Waddlemania: storia di un fenomeno cult a Marsiglia

approfondimento su Chris Waddle

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Marsiglia, novembre 1989. Nello storico quartiere Le Panier le consolidate tradizioni popolari si incontrano e si scontrano con la ventata di modernità socioculturale trainata dagli anni ’90 agli albori. L’arrondissement vive, dal remoto 1600, di laboratori artigianali a misura d’uomo, di boulangerie nelle quali è facile perdersi tra olfatto e gusto alle quali si unisce  il tripudio di pesce e frutti di mare nei ristoranti che danno vita a sua maestà la “Bouillabaisse” (la Zuppa delle terre della Provenza).

Le vie del quartiere, affacciandosi al Gran Porto Marittimo, vivono di abitudini consolidate negli anni: pesca, scarico merci e storie di vita popolare che non hanno intenzione di mutare. Colori e profumi però si confondono tra nuove gioventù e subculture importate dal “Made in England“: l’egocentrismo di marca Punk e il Grunge misto all’Hip Hop fanno di Marsiglia uno dei principali poli urbani di matrice cosmopolita del Vecchio Continente.

Chris Magic Waddle: un fenomeno sociale e mediatico infiamma Marsiglia

Subculture a parte, un fenomeno di enorme portata accorpa il melting pot cittadino sotto un’unica bandiera, quella dell’identità culturale condivisa. Non è per niente complicato aggirarsi per Rue Montbriand e notare un traffico pedonale fuori controllo. Una baraonda alimentata da generazioni diverse, guidate da adolescenti sognatori che tengono gelosamente per mano una fotografia che ritrae un taglio di capelli. La meta è il coiffeur (il parrucchiere). Il mercato che ruota attorno ai servigi dei saloni professionali registra infatti, tra il 1989 e il 1990, un’impennata senza precedenti se circoscritto al segmento geografico della Francia Meridionale. Un fenomeno poi diffuso in larga scala da leader musicali di spicco dell’epoca quali Simon Le Bon (frontman dei Duran Duran) e da star della televisione commerciale come Richard Dean Anderson, protagonista della serie TV MacGyver: il Mullet”, un taglio di capelli in salsa edonistica. Capelli corti nella zona tempie e più lunghi dalla nuca in giù fino alle spalle. Nel gergo popolare italiano gli anni ’80 partoriscono il termine “zazzera”. In Francia, la paternità del taglio di capelli che ha fatto ammattire i transalpini del Sud ha due nomi e un cognome e illumina con regolare costanza il calcio marsigliese: Christopher Roland Waddle, per tutti Magic Chris, il secondo giocatore più amato dai tifosi OM secondo la Hall of Fame del centenario del club stilata nel 1998.

Gli albori della Waddlemania

Icona del costume e della cultura pop franco-britannica e fuoriclasse di grandezza accecante: Chris Waddle è libidine applicata al calcio. Ridisegna il concetto di ala con dribbling e giocate ad alta velocità. Mancino naturale, modella con l’esperienza una tecnica di base eccelsa, svezzata nei fangosi e arrangiati campi di calcio nella gelida periferia inglese del nord, quelli della Working Class, nei quali emergere socialmente è esercizio di ardua impresa. Per tutti, non per Chris. Magic Waddle si impone soprattutto come “Self made man“: un personaggio costruitosi da sé, la cui stravaganza conquista, ispira, ipnotizza. Una figura che riempie le pagine dei giornali, alimenta dibattiti nei talk show sportivi, antesignano di quella figura che oggigiorno spopola sui social network sotto le generalità di sport influencer. Il suo sbarco a Marsiglia è datato luglio 1989 quando il presidente dell’OM Bernard Tapie lo preleva dal Tottenham per l’esorbitante cifra di 4,5 milioni di franchi. Un investimento esoso per l’epoca ma che porterà ai Focesi indiscussi benefici dentro e fuori dal campo.

Come per Gullit in Italia e in Serie A (celebre il cappello con le trecce che richiama la folta chioma Rastaman del fuoriclasse olandese, oggetto precursore di un marketing calcistico che si affacciava all’espansione globale) l’impatto mediatico di Waddle con la realtà marsigliese e francese è imponente. Apprezzato (eufemismo) dal gentilsesso, Waddle si impone come punto di riferimento per gli adolescenti. Tra il 1989 e il 1990 le più giovani leve marsigliesi richiedono, alla modica cifra di 8 franchi, il taglio di capelli “Alla Waddle” ai loro parrucchieri di fiducia. Un fenomeno di costume senza eguali, un fenomeno mediatico di rilievo, richiesto da televisioni locali e nazionali in qualità di ospite e da aziende che costruiscono intorno al suo estro e look campagne pubblicitarie di inevitabile successo. La “Waddlemania” monopolizza Marsiglia e in campo l’exploit è ancora più marcato.

