Gheorghe Hagi, pennellate in libertà del “Maradona dei Carpazi”

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Combattere lo sciagurato 2020 di cui tutti siamo, chi più chi meno, vittime attraverso il racconto, in pillole, di storie calcistiche in cui cultura e pallone si fondono. Orfani di Diego Armando Maradona e, nelle ultime ore, di Paolo Rossi, lo storytelling calcistico targato Occhio Sportivo vi conduce stavolta in un viaggio che ha come meta conclusiva la Romania degli anni ’80. Una realtà imprigionata tra i suoi stessi confini.

Il regime comunista del Conducător Nicolae Ceausescu ha privato la Romania di ogni tipologia possibile ed esistente di libertà, tranne una: quella di sognare. Le crepe di un paese in perenne ginocchio e in costante affanno economico-sociale, sono state illuminate dall’unica entità in grado di liberare fasce di generazioni dalle catene dell’oppressione: Gheorghe Hagi, il Maradona dei Carpazi.

Il sogno proibito dell’Avvocato Agnelli

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Gheorghe “Gica” Hagi fu infinità culturale applicata al calcio. E’ stato anche talento sconfinato che conobbe la luce del giorno sulle rive del Mar Nero, nel villaggio di Săcele (distretto di Costanza), in un gelido inverno del 1965.  Fu una pennellata “en plein air” di Nicolae Grigorescu, padre fondatore della pittura rumena moderna dell’Ottocento. Ma fu anche e soprattutto, insieme alla “saracinesca” Helmut Ducadam, simbolo della Steaua Bucarest, il più importante sodalizio calcistico nazionale, nonché squadra dell’esercito rumeno e primo club nella storia dell’Est europeo a vincere la Coppa dei Campioni (record eguagliato nel 1991 dagli jugoslavi della Stella Rossa di Belgrado).

Gica Hagi fu però pura Sindrome di Stendhal. Estate 1988: l’avvocato Gianni Agnelli percorreva nervosamente i corridoi del quartier generale Fiat, in centro a Torino. Gica è l’ossessione per eccellenza. Un sogno proibito, per lui e per la Juventus. Un’opera d’arte intrappolata nella claustrofobica polveriera rumena. Il club in cui milita, la Steaua, rifiuta l’impossibile, anche il progetto di costruzione di una fabbrica Fiat nella capitale rumena: capitalismo centralizzato, fanno sapere da Casa Poporului, sede del Parlamento. Non se ne farà nulla ma l’arrivo in Italia fu solo rimandato di qualche anno.

Hagi tra arte ed epica rumena

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CSA Steaua

Gica è soprattutto un canto narrativo della letteratura moderna. Una vecchia pietra miliare della comunità folklorica rumena, una ballata rumena conosciuta come “bătrînesc“, nella quale si fondono pensiero, mentalità mitica (o magica), eroismo e realismo. La storia calcistica di Hagi è improntata sulle metriche dell’epica-fantastico mitologica: piedi fatati e comuni all’Europa del pallone la sera della finale della Supercoppa Europea edizione 1986, l’unica disputatasi tra due squadre del blocco oriental-comunista, Steaua Bucarest e Dinamo Kiev.

Al Louis II del Principato di Monaco, sta per calare il sipario su una prima frazione di gioco piatta. Minuto 44: calcio di punizione da fuori area per i campioni d’Europa. Hagi sul pallone: l’estremo difensore della Dinamo, Viktor Čanov, scuote il capo. Il pallone ha già varcato la linea bianca. Gica ha lasciato a bocca asciutta tutti, colonnello Valerij Lobanovskyj compreso. E’ il canto del cigno in Europa per la squadra della capitale ma, al contempo, l’inizio di una favola calcistica per il mancino rumeno tutto estro e fantasia. Un talento “grezzo” ma dal sicuro avvenire.

Hagi, brigante delle rivolte sociali rumene

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La carriera di Hagi è invece in piena ascesa. Il fantasista con il numero dieci sulle spalle è riuscito anche a costruirsi un profilo sorretto dall’epica eroica: le edizioni Mundial di Italia ’90 e Usa ’94 mutano la natura calcistica di Hagi che, da Re nazionale, viene etichettato con l’epiteto degli epiteti: diventa infatti il “Maradona dei Carpazi“. Dalle notti magiche italiane (Romania eliminata ai rigori dall’Irlanda), Gica ne esce perfezionato. E’ un giocatore completo: un concentrato di autorità, rispetto, mancino educato. E’ fantasia pura al potere. Hagi però è anche sinonimo di coraggio, di rottura delle opprimenti catene politico-sociali rumene.

Proprio per questa ragione, Gica è anche etichettabile come canto epico-storico: Real Madrid-Brescia-Serie B italiana-Barcellona. Una “Trayectoria” da Haiduci, brigante simbolo delle rivolte sociali nell’immaginario collettivo rumeno, declinato al mondo pallonaro. Dall’élite del calcio iberico alla provincia italiana fino alla Catalogna, al Camp Nou. Hagi è anche royale ballata novellistica, è alta classe, come confermato da una delle icone del calcio mondiale, Jorge Valdano: “Hagi è un nobile, così importante per il calcio rumeno che mi è mancato solo vederlo giocare in groppa a un cavallo bianco“.

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Pubblicato da Alessandro Fracassi

Nato in quel di Sassari nel 1992, cresciuto nel segno della leadership, del temperamento e della passione per i tackle del Guv'nor Paul Ince. Aspirante giornalista sportivo, studio giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Calcio e Basket le linee guida dell'amore incondizionato verso lo sport, ossessionato dagli amarcord, dal vintage e dai Guerin Sportivo d'annata, vivo anche di musica rock e dei film di Cronenberg. Citazione preferita: "en mi barrio aprendí a no perder".