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Nel calcio molti allenatori vengono convinti ad accettare una squadra poiché spinti dalla passione della tifoseria, non sapendo magari che in società ci sono diatribe tra i soci, oppure che ci sia un disegno prestabilito per far naufragare il progetto. Questo è quanto avvenuto a Zeman nei pochi mesi alla guida del Napoli nella stagione 2000-01.
I due presidenti

Il club azzurro era reduce da anni complicati: nel 1998 arrivò la mesta retrocessione in B, due anni dopo il Napoli, con alla guida Walter Novellino e trascinato dalle reti di Stefan Schwoch, era in lotta per tornare nella massima serie. A poche giornate dal termine una notizia portò entusiasmo nell’ambiente, l’imprenditore Giorgio Corbelli, proprietario di Telemarket e con esperienze nel basket, era entrato in società per affiancare il presidente Corrado Ferlaino.
Il club era indebitato e i soldi dell’imprenditore romagnolo servivano per rilanciare la squadra. I due entrarono in rotta di collisione immediatamente, se Ferlaino spingeva per confermare Novellino, Corbelli spinse per ingaggiare Zeman, reduce da un’esperienza in Turchia al Fenerbahce. L’interessamento per il tecnico boemo fu noto a poche giornate dal termine del campionato con il Napoli ancora non matematicamente in A. Alla fine a prevalere fu la linea dell’imprenditore romagnolo che ingaggiò il tecnico ceco, che in Italia non era più stimato come un tempo da quando aveva fatto delle dichiarazioni contro la Juventus, dando il benservito a Novellino nonostante la A appena conquistata.
Inizio burrascoso

Zeman iniziò a progettare la squadra per affrontare la massima serie, ma anche qui ci furono errori, su tutti l’addio di Stefan Schwoch. Il tecnico voleva alcuni giocatori come David Di Michele, Francesco Colonnese e Francesco Taibi, ma alla fine nessuno di questi arrivò a Napoli. Anche qui a prevalere fu Corbelli il quale non confermò il blocco che aveva riportato il Napoli in A. Quello che molti non sanno è che la scelta di Zeman fu pilotata da Luciano e Alessandro Moggi.
Il calendario mise il Napoli nelle prime due giornate contro Juventus e Inter. Al San Paolo il gol di Roberto Stellone illuse i partenopei che subirono la rimonta bianconera, perdendo 2-1 con le reti di Darko Kovacevic e di Alessandro Del Piero. A Milano ci fu un’altra sconfitta (3-1), ma il peggio arrivò alla terza giornata quando il Napoli perse in casa 5-1 contro il Bologna.
L’addio tra veleni e accuse

Dopo il pareggio con il Lecce, arrivò un’altra sconfitta in rimonta contro il Vicenza, seguita da un pareggio contro il Perugia. Dopo quest’ultima partita arrivò immediato l’esonero di Zeman, ma la modalità fu insolita: l’allenatore fu licenziato in diretta tv da Giorgio Corbelli, e al suo posto arrivò Emiliano Mondonico.
Zeman se la prese con una parte di tifoseria mandata da qualcuno in tv per contestarlo, inoltre rimproverò alla società di averlo mandato in ritiro con la rosa incompleta. Critiche da parte dell’allenatore arrivarono anche verso il campo di allenamento di Soccavo, giudicato non all’altezza della A, dichiarando inoltre che a volte non c’erano palloni per allenarsi. Se la prese anche per la scelta di Mondonico, poiché ritenuto non affidabile dal direttore sportivo Luigi Pavarese.
Sull’addio del tecnico ceco c’è stata la mano di Luciano Moggi. A più riprese anche Corrado Ferlaino ha dichiarato che fu il dirigente, all’epoca alla Juventus, a portare Zeman a Napoli con l’obiettivo premeditato di farlo andare via (circostanze riportate anche durante il processo di Calciopoli). Alla fine il Napoli retrocesse in B, fallendo nel 2004, mentre Zeman ha continuato la sua carriera con alterne fortune.