Euroleague 2020/21 – Team Focus: ALBA Berlino, è tutta questione di ritmo e aggressività

ALBA

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L’ALBA Berlino è una delle squadre indubbiamente con meno appeal e budget all’interno di una Eurolega sempre più elitaria anche dal punto di vista dell’immagine. Nonostante ciò i tedeschi allenati da coach Aito sono sempre in grado di mettere sul parquet un’energia e un’aggressività in grado di riservare brutti scherzi ad avversari (vedi CSKA, Valencia e Khimki) che li prendono sottogamba.

Up: gioco “spensierato” e macchina da triple (se in serata)

Ciò che più si ammira guardando giocare i berlinesi è la loro forma mentis: sono consci di non essere i migliori e di conseguenza scendono in campo ogni volta dando il massimo, tuffandosi su ogni pallone, muovendo la sfera vorticosamente in attacco (sono quarti per assist di media, 19.2, dietro Valencia, Barça e Baskonia) adeguando la difesa verso il portatore di palla con lo scopo di coprire un’area priva di grandi protettori del ferro, sperimentando alcune zone (come ad esempio l’originale 3-2/2-3 schierata contro il Valencia) talmente particolari da mandare in confusione gli avversari. Non si sa ancora se riusciranno ad ottenere la famosa licenza pluriennale per restare in Eurolega (più facile che in rappresentanza della Germania Bertomeu scelga il Bayern Monaco) ma è da applausi il modo in cui onorano la competizione.

Storicamente una squadra di Aito ama giocare in transizione e affidarsi a tiratori da tre punti. In questa stagione l’ALBA è terza per numero di triple tentate a partita (26.5, dietro Real e CSKA) ma solo la penultima per percentuale (34.2%, peggio fa solo lo Zenit). Anche questa voce statistica berlinese è influenzata dal ritmo che gli uomini di Aito riescono a imporre ad una sfida: quando riescono a correre e a spingere molto in transizione, tutti i giocatori berlinesi si esaltano, specie le guardie-ali “leggere” come Eriksson, Fontecchio, Lo, Giffey e Olinde, le quali diventano molto più efficaci da oltre l’arco senza dover affrontare la fisicità delle difese schierate (citofonare casa Valencia, vittima di 17 triple subite lo scorso venerdì). Insomma, l’ALBA e lo stile run and gun sono una cosa sola.

Down: talento complessivo da Eurocup e scarsa fisicità

I limiti dell’ALBA saltano chiaramente a vista d’occhio e sono quantificati dal secondo peggior net rating (ossia la differenza tra punti segnati e subiti su 100 possessi) della competizione, -10.6, meglio solo del fanalino di coda Khimki. Tutti i giocatori di Aito Garcia peccano in termini di fisicità e talento necessari per essere una squadra da Eurolega. Gli unici due big che sarebbe interessante vedere in un contesto di maggior livello sono i due leader Luke Sikma e Payton Siva. Per tutti gli altri, presi singolarmente e con tutto il rispetto per le loro abilità, si parla di talenti da Eurocup che trovano nella forza del “sistema” berlinese la chiave della loro permanenza nella massima competizione continentale per club.

Inoltre, come d’abitudine per le squadre di coach Aito, sono assenti nell’ALBA giocatori dalla spiccata fisicità e muscolatura, aspetti fondamentali per combattere contro le corazzate del Vecchio continente. Come accaduto nelle sfide contro Barcellona, Milano ed Efes, nel momento in cui gli avversari pareggiano il loro livello di concentrazione e aggressività, per i tedeschi la situazione si complica notevolmente: tra palle perse (15 a partita) e mancate rotazioni difensive diventa quasi impossibile evitare l’imbarcata.

Player Focus: Luke Sikma

Il figlio di Jack (vincitore dell’anello NBA 1979 con i Seattle SuperSonics) è da anni il punto cardine della squadra. Per lui l’inizio di stagione non è stato scintillante ma dalla vittoria contro l’ASVEL è tornato siamo tornato a vedere il Sikma che conoscevamo: il suo tratto caratteristico è il playmaking dalla punta o dal post basso, tanto che non esiste nel gioco dei berlinesi un’azione contro la difesa schierata che non lo veda coinvolto con la palla tra le mani.

Il 31enne americano è alla quarta stagione in maglia ALBA, dopo le esperienze biennali precedenti a Tenerife e Valencia. Nel sistema di Aito gioca sempre in posizioni del campo in cui riesce ad avere sotto controllo ogni taglio effettuato dai compagni. Tuttavia, non avendo in squadra tanti altri grandi passatori e/o penetratori esclusi Siva, Granger e parzialmente Maodo Lo, Sikma è spesso costretto a forzare degli scarichi facilmente tramutabili in palle perse: difatti ai 3.5 assist smazzati a partita fanno da contraltare 3 pesanti palle perse di media (8° in Eurolega in questa speciale classifica guidata da Shved, autore di ben 5 turnovers di media). Altro dato da sistemare è il tiro da tre punti, realizzato solo nel 18.8% dei casi e componente imprescindibile per il suo gioco e la sua squadra.

Per quanto riguarda l’altra metà campo, Sikma è un buon 4 quando si tratta di difendere in post basso e dal lato debole ma mostra palesi limiti in termini di mobilità laterale, in particolar modo quando ha di fronte lunghi fisici ed atletici come Zach LeDay o Toko Shengelia. In conclusione, è l’IQ cestistico il suo vero punto di forza e il motivo per cui sarebbe interessante vederlo da role player in un team di più alto livello. Arriverà/deciderà di accettare questa chance?

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Pubblicato da Matteo Puzzuoli

Classe 1999, autore presso "Lega Basket Serie A" e studente magistrale di "Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo" a La Sapienza di Roma. Appassionato di pallacanestro a 360 gradi, collabora anche per il sito overtimebasket.com