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Il verdetto ha detto Francia e Croazia, che domenica 15 si giocheranno la finale del Mondiale russo. Se l’eliminazione del Belgio non ha fatto tanto rumore, quella dell’Inghilterra lo ha fatto eccome. Niente più Football’s coming home, come milioni di inglesi cantavano fino a poco tempo fa. La sconfitta e l’uscita di scena inglese sa di rimpianti visto il lotto di squadre che i 3 leoni avevano affrontato nella loro cavalcata. Tuttavia se per molti calciatori belgi quest’edizione ha rappresentato forse l’ultima occasione per vincere un mondiale, paradossalmente è l’Inghilterra che con ottime basi può ripartire fin da subito.
La ciliegina sulla torta
Il grande salto la Francia lo ha già compiuto da un pezzo. Fisionomia di squadra e di gioco ben precisa, spirito d’identità e di gruppo anche. Le Blues hanno dimostrato anche con il Belgio di essere pronti a trionfare, dopo la finale degli Europei persa due anni fa. Deschamps ha grandi meriti nell’aver costruito in modo semplice e con criterio una squadra capace di avere equilibrio, e mettere in condizione i suoi top player di poter incidere nei momenti decisivi.
Mbappè cresce di partita in partita ed è destinato a diventare uno dei giocatori più forti del mondo, nel caso in cui già non lo fosse.
L’impressione è che alla Francia manchi solo l’ultimo step, quello più importante, ovvero vincere un trofeo. Le carte in regola ci sono tutte, ma di fronte la Francia si ritroverà la miglior generazione balcanica di talenti degli ultimi vent’anni. E vent’anni fa però, fu proprio una doppietta di Thuram ai supplementari ad infrangere i sogni mondiali della Croazia nei mondiali del ’98.
Oltre il proprio Zenit
L’impressione è che il Belgio abbia espresso il massimo del suo calcio nei quarti contro il Brasile. Come se in quell’occasione gli uomini di Martinez avessero raggiunto lo “zenit calcistico”, l’apice del potenziale, di un’ottima squadra a cui forse mancherà sempre quel qualcosa per fare il grande salto. Contro la Francia, i diavoli rossi hanno infatti oggettivamente deluso, creando occasioni da gol che si contano sulle punte delle dita.
La gabbia tattica con cui la Francia ha bloccato le ripartenze, che contro il Brasile hanno rappresentato la chiave della vittoria belga, ha funzionato. Quello che più pesa e che forse influirà nel futuro non è stata tanto l’eliminazione contro una delle favorite alla vittoria finale, quanto il fatto che per molti calciatori del Belgio questa ha rappresentato l’ultima occasione.
L’età media dei vari Hazard, Mertens, Verthongen è avanzata se si considera che i Mondiali vanno in scena ogni 4 anni. Inoltre si può contestare la scelta controversa di Martinez di aver lasciato fuori Nainggolan, per “scelta tecnica”. Witsel, Dembele e Fellaini nelle ultime 2 gare avrebbero avuto bisogno eccome di uno come il neo acquisto interista in mezzo al campo e al loro fianco. Tuttavia il cammino del Belgio è stato ottimo considerando il percorso fatto. Il futuro però rappresenta un’incognita, sperando in una nuova next generation, in grado quanto meno di emulare quella di questi ultimi anni.
Contro il destino
Il cammino fatto e macinato fino ad ora da parte della Croazia rappresenta lo specchio di questa nazionale. Una nazionale che ci ha abituato a partire bene per poi spegnersi come una candela nelle sfide che contano davvero. Il modo in cui fino ad ora la Croazia ha vinto però le sue sfide in questo mondiale è rappresentato da una lotta estenuante, drammatica e romantica contro il proprio destino. E il raggiungimento della finale non è per niente un caso.
La golden generation croata e i suoi massimi esponenti, come Modric e Rakitic, sono riusciti a ribaltare le cronache recenti della loro nazionale. Partita dopo partita la fiducia degli uomini di Dalic è cresciuta sempre di più, nonostante difficoltà interne come l’esclusione di Kalinic.
La maturità dei protagonisti della Croazia è arrivata da tempo, bisognava solo creare un gruppo solido e soprattutto credere di poter andare contro il proprio destino. La Croazia dovrà ora superare lo scoglio più difficile, la sfida più importante, di un popolo di 4 milioni. I pronostici sono dalla parte della Francia, ma un po’ tutti faranno il tifo per Modric e compagni. Anche per lui e altri come Mandzukic, Subasic e Perisic questa rappresenta forse l’ultima e l’unica occasione di fare la storia del proprio Paese e del calcio in generale.
Paradosso generazionale
Diciamo la verità, quasi tutti gli appassionati di calcio hanno canticchiato o ascoltato “Football’s coming home”, hit inglese che rimanda alla vittoria mondiale del ’66. Eppure anche stavolta l’Inghilterra non ce l’ha fatta. I rimpianti della spedizione inglese sono tanti, forse troppi. Le squadre affrontate nella parte destra dal tabellone hanno favorito l’approdo in semifinale di una squadra giovane, ambiziosa e che ha fatto divertire un po’ tutti. Southgate è stato l’unico ct che negli ultimi anni è riuscito a dare un’identità alla sua nazionale, sfruttando un patrimonio di giovani talenti e rendendoli protagonisti assoluti.
Tuttavia, sul più bello, il sogno di vedere l’Inghilterra in finale si è infranto di nuovo. La sensazione che molti hanno, è che questa rappresentava una possibilità troppo importante per una compagine che non approdava tra le prime quattro di un Mondiale da 28 anni. Paradossalmente però, a differenza del Belgio, dell’Uruguay e della stessa Croazia, l’Inghilterra sembra destinata a “vedere il sole sorgere”.
Lindgard, Alli, Rushford, Pickford e lo stesso Kane rappresentano le fondamenta su cui la Federazione inglese potrà ripartire. Fondamentale sarebbe continuare anche da Southgate, lavorando così solo sulla crescita di tanti talenti che l’Inghilterra può contare di avere. Il futuro dunque sorride agli inglesi e chissà, se tra 4 anni, sarà ancora “Football’s coming home”.