Ottavio Bottecchia e il mistero della sua morte

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Lo sport molto spesso racconta di vittorie e sconfitte, grandi imprese e rovinose cadute. Altre volte lo sport si occupa di casi misteriosi, uno di questi è la morte di Ottavio Bottecchia, primo vincitore italiano del Tour de France nel 1924 (vittoria ottenuta di nuovo l’anno seguente), avvenuta nel 1927.

Le dinamiche

Giugno 1927, Peonis, frazione di Trasaghis, provincia di Udine: due contadini stanno camminando lungo la strada, quando la loro attenzione è rivolta ad un uomo, ferito al volto, con sangue al naso e agonizzante. Quell’uomo è Ottavio Bottecchia. Il campione veneto si era svegliato la mattina per il consueto allenamento, tentando di coinvolgere anche due suoi amici che avevano rifiutato il  suo invito. Bottecchia era abituato infatti ad allenarsi in compagnia, ma decise, nonostante tutto, di andare ad allenarsi da solo.

Quando viene ritrovato ferito a terra, i due contadini capiscono sin da subito che la situazione è grave. Decidono allora di caricare il vincitore di due Tour de France su un carro, direzione ospedale di Gemona. Ottavio Bottecchia rivela ad un’infermiera e alla moglie di essere stato vittima di un malore, tesi confermata da un altro contadino che disse di aver visto il campione cadere, tentare di rialzarsi e camminare zoppicando. Dopo dodici giorni di agonia, il campione veneto muore il 15 giugno, ma la sua morte presenta molti punti oscuri.

La morsa del regime

Per la famiglia Bottecchia fu un duro colpo, poco meno di un mese prima, il fratello di Ottavio, Giovanni, era morto investito da un’auto alla cui guida c’era Franco Marinotti, testimone di matrimonio di Benito Mussolini e gerarca fascista. Secondo molti Ottavio Bottecchia ebbe un battibecco riguardo al risarcimento danni, per questo Marinotti ordinò ad alcuni fascisti di picchiare il campione, che arrivato in ospedale presentava fratture craniche, ma fattore piuttosto insolito per una presunta caduta, la bicicletta su cui si stava allenando Ottavio Bottecchia, non aveva nessun danno.

Altro fattore anomalo, ai funerali nessun ciclista italiano si presentò; nemmeno Costante Girardengo e Alfredo Binda, mentre erano presenti tutti gli altri maggiori ciclisti dell’epoca. Inoltre nessun membro del Fascismo era presente, assenza strana per un funerale di un importante personaggio pubblico. Le forze dell’ordine non aprirono nessuna inchiesta per la morte di Bottecchia, forse perché spinti dal regime fascista, inoltre sparirono anche alcuni atti relativi alla morte del campione veneto. Anche il sindaco incaricò un medico legale di esaminare la cartella clinica del ciclista, ma senza risultato. Ad inizio anni ’70 l’ex parroco di Peonis, scrisse un articolo dove dichiarava che la causa della morte di Bottecchia era il suo forte antifascismo.

Le scommesse

Successivamente si sono fatte ipotesi, alcune prive di fondamento, come quella che vuole Bottecchia ucciso da un marito che aveva scoperto la relazione della moglie con il campione veneto; oppure quella che vuole Bottecchia morto per una congestione dovuta alla bevuta di una bevanda fredda. Un contadino si accusò della morte del ciclista, questo perché gli stava rubando della frutta da un albero. In questo caso non si è mai capito di cosa si trattasse, una prima ipotesi, parlava di un furto di uva, frutta introvabile a giugno, poi si parlò di fichi.

Un emigrante italiano in America dichiarò che per conto della mafia, aveva ucciso entrambi i fratelli Bottecchia, a causa di un giro di scommesse.  Se fosse stato aggredito, perché Bottecchia in ospedale ha sempre evitato di parlare dell’argomento? Motivo principale sembra per i soldi, il veneto più volte disse di non correre per le vittorie, ma per  cercare di far uscire dalla povertà la sua famiglia. A tentare di far luce sulla morte del ciclista è stato il sindaco di  Trasaghis, Augusto Picco, che nel 2017 ha dichiarato che secondo lui Bottecchia è morto a causa di una caduta. Quel che è certo è che a più di novanta anni dalla morte, la verità ancora non è venuta fuori.

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Pubblicato da Christian Scala

Romano, diplomato al liceo linguistico Hegel, frequenta il corso di Scienze della Comunicazione all'Università Roma tre. Grande passione per il ciclismo e appassionato di calcio, ha collaborato con Centro Mare Radio e attualmente scrive per Torremare e L'ortica, due riviste online.