, Rocco Agostino.

Nino va a vivere in Liguria e inizia ad affinare il suo stile, veloce e colpi a sorpresa, vincendo una serie innumerevoli di incontri, ben 50. La gente si appassiona a quel pugile imprevedibile, in America viene chiamato “The Italian Ali”. La striscia di vittorie si interrompe nel febbraio 1984 a sorpresa contro Gilles Elbilia, campione europeo dei pesi welter in un incontro valido per la cintura. La Rocca perse  l’incontro a causa di una testata inflitta dal campione in carica Elbilia. Fu un duro colpo per il pugile italiano che intraprese una battaglia parallela a quelle disputate sul ring, cioè quella per la cittadinanza italiana.

La sconfitta con Curry

Nonostante vivesse in Italia da molti anni, per  legge non era considerato ancora a tutti gli effetti un cittadino italiano. Il pugile allora cercò di ottenere la cittadinanza, ma la burocrazia rallentò notevolmente le cose. Tutto tacque fino a quando Sandro Pertini, in quel periodo presidente della Repubblica, lo vide in una trasmissione televisiva e lo invitò al Quirinale. Grazie al suo intervento Nino La Rocca ottenne finalmente la sospirata cittadinanza italiana.

Era arrivato finalmente il tempo di concentrarsi sul suo grande obiettivo, la conquista del titolo mondiale dei pesi welter, in possesso dell’americano Donald Curry. Previsto per l’estate del 1982, l’incontro venne rimandato numerose volte, mettendo La Rocca sempre sotto pressione psicologicamente. L’ufficialità dell’incontro arrivò per il 22 settembre 1984. Il pugile italiano aveva così la sua grande occasione per conquistare il titolo, ma non tutto andò come previsto. Stremato dai continui rinvii, Curry mantenne il titolo vincendo al sesto round e difendendo la cintura.

La fine della carriera

La sconfitta con Curry fu il culmine della carriera per l’italiano che continuò a combattere incontri di secondo piano. Arrivò per La Rocca anche un matrimonio che naufragò in breve tempo. L’ultimo acuto della sua carriera lo ebbe il 15 aprile 1989 quando, battendo Kirkland Laing a Vasto, in Abruzzo, conquistò il titolo europeo dei pesi welter, perso poi a dicembre contro il francese Fernandez.

La sua carriera si concluse con 74 vittorie e solamente sei sconfitte. Ritiratosi nel 1995, La Rocca cercò di tornare nella box, ma fu bloccato dalla legge italiana, che non consente a chi ha più di 35 anni il professionismo. L’italiano allora cercò di iscriversi alla federazione francese, che consente il professionismo fino a 40 anni, ma non ebbe l’autorizzazione, stessa cosa accadde in Belgio. Nino, che il prossimo 5 aprile compirà 60 anni, in un bilancio complessivo ha ottenuto molto meno di quello che meritava dalla carriera; lui che ha avuto l’onore di essere l’unico pugile italiano ad essere citato da Mike Tyson nella sua biografia. Sicuramente verrà ricordato come uno dei pugili più forti ma anche dal potenziale non espresso come meritava.

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Pubblicato da Christian Scala

Romano, diplomato al liceo linguistico Hegel, frequenta il corso di Scienze della Comunicazione all'Università Roma tre. Grande passione per il ciclismo e appassionato di calcio, ha collaborato con Centro Mare Radio e attualmente scrive per Torremare e L'ortica, due riviste online.