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A 35 anni dall’esordio nelle TV giapponesi, Holly & Benji torna su TV Tokyo. L’effetto nostalgia sortisce i suoi effetti anche nel paese del sol levante e così torna sul piccolo schermo la trasposizione dello spokon (i manga dedicati allo sport) più famoso al mondo. La storia è celeberrima: il giovane Tsubasa Oozora (Oliver Hutton nella trasposizione italiana doppiata dai professionisti di Mediaset) si trasferisce in una città nel distretto di Shizouka e lì inizia il suo percorso verso la gloria sportiva, incontrando amici come Ryo Ishizaki (Bruce Harper) e Genzo Wakabayashi (Benji Price), il suo primo avversario.
Cosa ha reso Holly & Benji, o meglio Captain Tsubasa il fenomeno pop che è oggi?
Tutto inizia con i mondiali del 1978. Nonostante il calcio in Giappone all’epoca fosse non uno sport di Serie B ma addirittura uno sport di Serie C, le partite del Mundial vengono proiettate in TV. È un’estate bollente in Argentina, è l’estate dei desaparecidos. Il generale Videla infatti fa sparire i suoi avversari politici internandoli in campi di concentramento e questo clima di forte pressione influenzerà anche la regolarità della Coppa del Mondo. La FIFA però decide che ogni evento politico debba essere separato dal calcio (valore che ancora oggi è perseguito dalla federazione internazionale) ed il mondiale del 1978 viene trasmesso in mondo visione.
Proprio così un giovane futuro mangaka Yoichi Takahashi scopre lo sport che gli cambierà la vita. Proporrà la sua storia a Weekly Shonen Jump, forse la rivista giapponese più importante in tema di manga, e l’idea verrà accettata: la dinamicità dei suoi disegni e la storia appassionante portano Captain Tsubasa alla serializzazione. L’opera ha influenzato talmente tanto la cultura popolare in Giappone, che dopo la trasposizione in anime del manga ci fu un incremento delle iscrizioni nei club di calcio ed anche in Europa e Sud America si risentì dell’effetto Holly & Benji, tanto che oggi campioni del calibro di Zidane, Del Piero, Neymar e Nakata hanno ammesso di aver guardato il cartone da bambini e che parte del merito dell’essere professionisti lo devono proprio a quelle sfide disegnate e viste in TV.
E noi italiani dove li avevamo lasciati?
I più grandini di voi ricorderanno i due campionati scolastici vinti da Tsubasa e la creazione della nazionale giapponese under 16. Grazie a questo dream team il protagonista riuscì a rincontrare Wakabayashi trasferitosi in Germania (nelle giovanili dell’Amburgo) e Taro Misaki (Tom Becker) che aveva seguito il padre, pittore girovago, fino in Francia. Il mondiale veniva svolto all’estero in particolare in Francia ed i giapponesi affacciandosi sul palcoscenico mondiale si resero presto conto che fuori dai loro confini c’erano tanti campioni da sfidare sparsi per il mondo. Tra questi, anche gli italiani battuti in quel mondiale nel girone per 2-1 grazie alle reti di Tsubasa e soprattutto al tiro della tigre di Kojiro Hyuga (Mark Lenders) così forte da infortunare il giocatore simbolo della nazionale del nostro paese, il portiere Gino Hernandez.
Al termine della competizione intercontinentale Tsubasa riabbraccia anche il suo mentore l’allenatore brasiliano Roberto. In pochi sanno, però, che la saga di Captain Tsubasa non è terminata qui. Nel 1999 la Mediaset ha mandato in onda Captain Tsubasa J, ed il mondo di Holly & Benji si è fuso con quello del calcio reale dove il protagonista non era più Tsubasa, ma Shingo Aoi (da noi chiamato Rob Denton) giovane ala finita a giocare in Italia nella primavera dell’Inter che in una puntata incontra addirittura Roberto Baggio. Tanti protagonisti dell’opera arriveranno a giocare in Europa, per esempio lo stesso Tsubasa che firma il contratto con il Barcellona ed inizia la sua carriera in terra iberica come riserva di Rivaldo (Rivaul il nome del pallone d’oro nel manga).
Anche in Italia arriveranno alcuni protagonisti di Holly & Benji: Hyuga infatti (Mark Lenders) sarà comprato dalla Juventus, giocherà in coppia con Del Piero (Del Pi) in una partita contro il Parma, ma bloccato ed umiliato da Thuram e Cannavaro verrà prestato in Serie C a fare le ossa nella Reggiana. Ad essere omaggiato in Serie a da Takahashi è il derby di Genova. Un giocatore della nazionale giovanile giapponese (Akai) infatti andrà a giocare nella Sampdora e disputerà un derby storico che lo porterà anche ad infortunarsi per salvare una rete dei rosso blu.
Con l’avvento nel mondo reale dei protagonisti sono però iniziati i problemi per la casa editrice. La FIFA ha proibito alla Shueisha (casa editrice) di continuare la pubblicazione senza pagare i diritti d’immagine di giocatori e club. Una normativa nipponica, però, ha permesso a Takahashi di continuare a pubblicare l’opera senza pagare i diritti ma solo sul suolo giapponese, così anche se pochi nei paesi stranieri ne sono a conoscenza ancora oggi ogni due settimane un capitolo di Captain Tsubasa esce su Weekly Shonen Jump e la storia sta proseguendo.
Un nuovo cartone animato
In Giappone attualmente è iniziato un nuovo cartone animato che sta uscendo con una puntata a settimana. Il cartone è serializzato per 52 puntate e racconterà del campionato delle elementari e del campionato delle medie. Oltre alla grafica è cambiato anche il modo di far vivere la storia: non più narrazioni lunghe e partite da una decina di puntate (l’arco dell’opera raccontato nella versione originale durava 128 episodi). Solo i posteri sapranno dirci se questo sia un bene o un male, ma lo scontro nell’etere è già pronto. I puristi contrari a questo nuovo cartone ed i neofiti pronti ad appassionarsi ad una storia che ci ha regalato tanti pomeriggi di divertimento, senza doversi sorbire puntate in cui i giocatori dopo 20 minuti avevano percorso circa sei metri e vissuto una decina di flash back nella loro testa.