Storie di calciomercato: Paul Ince all’Inter

approfondimento su Ince

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Il caldo torrido, una spiaggia e un quotidiano sportivo sorretto in bella mostra da un lettore attento. È il tipico scenario dell’estate pallonara: un concentrato di nomi di giocatori e squadre, tra ingaggi sontuosi e prestiti onerosi, che stuzzica le fantasie di addetti ai lavori e tifosi. Eppure, nel calciomercato, vige una regola non scritta. Una “legge” valevole sia sul rettangolo verde, sia in fase di acquisizione di un giocatore. “Non dire gatto, se non ce l’hai nel sacco”: parole e musica di Giovanni Trapattoni. Tradotto: se un giocatore non ha ancora messo nero su bianco sul contratto proposto, le frasi di rito hanno valore effimero. Ma che succede quando una società organizza una conferenza stampa di “non presentazione” di un giocatore che continua a trattare senza però metterlo sotto contratto? L’Occhio Sportivo vi racconta l’approdo di Paul Ince all’Inter. Una storia di calciomercato bizzarra, ai limiti del grottesco.

L’antefatto

Febbraio 1995. Ernesto Pellegrini, dopo 11 anni di presidenza conditi da uno scudetto (quello dei record del 1989), una Supercoppa italiana e due Coppe Uefa, cede le quote societarie a Massimo Moratti, figlio dello storico presidente Angelo e artefice, con il mago Helenio Herrera in panchina, della Grande Inter degli anni ’60. La Milano nerazzurra però è lontanissima dai fasti di un tempo: nonostante il trionfo in Uefa nel maggio 1994, i Bauscia hanno sfiorato una clamorosa retrocessione in Serie B. L’orizzonte non si è schiarito con l’approdo di Ottavio Bianchi in panchina: eliminati ai trentaduesimi di finale di Coppa Uefa dall’Aston Villa, i nerazzurri arrancano in campionato. Dennis Bergkamp, l’olandese volante colpo di mercato dell’estate 1993, è un tulipano appassito. Non va meglio al connazionale Wim Jonk che alterna buone prestazioni ad autentiche comparsate in campo.

Tocca così a Nicola Berti e Rubén Sosa sorreggere le sorti di una squadra che, agli albori del 1995, vede vicina la zona retrocessione. Serve una svolta e lo scenario muta quando Massimo Moratti, il 18 febbraio, rileva il club e diventa il diciottesimo presidente nella storia dell’Inter. L’ambiente ritrova la fiducia perduta e, al fotofinish di una stagione contraddittoria, acciuffa all’ultimo respiro dell’ultima giornata (2-1 sul Padova, decisivo un colpo di testa di Delvecchio al 94′) la qualificazione Uefa. L’approdo in Europa fa rima con programmazione, con progetto, con vittoria. Servono investimenti. Evidente è la mancanza di un leader, in campo e nello spogliatoio.

I love tackling, it’s better than sex

25 gennaio 1995, Londra. Selhurst Park. Crystal Palace-Manchester United è il monday night di Premier League. Massimo Moratti, oltre al fumo, ha un vizio incurabile: la passione per i Red Devils. Le trattative con Pellegrini per l’acquisizione del pacchetto azionario dell’Inter procedono spedite ma tra i viaggi in terra d’Albione si nascondono, oltre agli appuntamenti di lavoro, i sogni proibiti del petroliere milanese: strappare Eric Cantona e Paul Ince allo United per vestirli di nerazzurro. Se Cantona è genio e sregolatezza, Ince strega Moratti per il temperamento da mediano vecchio stampo, tutto grinta, corsa e carattere. Un lottatore che identifica nei tackle duri, ruvidi alle caviglie avversarie i massimi piaceri della vita.

Due giocatori dalla forte personalità, forse anche eccessiva quando il francese, espulso dopo un calcio volante al difensore degli Eagles Richard Shaw, ripete il gesto scagliandosi contro un tifoso del Palace, Matthew Simmons. Ince fu uno dei primi a prendere le difese del compagno, con fare minaccioso. Moratti, rientrato dal far west londinese e innamorato dal temperamento di Paul Ince, accelera le operazioni di acquisto del club. L’obiettivo su cui lavora sotto traccia è proprio il mediano con il numero otto sulle spalle.

Ince all’Inter, o no?

Moratti, dopo un lavoro diplomatico durato mesi, convince Ince e Alex Ferguson: lo vuole all’Inter, come nuovo capitano e uomo immagine della rinascita. La proposta allo United è altissima: 14 miliardi per il suo cartellino. Inizialmente il Manchester rifiuta la prima offerta ma sulla seconda, da 17 miliardi cash, non può che alzare bandiera bianca e preparare i documenti relativi al trasferimento. Paul Ince è prossimo all’approdo in Italia ma la vicenda si infittisce di mistero.

Nessun comunicato ufficiale rilasciato dall’Inter, nessun riferimento alla chiusura della trattativa. La situazione si sblocca quando Ince sbarca a Milano il 20 giugno 1995, accompagnato dalla moglie Claire, dal figlio Thomas e dal suo avvocato di fiducia, Harry Brandman. L’Inter, nello stupore generale, annuncia a sorpresa una conferenza stampa presso la Terrazza Martini, a pochi metri dal Duomo in programma giovedì 22 giugno.