Marsiglia-PSG, 27 ottobre 1989: nasce Magic Waddle

Come Liverpool-Manchester United in Inghilterra, Inter-Juventus in Italia e Real Madrid-Barcellona in Spagna: Olympique Marsiglia-Paris Saint Germain, le “classique” del calcio transalpino, è sfida che monopolizza le attenzioni di un Paese intero. Una sfida sentita che travalica i confini del rettangolo verde: la ricchezza e gli eccessi della Capitale contro la Francia Meridionale operaia; la grandeur
parigina opposta alle molteplici difficoltà sociali marsigliesi, sabbie mobili dalle quali la città cerca da sempre di riemergere. L’OM è campione in carica e, per difendere il titolo, deve battere Parigi e il PSG per confermare un dominio in rampa di lancio sul calcio transalpino. Waddle fatica però ad entrare in partita: qualche accelerazione, pregevoli tocchi corti. Poco altro.

Niente che travalichi l’ordinario svolgimento della partita prima del coup de théâtre. Minuto 35 del primo tempo: Eric Di Meco, terzino sinistro e monumento del calcio marsigliese, pesca Waddle solo nel cuore dell’area di rigore parigina. L’inglese, eludendo la trappola del fuorigioco, controlla la sfera con il petto, salta con uno scavetto mortifero l’estremo difensore Bats e ha dinanzi a sé la porta sguarnita. A quel punto è naturale pensare che l’estrosa ala britannica depositi in rete con un comodo tocco di piatto. I calciatori ordinari si accontenterebbero della rete, Waddle no. L’inglese vive di creatività, di empatia con il pubblico. Di gesti tecnici sopraffini e non contempla la banalità. E’ esteta pallonaro, impone a sé stesso la bellezza e l’immortalità della giocata: delizioso e irrisorio colpo di tacco sulla linea di porta. Velleità parigine annientate, Vélodrome in estasi. In quella sera Waddle diventa Magic. Marsiglia inizia a sognare.

Dal campo alle sale di registrazione: Waddlemania nella musica

L’ascesa di Waddle prosegue nel 1990 quando, oltre alla conquista del titolo di campione di Francia (primo successo in carriera), incanta l’universo pallonaro ai mondiali di Italia ’90. E poco importa se è proprio lui a sbagliare il rigore decisivo con la Germania Ovest che estromette la Nazionale dei Tre Leoni dalla finalissima di Roma. Waddle ha ormai edificato un personaggio mediatico di caratura internazionale, impermeabile anche a errori tecnici che posso rivelarsi fatali sul piano sportivo. Esaurita la moda del “Mullet”, Waddle si presenta al mondiale italiano con un taglio di capelli tipicamente anni ’90 (corto e “a spazzola“): un restyling della propria immagine dietro al quale si cela una nuova avventura, quella dell’incisione di un singolo musicale con il compagno al Marsiglia Basile Boli, programmata per il 1991.

Per Waddle non è un debutto assoluto nel mondo della musica: già nel 1987, quando veste la maglia del Tottenham, si avventura con il compagno Glenn Hoddle in un progetto che porterà all’incisione del singolo “Diamond Lights“. L’intesa extra campo tra i due frutterà la presenza del brano nella Top 20 delle canzoni più ascoltate in Inghilterra e al secondo posto di Top of The Pops nell’aprile del 1987. Un successo che Waddle replica a Marsiglia con il difensore Boli (Ai milanisti il difensore evoca brutti ricordi). Il singolo “We’ve got a feeling” si rivela un successo in Francia e l’uscita del pezzo avviene in concomitanza con i quarti di finale della Coppa dei Campioni: il Marsiglia affronta la proibitiva sfida con il Milan campione d’Europa.

