Euroleague 2021/22 – Team Focus: LDLC ASVEL Villeurbane

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Saranno anche cambiati alcuni interpreti ma l’ossatura e l’identità dell’ASVEL resta sempre la stessa: atletismo d’élite, difesa forte e tanto contropiede. A fare da contorno ci sono poi il carattere e l’esperienza di un club dalle basi solidissime (è in costruzione una nuova arena da 12.000 posti nella vicina Lione) che mira davvero in alto. Dopo aver sorpreso Zalgiris, ALBA e soprattutto Efes con una rimonta da -19, l’ASVEL ha però mostrato l’altra faccia della sua medaglia nel brutto KO casalingo contro il Maccabi.

Up: fisicità elevata in tutti i ruoli e molteplici variabili difensive

Fa spavento la fisicità dell’ASVEL in tutti i reparti. Sono praticamente privi di punti deboli difensivi se si parlasse soltanto di muscolatura ed esplosività. Nell’incastrare i pezzi del puzzle, tuttavia, TJ Parker deve trovare una soluzione a Youssoupha Fall – molto deludente sinora e troppo lento per restare più tempo sul parquet – e alla scarsa attitudine dei leader Chris Jones ed Elie Okobo. Comunque sia, come hanno dimostrato le prime tre vittorie stagionali, il poter schierare due potenti ali come Kahudi e Osetkowski da 4, Howard da 3 e Antetokounmpo/l’infortunato Morgan da 5 preoccupa qualsiasi avversario. Il veterano James Gist deve ancora trovare la forma ideale ma presumibilmente nelle fasi calde della stagione riuscirà ad offrire un contributo più positivo.

Tutto questo si tramuta in cifre: chi gioca contro l’ASVEL perde in media 14 palloni (5° dato migliore in Eurolega) ed è solito subire contropiedi (i bianconeri sono la 5ª squadra che corre di più, come dimostrato dai 70.3 possessi giocati a partita). Attaccando nei primi secondi dell’azione, gli uomini di TJ Parker riescono subito ad arrivare al ferro (59% nel tiro da due, nessuno fa meglio di loro) o a trovare un tiratore oltre l’arco dei tre punti (45% collettivo, primi in Eurolega) e a rendere molto concreta la loro manovra offensiva (quinti per offensive rating con 113.4 punti segnati su 100 possessi).

Down: assenza di playmaker e attacco a tratti stagnante

I problemi per l’ASVEL arrivano quando gli avversari eseguono una puntuale transizione difensiva. Come accaduto contro il Maccabi (squadra dall’elevata stazza fisica in tutti i ruoli), quando Jones ed Okobo, ossia le prime punte in 1vs1, faticano a battere l’uomo, ecco che l’attacco dei francesi si impantana. Questo anche perché i due esterni sopracitati non hanno quegli istinti da playmaker che in squadra possiedono Strazel (il quale però ha solo 19 anni, nonostante i lampi di talento nel giocare il pick and roll siano impressionanti), Diot (inspiegabilmente usato poco da coach Parker) e le due ali Kahudi ed Osetkowski.

Il tutto si riflette nei numeri: sebbene i bianconeri recuperino parecchi palloni (8.5 palle rubate di media, 2° posto dietro l’UNICS), solo il Panathinaikos smazza meno assist a partita (12.3 contro 13.3) e nessuna squadra commette più turnovers (15.5 di media) dell’ASVEL. Con un giocatore da post-basso e tiro dalla media come Raymar Morgan, i francesi potrebbero trovare un maggior equilibrio e una valvola di sfogo più affidabile nel reparto lunghi. Insomma, squadra di eccessi e di alti e bassi, nonostante il potenziale di questo club sia elevatissimo nel medio-lungo termine.

Player Focus: Kostas Antetokounmpo

Cresciuto anche lui al Filathlitikos come il ben più noto fratello Giannis, Kostas Antetokounmpo è alla prima esperienza vera della carriera dopo apparizioni sparse sul fondo delle panchine NBA di Mavericks e Lakers (con cui ha anche vinto il titolo nel 2020). All’ASVEL, TJ Parker lo usa come jolly in uscita dalla panchina dopo Gist e Fall. Ciò che balza subito agli occhi è l’estremo atletismo e la strepitosa abilità nel difendere contro le guardie più piccole. Il secondo tempo dominato contro l’Efes, con tanto di tap-in decisivo, lo dimostra. Larkin e Micic non sono stati capaci di batterlo sul primo passo e ciò ha portato i turchi a perdere prima fluidità offensiva e conseguentemente la partita.

Durante le prime due sfide contro Zalgiris e ALBA Berlino, Antetokounmpo si è messo in mostra per la velocità nel rollare a canestro (l’affinità con gli handler Strazel e Diot è già di alto livello) e nello stoppare dal lato debole. Se contro Lauvergne o Da Silva, lunghi poco verticali o stazzati, Kostas non ha avuto problemi, lo stesso non si può dire dei duelli più recenti contro Lessort e Reynolds del Maccabi. Questi ultimi lo hanno letteralmente spazzato via sia sul pick and roll che a rimbalzo, togliendolo in primis mentalmente dalla partita.

Il greco, oltre a dover mettere su muscolatura, avrà da lavorare anche sul tiro. Nel corso della carriera non ha rifiutato conclusioni da oltre i 6 metri e 75 anche se sia la meccanica – fluida ma da sistemare al momento del rilascio – che le percentuali sono ben lontane dall’essere accettabili (18/94 complessivo, 19.1%). Se vorrà ampliare i minuti di impiego in Eurolega, dovrà certamente aggiungere dei movimenti con la palla in mano nel suo repertorio.

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Pubblicato da Matteo Puzzuoli

Classe 1999, autore presso "Lega Basket Serie A" e studente magistrale di "Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo" a La Sapienza di Roma. Appassionato di pallacanestro a 360 gradi, collabora anche per il sito overtimebasket.com