Euroleague 2020/21 – Team Focus: Olympiacos Pireo, il mix perfetto tra Grecia e USA

Olympiacos

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L’Olympiacos è tornato a far veramente paura. Aldilà del record (4-3) e delle vittorie prestigiose contro Milano, Zenit e Panathinaikos nel derby, la squadra allenata da coach Bartzokas è di nuovo una delle squadre più belle da vedere sui parquet d’Europa. Il merito di questo 6° (sempre parzialmente vero) posto in classifica? Il mix perfetto tra i soliti-solidi veterani ellenici e l’atletismo degli americani.

Up: gruppo variegato ed equilibrio tra attacco e difesa

Chiaro, la sola aggiunta di Kostas Sloukas in cabina di regia ha innalzato il livello dei compagni (basta guardare la fantastica partita contro Milano e il loosing effort della sconfitta contro l’Efes) ma ciò che di buono ha fatto l’Olympiacos non è totalmente da recapitare all’indirizzo dell’ex Fenerbahce. I due centri, Martin ed Ellis, il primo undersize, atletico e perfetto sui cambi difensivi, il secondo più statico e miglior protettore del ferro, sono il segreto di Pulcinella di questo gruppo che fa del pick and roll la miccia per accendere il 9° attacco della competizione. Fondamentali anche le ali grandi Printezis, Vezenkov e Jean-Charles, tutte e tre diverse, tutte e tre in grado di fornire sempre un apporto positivo alla causa in termini di tecnica (Printezis), dinamismo (Jean-Charles) e cinismo (Vezenkov).

L’Olympiacos poi ha sempre quelle due volpi in più rispetto agli avversari, Spanoulis e Papanikolaou, geniali nel punire le minime disattenzioni avversarie e letali nelle fasi di gara in cui il pallone pesa di più. Infine, nota di merito per due uomini barometri (specialmente in difesa) come Shaq McKissic, giocatore insostituibile per coach Bartzokas, e Charles Jenkins, il mastino che ora con Harrison out per infortunio dovrà prendersi maggiori responsabilità anche in attacco. Proprio questi ultimi due americani, assieme a Jean-Charles e Martin, si prendono gran parte dei complimenti per la qualità difensiva dell’Olympiakos (la settima per efficienza in Eurolega).

Down: lacune difensive e ritmo a volte troppo compassato

Tanto sanno dare i veterani greci in termini di esperienza, quanto nella propria metà campo sanno complicare la situazione per coach Bartzokas: Spanoulis e Sloukas (e a seconda degli avversari anche Papanikolaou) fanno una grossa fatica a tenere sul primo passo gli 1vs1 dei più freschi esterni avversari, costringendo conseguentemente i compagni a compiere degli extra sforzi non sempre fruttiferi. Se a ciò si aggiunge che anche Harrison (a meno che non sia in serate di grazia come accaduto contro il Maccabi) non si è dimostrato un ottimo difensore sulla palla, allora per l’Oly la soluzione in alcuni frangenti è quella di alzare il quintetto, perdendo però playmaking e fluidità offensiva. Insomma, la coperta per i biancorossi è molto corta.

Altro tratto caratteristico della squadra del Pireo consiste nell’imprimere un pace, un ritmo alla partita piuttosto basso (68.1 possessi giocati di media, più “piano” vanno solo Stella Rossa, Zalgiris e Zenit). Ciò è dovuto alla presenza di Sloukas e Spanoulis i quali, non avendo mai avuto un fisico da primi della pista, preferiscono attaccare a metà campo ed esaltare così le proprie eccezionali doti da lettori del Gioco. Questa gestione però ingabbia le qualità atletiche dei vari McKissic, Jenkins, Martin e compagnia, liberi al contrario nei pochi momenti in cui i due registi ellenici non sono sul parquet, di attaccare nei primi secondi dell’azione e mandare in frantumi i gameplan avversari.

Player Focus: Shaquielle McKissic

OlympiacosLa combinazione di fisicità e versatilità è ciò che rende insostituibile McKissic all’interno dello scacchiere tattico dell’Olympiacos. Il nativo di Seattle (classe 1990 e con una gioventù turbolenta alle spalle trascorsa tra la cella di una prigione e per strada abbandonato dai genitori) è letteralmente una forza della natura per il contesto europeo, permettendo a coach Bartzokas di schierarlo contro qualunque avversario, dal playmaker esile ai lunghi “moderni”, passando per le ali di qualsiasi genere.

Alto 196 cm, McKissic gioca da guardia-ala piccola e fa del contropiede il suo cavallo di battaglia: sfruttando il suo atletismo, è bravissimo nell’attaccare il ferro specialmente quando le difese avversarie non sono perfettamente schierate. Ottimo uomo squadra, bravo in aiuto difensivo e nel passare il pallone, Shaquielle si è preso il palcoscenico dell’Eurolega lo scorso 3 marzo quando, alla seconda partita in maglia Olympiacos della sua carriera, ha dominato il derby di Atene con 22 punti e una clamorosa energia sprigionata sul parquet.

La sua strepitosa carica agonistica, tuttavia, a volte può ritorcersi contro lo stesso numero 77. Infatti, quando non si sente molto coinvolto, l’ex (tra le altre) Pesaro esagera con le penetrazioni al ferro e si distrae in difesa. Un ulteriore tasto dolente è il tiro da tre punti, realizzato in questa stagione soltanto nel 21% dei casi. Per un giocatore così versatile, c’è bisogno di migliorare le percentuali, rendendo magari la meccanica di tiro leggermente più fluida e aumentando la decisione con cui prendere la conclusione senza palleggiare. Sistemati questi dettagli, occhio allo Shaq d’Europa, un jolly di cui potremmo sentire sempre più parlare.

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Pubblicato da Matteo Puzzuoli

Classe 1999, autore presso "Lega Basket Serie A" e studente magistrale di "Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo" a La Sapienza di Roma. Appassionato di pallacanestro a 360 gradi, collabora anche per il sito overtimebasket.com