Reyer d’Europa: Venezia vince la Fiba Europe Cup e riporta in Italia l’alloro continentale

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I lagunari riportano una coppa europea in Italia: è la 4° volta negli ultimi 16 anni. La Reyer Venezia vince il suo primo trofeo continentale, battuta in finale Avellino. I veneti si sono imposti sia all’andata in irpinia per 77 a 69, che nella mura domestiche con il risultato di 81 a 79.

Veni, vidi, vici”: la storia attribuisce tale locuzione a Giulio Cesare, all’indomani della vittoria contro l’esercito di Farnace II del Ponto a Zela, nell’attuale territorio turco. Mai il Pontifex maximus avrebbe però immaginato che la sua celebre locuzione potesse essere traslata in maniera tanto efficace dalle stanze del senato romano fino alla pallacanestro europea del Terzo Millennio. Se in Eurolega lo Zalgiris Kaunas di Šarūnas Jasikevičius è riuscito a ribaltare il pronostico che lo vedeva sfavorito dinanzi all’Olympiakos nei quarti, centrando (per ora) il “veni” e “vidi” con la conquista della Final Four di Belgrado, le tre celebri massime del pontefice e senatore romano sono state abbattute dalla Reyer Venezia al pari di chi ha cercato di renderle complicata la missione continentale. Rapido, indolore, trionfale: così è stato il cammino del sodalizio di Walter De Raffaele in Fiba Europe Cup. Prima in Italia, poi in Europa: per la Reyer “il dado è tratto”. I lagunari campioni d’Italia in carica hanno centrato il primo alloro continentale della loro storia nel confronto tutto italiano con la Sidigas Avellino. Un trionfo da celebrare: l’Italia infatti va a canestro nel palcoscenico europeo per la quarta volta negli ultimi 16 anni. L’Occhio Sportivo riavvolge il nastro dei ricordi. Flashback loading…

 

COPPA SAPORTA 2002: SIENA CONQUISTA LA FRANCIA

Tralasciando le sentenze dei tribunali, l’epopea della Montepaschi Siena in Italia e in Europa vide la luce in quella che fu l’ultima edizione della Coppa Saporta, la vecchia Coppa delle Coppe, nell’aprile del 2002. I biancoverdi di Ergin Ataman (un certo Simone Pianigiani era il suo vice) riuscirono nell’impresa di vincere una competizione europea pur non avendo mai vinto, fino a quel momento, una competizione tra i confini nazionali. Il quintetto senese poteva annoverare tra le sue fila giocatori dal curriculum europeo di tutto rispetto: Vrbica Stefanov in cabina di regia, Roberto Chiacig sotto le plance, la guardia Boris Gorenc e Mindaugas Žukauskas oltre ai giovani italiani Andrea Pilotti e Marco Rossetti. Il cammino del sodalizio toscano ebbe inizio con la prima fase e il 1° posto nel girone B sui greci del Panionios, per poi eliminare in sequenza Strasburgo, Unics Kazan e Hapoel Gerusalemme. Nella finalissima del 30 aprile 2002 al Palais des Sports de Gerland di Lione il quintetto italiano vinse l’ultima edizione della coppa con uno scarto di dieci lunghezze sulla Pamesa Valencia dell’ex Virtus Bologna Alessandro “Picchio” Abbio. Il trionfo europeo diede lustro alla Montepaschi che, da quel momento in poi, imporrà il suo dominio incontrastato in Italia e sfiorerà più volte la finale di Eurolega.

 

EUROCHALLENGE 2009: IL RITORNO DELLE “V NERE”

Niente a che vedere con la leggenda della defunta Kinder, ma il dna vincente rimane vincente. Niente a che vedere con le notti magiche di Ettore Messina che, tra il 2005 e il 2009, dominava il basket europeo con il suo Cska. La Virtus cadde, falcidiata da un fallimento societario che la portò a calcare i campi della Legadue per poi sfiorare un clamoroso scudetto nel 2007, sconfitta soltanto dalla corazzata Siena. I bianconeri, edizione 2008-09, guidati da Matteo Boniciolli (subentrato nel novembre 2008 all’esonerato Renato Pasquali) schieravano un mix di giovani promesse, Petteri Koponen, scelto al draft NBA 2007 dai Sixers, e giocatori esperti per tentare l’acuto europeo: il miglior centro della Serie A1 2007/08 Sharrod Ford; Alex Righetti protagonista di una stagione da “High career” in quel di Avellino. Una squadra ambiziosa, le cui punte di diamante del roster rispondevano ai nomi di Will Bynum, fresco protagonista col Maccabi Tel-Aviv della finale di Eurolega, la guardia statunitense Keith Langford ma soprattutto Earl Boykins, play dei Bobcats con il vizio della doppia cifra in NBA. Se in campionato le cose non vanno per il verso giusto, sembra essere proprio l’Europa il palcoscenico ideale per la Virtus, una squadra che fatica tremendamente quando i ritmi in campo si abbassano e quando gli stimoli vengono meno. In Eurochallenge, la Virtus sembra ritrovare lo smalto dei tempi d’oro: supera agevolmente primo turno e top 16 e, ai quarti di finale, la pratica Telekom Bonn viene archiviata in sole due partite. La Final Four è cosa fatta. Vietato fallire, anche perché il fattore campo aiuta: è proprio il Futurshow Station di Casalecchio di Reno il palcoscenico di un possibile ritorno della Virtus nell’Europa che conta. In semifinale le “V nere” regolano con uno scarto di 14 punti i ciprioti dell’AEL Limassol. La finale, contro i francesi del Cholet, si rivela più ardua del solito: la Virtus scappa, ma nell’ultimo periodo di gioco viene quasi raggiunta dai transalpini. Un libero di Keith Langford a segno e una tripla fallita da Cholet a 2’’ dalla fine, mandano in visibilio il pubblico bianconero che celebra, a distanza di 8 anni dal trionfo della Kinder in Eurolega, il quarto trofeo continentale della sua storia.

