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Venerdì 6 luglio andrà in scena alle ore 16:00, al Nizhny Novgorod Stadium, il primo quarto di finale tra Uruguay e Francia. A fronteggiarsi saranno due mondi, due culture, due filosofie totalmente opposti fra loro. L’Uruguay continua ad essere un “miracolo” sportivo e allo stesso tempo una delle realtà più solide a livello calcistico mondiale. Un paese di soli 3 milioni di abitanti sogna ormai da anni grazie al lavoro fatto dal maestro Tabarez.
Dall’altra parte ci sarà una Francia trascinata da Mbappè, specchio e simbolo di una generazione di talenti pronti a prendersi la scena mondiale. Se la Francia non brilla per il gioco che fa, ma ha un’identità precisa e un equilibrio, lo deve però anche al ct Deschamps. La favola romantica dell’Uruguay o la Francia multietnica, giovane e ambiziosa. Chi la spunterà?
L’ennesima sfida del maestro
Il lavoro fatto da Tabarez, parte da molto molto lontano. La fortuna della celeste è stata quella di riuscire a sfruttare al meglio un’ottima generazione di campioni, riunendola ed amalgamandola quasi alla perfezione. Lo spirito patriottico che alimenta gli animi uruguagi ha fatto semplicemente il resto. Da sempre infatti, la voglia di emergere e di rivalsa sull’Argentina e sul Brasile fa da motivazione per un piccolo paese sudamericano, orgogliosamente rappresentato da tutte le spedizioni mondiali degli ultimi anni. 2 coppe America vinte negli ultimi 4 anni testimoniano quanto di buono fatto da Cavani e soci. Questo Mondiale però rappresenta una sorta di turning point, una delle ultime occasioni per molti giocatori di poter scrivere la storia del proprio paese.
Godin, classe 84’, capitana di fatto un gruppo di esperienza, e di calciatori, che potrebbero essere al loro ultimo o penultimo mondiale. Muslera è un classe 86’, Cavani e Suarez 87’. Quest’edizione dei Mondiali quindi, assume un’importanza quasi vitale per una nazionale chiamata ogni volta a lottare per emergere e farsi valere, rispetto ai colossi Argentina e Brasile.
Tuttavia Laxalt, Torreira, Gimenez e Bentancur rappresentano e rappresenteranno i pilastri su cui l’Uruguay dovrà ripartire a prescindere dall’esito del Mondiale russo. Questi quattro elementi sono stati inseriti nello scacchiere del “maestro” con successo, portando freschezza, talento ed affidabilità ad un gruppo già esperto ed affiatato. Tatticamente parlando, a spostare e di molto gli equilibri, è l’infortunio del matador Cavani, che molto probabilmente dovrà saltare il quarto con la Francia. A prendere il suo posto sarà Stuani, attaccante giramondo, autore di una buona stagione al Girona, con 11 reti siglate nella Liga.
La solidità difensiva è il caposaldo su cui la celeste ha costruito le sue fortune fino ad adesso. Godin, guida il reparto arretrato con Caceres e Gimenez che completano i 3 della difesa. Torreira, Bentancur e Vecino offrono qualità, ma soprattutto quantità e dinamismo a centrocampo. Laxalt e Nandez, garantiscono la cosiddetta “doppia fase”, preziosa e cara nel calcio moderno. Davanti con Stuani, la leadership e la classe del pistolero Suarez, su cui aumenteranno e non poco le responsabilità, vista l’assenza di Cavani.
Le palle inattive, sono le armi offensive principali, di una squadra abile anche nel ripartire in velocità. Miglior difesa del mondiale, con 1 solo gol subito, l’Uruguay rappresenta uno scoglio durissimo da superare per tutti. Orgoglio, spirito patriottico, garra e romanticismo, proveranno a fare il resto per continuare ad alimentare una favola sudamericana.
I frutti del futuro
Si potrebbe aprire un discorso generazionale anche per quanto riguarda la Francia. Francia, che sta raccogliendo ora, i frutti del lavoro partito dopo la debacle del Mondiale del 2010. Ovviamente la multietnicità dei tanti calciatori francesi ha dato una grossa mano alla federazione, capace però di lavorare con pazienza e riuscire a sfornare talenti, protagonisti ora in tanti top club europeri. Le Blues, sono una delle squadre più giovani, ma anche con più qualità e con un’identità di gioco ben precisa. Le scelte del ct Deschamps hanno fatto discutere, testimoniando di fatto la vastità del parco giocatori su cui l’ex Marsiglia poteva e può contare.
Le scelte fatte però sembrano al momento dar ragione all’allenatore. Mbappè è stato fino ad ora il trascinatore dei francesi, capace di spaccare la partita con l’Argentina grazie alle sue doti di centometrista, mixate ad una classe nel dribbling e nel tiro fuori dal normale. A stupire sono stati anche i due terzini, Hernandez e Pavard, autore quest’ultimo di un gol meraviglioso contro l’albiceleste negli ottavi. La bravura di Deschamps è stata quella di creare un’ossatura, una struttura di squadra, capace di andare avanti negli anni.
Il “cocktail” uscito fuori è un ottimo mixaggio di fisicità, esperienza e qualità. Pogba è chiamato alla prova del nove, in termini di responsabilità e leadership. Griezmann è l’altro asso su cui la Francia può puntare al bersaglio grosso.
L’equilibrio e i ritmi lenti potrebbero dominare il primo quarto di finale del mondiale russo. Il 4-3-3 è diventato lo schieramento ideale dei “galletti”. Lloris guida la difesa a quattro, composta da Pavard, Umtiti, Rami e Hernandez. Fondamentale è il lavoro sporco e quasi surreale che fa in ogni partita N’golò Kante, muro davanti la difesa. Pogba e Tolisso le mezz’ali a centrocampo; Griezmann, Mbappè e Giroud completano invece un tridente stellare.
A fare la differenza, in una partita che sulla carta potrebbe essere molto spezzettata e fisica, potrebbe essere uno spunto o un guizzo di qualche campione. La qualità è l’arma in più della Francia. Una squadra che ne è piena fino all’orlo, ma che ha dimostrato di non essere perfetta in difesa e di non brillare per schemi offensivi. Tuttavia l’assenza di Cavani e la fame di vittoria dei giovani francesi potrebbero fare la differenza.