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Il calciomercato ha sempre riservato grandi emozioni, acquisti dell’ultimo minuto, cessioni eccellenti, ma anche affari saltati. In questa categoria rientra il mancato arrivo al Napoli di Paolo Rossi, uno dei più forti attaccanti italiani, pallone d’oro 1982.
Astro in ascesa
Paolo Rossi a fine anni 70 era diventato uno degli attaccanti più in voga. Nel 1978 le sue reti permisero al Lanerossi Vicenza di centrare uno storico secondo posto alle spalle della Juventus. In quell’estate l’attaccante toscano partecipò al mondiale argentino dove l’Italia arrivò quarta mentre Rossi si classificò secondo nella classifica dei migliori giocatori del torneo. Nel campionato seguente Rossi fu il cannoniere del Vicenza ma la squadra biancorossa retrocesse in B e di conseguenza l’attaccante fu uno dei pezzi pregiati del calciomercato.
Intrigo di mercato
Il Vicenza che solo un anno prima aveva preso a titolo definitivo alle buste Paolo Rossi vincendo la concorrenza della Juventus si trovò quindi alle prese con un problema importante: non tutti i soldi erano stati versati al club bianconero e per la Juventus era difficile se non impossibile trattenere “Pablito”. Si scatenò una vera e propria asta per il giocatore: la più interessata fu il Napoli alla ricerca di un giocatore in grado di far fare al club partenopeo il definitivo salto di qualità e lottare per lo scudetto. Il presidente del Napoli Corrado Ferlaino trovò l’accordo per l’acquisto di Paolo Rossi, 5 miliardi, una valutazione che scatenò polemiche.
L’allora sindaco di Napoli, Maurizio Valenzi, dichiarò “I miliardi che il Napoli intenderebbe spendere rappresentano una cifra pazzesca, considerando che stiamo parlando di una città angustiata da tanti problemi sociali ed economici”. Non si fece attendere la replica del presidente che rispose dicendo alla politica di non interessarsi di calcio, cosi come il pallone faceva con la politica. In difesa della trattativa arrivò Peppino Prisco, indimenticato vicepresidente dell’Inter, che dichiarò di non confondere i problemi di Napoli città con la squadra di calcio.
La verità di “Pablito”
Quando la trattativa era prossima alla conclusione con il giocatore in cerca anche di una casa dove abitare, arrivò il colpo di scena: Paolo Rossi era un nuovo giocatore del Perugia. Il rifiuto al club partenopeo mandò su tutte le furie i tifosi che non perdonarono mai a Rossi quella scelta, bersagliandolo di fischi nella partita del campionato successivo. All’epoca si fecero varie ipotesi sul rifiuto del giocatore, si parlò di un Rossi intimorito dai possibili fischi in caso di inizio non positivo in campionato, di un giocatore impaurito dalla camorra ma la verità la dichiarò lo stesso Rossi anni dopo.
In un’intervista Rossi disse “Col presidente del Napoli Ferlaino ci sentimmo per telefono, era il 1979, e spiegai a lui che non volevo servire alla sua squadra soltanto per fare la campagna abbonamenti e niente più. Come calciatore e per le mie legittime ambizioni volevo avere l’assicurazione che sarebbe stato in grado di costruire una squadra che mi avrebbe permesso di conseguire grandi risultati, non volevo correre il rischio di giocare per molti anni senza vincere assolutamente nulla”. Rossi il campionato seguente fu invischiato nel primo calcioscommesse, squalificato e tornato in tempo per vincere il Mondiale e Pallone d’oro, mentre il Napoli per vincere lo scudetto dovette attendere il 1987.
Immagine copertina tratta da ilnapolista.it