EUROCHALLENGE 2014: LA PRIMA VOLTA DI REGGIO EMILIA

Reggio Emilia e l’Europa: un rapporto complicato, un binomio agli antipodi. Tra il 1999 e il 2000 gli emiliani vennero estromessi dalla Coppa Korac, in entrambi i casi ai sedicesimi di finale e rispettivamente contro i greci del Panionios (gara sublime del compianto Mike Mitchell all’ultima stagione della sua meravigliosa carriera) e gli spagnoli dell’Unicaja Malaga. Nel 2003 Reggio, sponsorizzata Bipop-Carire, non andò oltre la seconda fase della Europe Champions Cup e nel 2006 raggiunse i quarti di finale della Uleb Cup, eliminata dalla competizione dai serbi del Vrsac. Seguirono sei lunghe stagioni di sofferenza nel limbo della Legadue quando, nel 2012, coach Massimiliano Menetti riportò la Reggiana in A1 e l’anno successivo in Europa. Le premesse per la disputa di una campagna continentale da protagonista ci sono tutte e il roster allestito dalla società del patron Landi è di primissimo ordine: arriva l’ala piccola James White dai New York Knicks (già in Italia con le maglie di Sassari e Pesaro); Ariel Filloy, prelevato da Trieste in Legadue; il ritorno di Angelo Gigli in prestito dall’Olimpia Milano e le conferme di giocatori di assoluto livello come Andrea Cinciarini, Ojars Silins e soprattutto Rimantas Kaukenas, autentica stella del roster emiliano. Playoff scudetto ed Eurochallenge: è duplice l’obiettivo per la Reggiana edizione 2013/14. Se però il tricolore prende la direzione di Milano, l’attenzione di coach Menetti si concentra tutta sulla competizione continentale. Al primo turno i biancorossi vincono senza patemi il girone sopravanzando i finlandesi del Kotka, i belgi dell’Aalstar e gli olandesi del Groningen. Nelle last 16, il rullo compressore Reggio ha la meglio sugli ungheresi dello Szolnoki Olaj, il Krka Novo Mesto made in Slovenia e i francesi di Cholet. Ai quarti di finale, nemmeno gli esperti russi del Samara riescono a mettere il bastone tra le ruote al quintetto di coach Menetti. La Final Four è realtà e la realtà dice Bologna: sarà il PalaDozza infatti la location conclusiva della manifestazione. Tutta Reggio Emilia si riversa a Bologna per spingere la squadra verso l’alloro continentale. In semifinale i turchi del Gaziantep vengono regolati con 10 punti di scarto, è finale. La coppa è ad un passo: l’ultimo ostacolo si chiama Triumf Ljubercy, squadra russa antenata dell’attuale Zenit San Pietroburgo. Dalla Russia, i più sarcastici sbeffeggiano Reggio Emilia cantando sulle note di “Prospettiva Nevski” di  Franco Battiato. Si sentono favoriti i russi, dopo aver surclassato gli ungheresi dello Szolnoki Olaj. Reggio non è di certo la vittima sacrificale e riporta tutti sulla terra, cominciando a suonare con fare forsennato la balalaika: 79-65 il finale, che non ammette repliche. White, sugli scudi con una prestazione sublime da 17 punti, consegna alla sua squadra il primo, e per ora unico, acuto europeo nella storia degli emiliani e lascia a bocca asciutta i russi. Dasvidania.

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Pubblicato da Alessandro Fracassi

Nato in quel di Sassari nel 1992, cresciuto nel segno della leadership, del temperamento e della passione per i tackle del Guv'nor Paul Ince. Aspirante giornalista sportivo, studio giornalismo all'Università "La Sapienza" di Roma. Calcio e Basket le linee guida dell'amore incondizionato verso lo sport, ossessionato dagli amarcord, dal vintage e dai Guerin Sportivo d'annata, vivo anche di musica rock e dei film di Cronenberg. Citazione preferita: "en mi barrio aprendí a no perder".