E poi…silenzi

Tutti si aspettano l’annuncio in grande stile ma il colpo di teatro è dietro l’angolo. Paul Ince giunge in Piazza Duomo con cappellino sponsorizzato Adidas, giubbotto e pantaloni di jeans. Una tenuta da rock star che nasconde ben altro. La conferenza stampa ha inizio. Ince prende posto tra un interprete e Gianmaria Visconti di Modrone, vicepresidente interista. “Ince non è ancora un giocatore dell’Inter” è l’esordio del vice di Moratti, dichiarazione che gela giornalisti e fotografi presenti. “Il contratto non è stato ancora firmato e il motivo è semplice: Ince sta valutando con la sua famiglia la migliore sistemazione per il suo trasferimento in Italia”.

All’aria attonita degli addetti ai lavori si aggiunge lo sguardo perso nel vuoto del giocatore, protagonista muto (essendo ancora un tesserato del Manchester Utd) di una conferenza stampa grottesca e surreale. “Il fatto che per Ince la serenità della moglie e del figlioletto sia importante almeno quanto il danaro” sottolinea con forza il vicepresidente nerazzurro “dimostra che ha un grande carattere, il carattere che ammiriamo all’Inter, che ci ha convinto che è davvero l’uomo che cercavamo”. L’ultima parola spetta all’avvocato di Ince, Brandman: “Paul è felicissimo di essere qui a Milano: l’ospitalità offertagli dall’Inter e dal presidente Moratti è stata magnifica”. La conferenza stampa si chiude con un risicato “arrivederci” da parte di Paul che rientra a Manchester senza la firma sul contratto.

Prima la famiglia: la moglie Claire e i dubbi su Milano

Un’infanzia difficile, fatta di povertà e miseria e, ora, un mondo in cui lusso e denaro dominano la scena. La vita di Paul Ince è radicalmente mutata. Cresciuto a Ilford, sobborgo londinese, il giovane Paul cresce senza la figura paterna e con la madre pronta a qualunque sacrificio per lui: lavora infatti come ballerina in Germania e la crescita di Paul è affidata a una prozia. Una spiccata sensibilità, quella per la famiglia, che fa quasi saltare il suo trasferimento in Italia, con protagonista la moglie Claire, chiave della grottesca conferenza stampa a Terrazza Martini. Ma, in questo caso, più che le eventuali nostalgie britanniche e la distanza dalla campagna inglese, sono le proposte di villa made in Italy a non convincere la bionda “first lady” del calcio in terra d’Albione.

“Sotto un certo livello non scendo” e “non potete aggredirmi così, sono un essere umano anch’io” sono alcune delle dichiarazioni della Signora Ince, poco propensa a lasciare l’Inghilterra per Milano. Moratti fa l’impossibile per accontentare Claire: dieci ville extra lusso, tra Milano 3 e il lago di Como, tutte rifiutate con decisione. “Se non trovo la casa dei miei sogni, resto a Manchester con mio figlio”. L’ipotesi di un soggiorno temporaneo presso una suite da urlo a Villa d’Este viene accolta con freddezza e nemmeno un anello di diamanti, regalo personale di Moratti alla decisa Claire, sembra sbloccare la situazione. Le possibilità che Ince vesta il nerazzurro crollano con il passare delle ore.

L’accordo

Moratti non perde le speranze: è disposto ad aspettare il 25 giugno come deadline per l’accordo definitivo. In caso di fumata nera, sono il giovane Clarence Seedorf dell’Ajax ed Emiliano Bigica, reduce da un’ottima annata a Bari, le principali alternative a Ince. Ma un ennesimo colpo di scena è dietro l’angolo. Stavolta, sono le dichiarazioni di Martin Edwards, presidente dello United, a decretare la fine dell’esperienza a Old Trafford di Ince: “l’accordo con l’Inter è ormai cosa fatta, spetta a Paul decidere. Se dovesse restare, non potremmo rinforzare la squadra”. Parole al veleno che accelerano le operazioni.

La Signora Ince, ormai poco gradita tra le campagne del Cheshire, si convince: Milano e l’Inter rappresentano il futuro. Dopo quattro ore e mezza di riunione tra gli emissari dei Red Devils e Paolo Taveggia (direttore generale interista) arriva il tanto agognato comunicato: “Ufficiale: Paul Ince è un nuovo giocatore dell’Inter”. Oltre al costo del cartellino (17 miliardi di lire) e il sontuoso ingaggio del centrocampista inglese (5 miliardi netti per tre anni) la società ha anche risolto il problema della casa che tanto stava a cuore alla signora Claire: al termine delle vacanze che trascorrerà in Sardegna, a Santa Margherita di Pula, potrà scegliere fra tre ville sul lago di Como.  La scelta poi ricadrà su una lussuosa villa, abitata fino a qualche settimana prima da Wim Jonk, con vista lago a Carate Urio.

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Pubblicato da Alessandro Fracassi

Nato in quel di Sassari nel 1992, cresciuto nel segno della leadership, del temperamento e della passione per i tackle del Guv'nor Paul Ince. Aspirante giornalista sportivo, studio giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Calcio e Basket le linee guida dell'amore incondizionato verso lo sport, ossessionato dagli amarcord, dal vintage e dai Guerin Sportivo d'annata, vivo anche di musica rock e dei film di Cronenberg. Citazione preferita: "en mi barrio aprendí a no perder".