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La notizia ha fatto il giro del mondo sportivo e calcistico. Claudio Ranieri, entrato nella storia per l’impresa compiuta con il Leicester, torna alla guida di una panchina in Premier League. È stato infatti chiamato sulla panchina del Fulham, ultimo in classifica.
Ranieri appartiene ormai ad una vecchia generazione di allenatori, i quali fondano il proprio credo sportivo sui valori, sui rapporti umani e sul senso del lavoro e del sacrificio. Un po’ come Samuel Jackson che, in Coach Carter, veste i panni di un coach di una squadra di giovani, ai quali insegna che per raggiungere i successi bisogna lavorare sodo ed essere umili.
Il ritorno di Claudio
I miracoli si sa, accadono pochissime volte. Ma sono quelli sportivi, spesso e volentieri, a legarci sentimentalmente allo sport. Nei giorni scorsi Ranieri, diventato un’istituzione a Leicester, è tornato in Premier League. Non solo per rendere omaggio al compianto presidente Vichaj Srivaddhanaprabha.
Stavolta è chiamato a salvare una squadra del nord di Londra, il Fulham. Ultimi a cinque punti (e con la peggior difesa dei primi cinque campionati europei) dopo la splendida cavalcata in Championship lo scorso anno, i Cottagers devono risollevare la china. Compito arduo per Sir Claudio, ma non impossibile per chi ha scritto pagine di epica applicata al calcio.
Coach Carter: vecchie maniere
Lavoro duro e sacrificio. Sono le parole d’ordine di Ken Carter, coach protagonista della pellicola “Coach Carter” datata 2005. Ken guida una squadra di basket, gli Oilers, del liceo Richmond. Una squadra composta interamente dai ragazzi del quartiere cittadino, che vivono intrappolati dalla povertà e dalla delinquenza. Il dramma umano e sportivo, tra sermoni e lezioni di vita, coinvolge lo spettatore. Sotto i riflettori si impone il processo di crescita dell’allenatore – il grande Samuel Jackson – e dei suoi ragazzi scapestrati.
Umiltà, sacrificio ma soprattutto impegno. Tanto nello sport quanto nello studio. Condizioni che Coach Carter metterà davanti a tutto, a costo di escludere dalla squadra alcuni dei suoi ragazzi. Il film è un vero e proprio “manuale” di vita. Esalta i valori dello sport e della cultura del lavoro. Ken Carter, la cui filosofia è tratta da una storia vera, ne è un fedele scudiero. Tra il 1997 e il 2002 infatti Carter divenne famoso, impedendo alla sua squadra imbattuta di giocare, se prima i suoi ragazzi non avessero portato a termine gli accordi accademici con lui stipulati. Criticato da molti, divenne poi una figura di riferimento sportivo per la cultura dell’educazione sportiva. Tutti i suoi ragazzi riuscirono infatti a laurearsi.
Ranieri e Carter: custodi dei valori
La storia di Ranieri è ovviamente diversa da quella di Carter. Nato e cresciuto a Testaccio, storico quartiere romano, Claudio (che da calciatore non ottenne troppo successo) diventa un allenatore di livello, raggiungendo l’apice della carriera con il Leicester. Per affinare la chimica di gruppo, Ranieri era solito portare fuori a cena Jamie Vardy e compagnia. Una tattica extra campo che si rivelò poi vincente. La replica ora, a Craven Cottage. “Qui la pizza non basta, serve molto di più. Comincerò a portarli al McDonald’s, stavolta servono gli Hamburgers”. Sarà complicatissimo raggiungere la salvezza per il Fulham ma l’esperienza, l’umiltà, e la cultura del lavoro potranno essere un’ottima base da cui Ranieri partirà per provarci. Ancora una volta.
Gli stessi valori che, nel discorso finale del film, coach Carter esalta e cita per parlare ai suoi giocatori. “Da giocatori, vi ho reso studenti. Da ragazzi, uomini.” Perché si sa: un grande sportivo deve essere prima un grande uomo. Un percorso umano, fatto di gioie e dolori, che Carter fa fare ai suoi e che Ranieri ripropone ai giocatori del Leicester nel 2015. Entrambi rappresentano, per motivi diversi, due allenatori sportivi che provano e hanno provato a insegnare e far crescere i propri giocatori, provando a renderli campioni ma ancor prima uomini. Di valore assoluto.
L’Italia ha ancora bisogno di Ranieri?
Ken Carter, rispetto a Ranieri, ha allenato solo a Richmond. Il tecnico italiano, al contrario, è stato un vero e proprio giramondo. Ma l’idea perfetta di calcio, per il tecnico romano, è la Premier League. Svariati i motivi. “Forse per la carriera da calciatore: non ero molto tecnico ma lottavo come un leone, ed è per questo che mi sento a casa”, dichiara Sir Claudio a Repubblica. In Inghilterra, Ranieri è riuscito come Carter a Richmond, a creare la propria dimensione di allenatore e di uomo. Apprezzato da tutti nel Regno Unito, resta da chiedersi se in Italia – dove è in atto una vera e propria rivoluzione calcistica a livello federale e sportivo – non sia giunto il momento di ripartire in parte da allenatori con la tempra di Ranieri.
La rivedremo mai in Italia? “Non lo so e non so perché non è successo. Chiedetelo ad altri.” Parola di Claudio.