Maldini e un’emicrania di nome Waddle

Gli avversari più temibili affrontati in carriera? Shevchenko in allenamento, Rocco Pagano e Chris Waddle. L’inglese era ciondolante, ma meno scattante. A me davano fastidio quelli che spostavano la palla, ondeggiavano e lui mi costringeva nella mia metà campo per tutta la partita“. Quali caratteristiche hanno in comune Rocco Pagano e Chris Waddle? Essenzialmente tre. Entrambi sono stati calciatori. Entrambi prediligevano il ruolo di ala destra. Entrambi hanno reso la vita difficile a Paolo Maldini. Non è un mistero. La leggenda rossonera ha spesso dichiarato alla stampa di aver sofferto Rocco Pagano a Pescara ma sopratutto Waddle nei due incroci tra Milan e Marsiglia nella stagione 1990/91.

Nella gara di andata a San Siro, Waddle delizia la Scala del calcio che ammira ammaliata le gesta dell’ala british. Magic Chris si esalta nei palcoscenici da smoking e sigaro e incanta la platea con giocate d’autore, brucianti discese sull’out di destra, dribbling sinuosi più un assist al bacio per il gol di Jean Pierre Papin che manda in subbuglio anche giocatori di livello mondiale come Maldini e Baresi. Se la gara di Milano serve al Marsiglia per mettere paura ai campioni d’Europa e del Mondo, il retour match del Vélodrome consacra Waddle come uno dei giocatori più completi del calcio internazionale e l’OM come un collettivo ormai pronto al trionfo europeo. Waddle sta a un urugano come Maldini sta all’aspirina: è il principio di causa-effetto. Il malcapitato Paolo annaspa nell’infernale ambiente focese e, al minuto 75, osserva da spettatore non pagante il capolavoro griffato Magic Chris. Abedi Pelé, altra stella luminosa di quel Marsiglia, cerca e trova Papin. L’attaccante francese spizza di testa per l’accorrente Waddle che con una volée di destro (non il suo piede naturale) deposita alle spalle di Sebastiano Rossi un destro chirurgico che accende la notte del Vélodrome (il Milan si spegne con i riflettori dell’impianto marsigliese, ndr) e apre all’OM le porte della storia.

La ferita di Bari e l’addio

Superato agilmente lo scoglio semifinali (Spartak Mosca annientato nel doppio confronto) il Marsiglia vola a Bari per la sua prima finale di Coppa dei Campioni. Avversario la Stella Rossa di Dejan Savicevic, Darko Pancev e Robert Prosinecki. Waddle punge gli jugoslavi ma i suoi tentativi sono nulli dinanzi alla saracinesca-Stojanovic. L’equilibrio regna sovrano fino ai calci di rigore. L’Olympique sbaglia con Manuel Amoros il primo tiro dagli undici metri. La Stella Rossa è cinica, implacabile e campione d’Europa. Il trionfo della Zvezda manda in estasi un’unità nazionale, quella jugoslava, ormai prossima alla guerra intestina e allo sbando. L’OM e Waddle devono invece recriminare per le occasioni non capitalizzate nei 90′ regolamentari.

Ciò che non sfugge ai media stavolta è l’assenza di Magic Chris nella lista dei rigoristi. Scoppia il caso all’interno dello spogliatoio OM: il tecnico dei “blanc-et-bleu” Raymond Goethals lascia intendere agli organi di stampa un netto rifiuto del giocatore, memore dell’errore dagli undici metri di Italia ’90. Waddle assicura di non essere stato inserito nella lista dei battitori dal suo tecnico. Waddle è all’epilogo della sua avventura transalpina e, nel 1992, Tapie accetta l’offerta di un milione di sterline dello Sheffield Wednesday che si assicura le prestazioni di Waddle. Il prezzo irrisorio con il quale Magic Chris lascia Marsiglia è una sorta di gentlemen agreement stipulato di comune accordo con Tapie: il prezzo di mercato di 1 milione di sterline vale solo per i club inglesi (Waddle vuole infatti tornare in Terra d’Albione). Per gli altri possibili acquirenti non si scende sotto quota 4 milioni.  D’altronde si investe non solo sul calciatore ma soprattutto sul personaggio mediatico. Is it true, Chris?

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Pubblicato da Alessandro Fracassi

Nato in quel di Sassari nel 1992, cresciuto nel segno della leadership, del temperamento e della passione per i tackle del Guv'nor Paul Ince. Aspirante giornalista sportivo, studio giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Calcio e Basket le linee guida dell'amore incondizionato verso lo sport, ossessionato dagli amarcord, dal vintage e dai Guerin Sportivo d'annata, vivo anche di musica rock e dei film di Cronenberg. Citazione preferita: "en mi barrio aprendí a no perder".