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Il 5 aprile 2018 è un giorno che resterà nella memoria dei molti tifosi biancocelesti (quasi 43 mila) presenti allo Stadio Olimpico di Roma. Non tanto per il risultato finale ma per l’atmosfera che giovedì sera si è respirata tra campo e spalti. Per carità, il 4-2 inflitto alla Red Bull Salisburgo nel quarto di finale di andata di Europa League fornisce un piccolo e prezioso vantaggio per la Lazio in vista del ritorno. Ma prima affrontiamo una piccola analisi tecnico-tattica.
Red Bull Salzburg
La squadra austriaca non ha bisogno di presentazioni. Nella partita di andata ha dimostrato i propri limiti e punti di forza. La RB Salisburgo è schierata dall’allenatore Marco Rose con un camaleontico 4-3-1-2 che spesso diventa un 4-4-2 puro, grazie all’allargamento a sinistra dell’ottimo trequartista Xaver Schlager.
I campioni d’Austria fanno della corsa e del pressing le loro principali qualità. La squadra si muove come se i giocatori fossero legati tra loro da una corda invisibile: non perdono mai le distanze, giocano corti, con una difesa altissima, cercando di schiacciare gli avversari nella propria metà campo. Senza mai lasciare lo spazio per un’uscita difensiva facile.
L’età media molto bassa della rosa (23,8 anni) facilita la buona riuscita del dispendioso gioco richiesto da Rose. Il direttore d’orchestra, Diadie Samassékou, è davvero impressionante. Sicuramente una pecca non conoscere questo giovane mediano, classe ’96 e con il contratto in scadenza 2019, sul quale hanno messo gli occhi anche PSG e Borussia Dortmund. Altrettanto sicuro è che il giallo, da diffidato, rimediato al minuto 83 lo escluderà dalla partita di ritorno. Non una cattiva notizia per la Lazio.
Lazio
Il modo di giocare senza troppi tatticismi della Lazio ha esaltato pregi e difetti della RB Salisburgo e viceversa. Le due squadre hanno dato vita a una partita intensa, dal grande ritmo, con tanti capovolgimenti di fronte, quasi fosse una partita di Premier League. Non a caso, la Lazio è senza dubbio la squadra italiana più europea: gioco d’attacco, tanta corsa e molti centrocampisti box to box come Lulic, Parolo e Leiva, autori di una prestazione a dir poco sontuosa.
La grande dinamicità degli austriaci ha messo in difficoltà i ragazzi di mister Inzaghi, che però quando sono riusciti a evitare il primo pressing, hanno poi quasi sempre colpito al cuore l’avversario.
Tutti e quattro i goal sono arrivati sfruttando azioni in ripartenza: cambio gioco veloce di Immobile su Basta per l’1-0 di Lulic; contropiede fulmineo culminato con lo splendido colpo di tacco di Parolo per il 2-1; filtrante di Milinkovic e accelerazione bruciante di Felipe Anderson sul 3-2 del brasiliano.
Una riflessione su Lucas Leiva. Invito tutti a notare la ferocia con cui nell’azione del 4-2 sradica la palla dai piedi del malcapitato Berisha, macina una trentina di metri palla al piede con il kosovaro sulle spalle e serve poi l’assist a Immobile.
Simone Inzaghi: l’eroe dei tre mondi
Se il comandante in mezzo al campo è senza dubbio il biondo brasiliano, il vero condottiero la Lazio ce l’ha in panchina. Anzi, dovrebbe averlo in panchina. Perché Simone Inzaghi è sempre al limite della sua area tecnica, quasi in campo coi suoi giocatori. Corre e lotta con loro, imita i gesti tecnici che stanno per effettuare. Simone è in campo con i suoi giocatori. Le immagini dell’esultanza di Immobile dopo il goal del 4-2 stanno facendo il giro di tv e social e testimoniano quanto la squadra sia legata al suo allenatore.
E da esultare c’è, eccome. Non tanto per il risultato finale che, come accennato in precedenza, avvantaggia la Lazio per la gara di ritorno, da giocare però partendo dallo 0-0 in Austria. La Red Bull Arena sicuramente proverà a spingere i propri beniamini verso il passaggio del turno. Proprio come ha fatto l’Olimpico nella gara di andata. Non solo la Curva Nord, strapiena e colorata come sempre ma l’Olimpico intero, finalmente. Erano anni che non si vedeva una tribuna Tevere e Montemario così gremite e accanite.
Per questo sì che c’è da gioire. È il risultato più bello e importante di questa squadra e, soprattutto, di Simone Inzaghi. In due anni precisi di panchina alla Lazio, l’allenatore ha saputo creare un senso di appartenenza forte in un gruppo di calciatori che, rare eccezioni a parte, non sono né romani né legati ai colori biancocelesti da chissà cosa. Ha saputo riaccendere la fiamma dei tifosi laziali più assopiti, cosa non facile. La chiave che ha aperto lo scrigno è semplice, ma preziosa: la Lazialità.
Simone è riuscito a raccogliere i cocci di un ambiente disunito, ha dato un gioco e un’anima alla sua Lazio. Ha dato, soprattutto, qualcosa in cui credere ai tifosi. Qualcosa in cui rispecchiarsi ogni volta che si ammira il carisma di Leiva, la smania di goal di Immobile, la maglia sudata di Parolo, le discese di Lulic, l’eleganza di De Vrij e la strafottenza di Milinkovic.
Ha reso orgogliosa la squadra di indossare questa storica maglia e, allo stesso tempo, fieri i tifosi di vedere i colori vestiti con il piglio giusto da ogni singolo calciatore. Inzaghi è riuscito nell’impresa di unire campo, panchina e spalti. Tre mondi così vicini da essere molto spesso lontanissimi.
Ritorno e futuro
Con queste premesse, la gara di ritorno e le ultime 7 giornate di campionato non possono che essere affrontate con grande attenzione, ma anche serenità. La sensazione è che la Lazio, giorno dopo giorno, stia costruendo qualcosa di importante. Starà alla squadra chiudere nel migliore dei modi la stagione e poi alla Società sostenere questo gruppo durante la sessione estiva di calciomercato. Ma per tutto questo ci sarà tempo. Intanto i tifosi possono godersi questo allenatore, questi ragazzi e questo pubblico. Intanto godiamoci la Lazio formato Europa.
Tutte le immagini sono state prese dalla pagina Facebook della S.S. Lazio.