Roberto Palpacelli: una vita tra tennis, droga ed eccessi

Tempo di lettura: 4 min

Nello sport molti atleti non hanno avuto la carriera che avrebbero meritato di avere; questo è il caso di Roberto Palpacelli, promettente tennista che a causa di problemi personali ha ottenuto meno di quello che avrebbe meritato.

Genio e sregolatezza

Roberto Palpacelli nasce a Pescara nel 1970, e sin dall’infanzia nutre una forte passione per il tennis. Con la racchetta in mano il piccolo Roberto dimostra di avere buoni colpi allenandosi agli ordini di Katia Piccolini. Vedendo il figlio giocare, i genitori lo fanno allenare a L’Aquila, città dove il padre lavora. Palpacelli fa vedere di cosa è capace, anche se molte volte durante le partite, cerca colpi difficili che gli fanno perdere incontri ampiamente alla sua portata. Quando ha sedici anni viene invitato a Riano,vicino Roma, per due giorni. Qui viene notato da Adriano Panatta, allora direttore tecnico della Fit (federazione italiana tennis) che rimane colpito dal talento e dalle giocate dell’abruzzese, al punto che dichiara che con gli altri ragazzi della sua età non c’entra nulla.

Panatta convoca Palpacelli e gli propone di rimanere in pianta stabile a Roma, ma la risposta del tennista lascia senza parole il direttore tecnico, infatti Palpacelli gli dice” Io, in questo lager, non ci voglio passare un giorno di più”. Successivamente l’abruzzese viene convocato per la Coppa Europa, a Sciacca, in Sicilia, ma una sera rientra in ritiro ubriaco e viene cacciato. L’allontanamento dal torneo rappresenta un brutto colpo per l’abruzzese, che rischia di  buttare al vento il suo talento, ma quello che nessuno sa, è che Palpacelli da qualche tempo è venuto a conoscenza di qualcosa che gli piace più del tennis e delle racchette, quel qualcosa si chiama eroina.

La tossicodipendenza

La famiglia Palpacelli rispetto all’ambiente del tennis, sapeva della dipendenza di Roberto, che incurante delle preoccupazioni familiari, continuava a fare uso di eroina. Nemmeno il diploma di ragioneria fu un motivo per cercare di tornare ad un normale tenore di vita, smettendo con la droga. Suo padre tentò di farlo entrare in banca al suo posto, senza successo. Ormai Palpacelli ogni soldo che ottiene partecipando ai tornei, li spende in eroina. Negli anni ’90 l’abruzzese tramite uno sponsor viene mandato in India per partecipare ad una serie di tornei, ma anche qui Palpacelli rimane prigioniero della droga. Rimane senza niente. Al rientro in Italia la situazione peggiora ancora di più, la sua dipendenza è troppo  forte, la famiglia lo caccia di casa. Per riprendersi, prende una drastica decisione: entrare in una comunità di recupero.

La ripresa

Nel 1999 l’abruzzese vince la sua battaglia più grande, uscendo dalla comunità. Importante anche l’aiuto di Carlo Vittori, ex allenatore di Pietro Mennea, che ha aiutato Palpacelli ad allenarsi. Si sposa e diventa padre, e nel 2012 accetta la chiamata del Mosciano, in un circolo vicino Teramo, per accontentare il gruppo dirigente che vuole portare il circolo in A. Palpacelli dimostra nonostante gli anni la sua classe, richiama il pubblico che accorre numeroso per la sua presenza. Attualmente è insegnante di tennis a San Benedetto del Tronto, insegnando ai ragazzi anche a gestirsi caratterialmente. L’abruzzese avrebbe potuto vincere molto, ma i suoi eccessi lo hanno rovinato; in carriera ha ottenuto un solo punto Atp.

Condividi:

Pubblicato da Christian Scala

Romano, diplomato al liceo linguistico Hegel, frequenta il corso di Scienze della Comunicazione all'Università Roma tre. Grande passione per il ciclismo e appassionato di calcio, ha collaborato con Centro Mare Radio e attualmente scrive per Torremare e L'ortica, due riviste online.

Un pensiero su “Roberto Palpacelli: una vita tra tennis, droga ed eccessi”

I commenti sono chiusi.