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Il 13 marzo sarà un giorno di fondamentale importanza per il presente e per il futuro della Roma. Il caso ha voluto che il ritorno degli ottavi di Champions League contro lo Shakhtar Donetsk coincidesse con il compleanno del presidentissimo giallorosso, James Pallotta. Partita di capitale importanza, dicevamo. Si, perché proprio dalle sorti del match di questa sera, si deciderà il futuro più prossimo della Roma.
I paletti imposti dal famigerato Fair Play Finanziario, che stanno caratterizzando le scelte societarie della proprietà americana dall’insediamento della cordata bostoniana nella capitale, aprono uno scenario estivo pieno di punti interrogativi. Una sconfitta porterebbe a dover sacrificare almeno un big della rosa, mentre un eventuale passaggio ai quarti di finale sarebbe una vera e propria manna dal cielo per le casse giallorosse, per la felicità di Monchi e dei tifosi romanisti. Insomma, all’Olimpico saremo di fronte a una sorta di “sliding doors”, da cui dipenderanno le ambizioni della Roma americana nel più immediato futuro.
UNA ROMA IN NETTA RIPRESA
Le ultime prestazioni della squadra di Di Francesco rappresentano il viatico migliore per avvicinarsi alla fondamentale sfida europea. Il successo del San Paolo, tanto importante quanto impronosticabile alla vigilia, ha dato nuova linfa ad una squadra che fino a quel momento era sembrata la copia sbiadita della Roma ammirata ad
inizio stagione e nello splendido percorso nel girone di Champions League. Il riferimento, chiaramente, va a quei giocatori da cui ci si aspetterebbe di più: da Kolarov, a Nainggolan, passando per Dzeko. I calciatori più importanti e rappresentativi della rosa giallorossa hanno tirato il fiato in vista del rush finale ed ora a loro è affidato il compito di trascinare la squadra verso la qualificazione ai quarti di finale, a 10 anni dall’ultima apparizione tra le migliori 8 del continente. Il successo casalingo con il Torino, nel giorno di Davide Astori, ha confermato i buoni progressi fatti dai giallorossi, pronti a tuffarsi nella notte europea più decisiva della gestione americana, sotto gli occhi di James Pallotta.
PALLOTTA-ROMA, UN BINOMIO DA RICOSTRUIRE
I rapporti tra Mister President e l’ambiente romano sono ai minimi termini. Dall’ormai celeberrimo “fucking idiots”, pronunciato dal presidente verso alcuni esponenti della Curva Sud, rei di aver esposto uno striscione contro la signora Leardi, di acqua sotto i ponti ne è passata, e Pallotta non ha fatto nulla per cercare di entrare nelle grazie del popolo giallorosso. L’ultima pesante bordata contro le radio romane (“Ad oggi siamo l’unica squadra in Europa che ha una sua stazione radio, a cui abbiamo dato vita circa due anni e mezzo fa. Credo che nel frattempo ne abbiamo mandate 2 in bancarotta, adesso ce ne mancano altre 7”)
e le sue attenzioni principali rivolte al progetto stadio e agli aspetti finanziari e di marketing del club rispetto a quelli sportivi, hanno inasprito ancor di più i rapporti tra le parti. La lontananza sia fisica del presidente, sempre di stanza a Boston, che soprattutto di pensiero, rispetto ad una tifoseria ed una città che si nutrono di calcio 24 ore al giorno, non facilita di certo la situazione. Ora, la sua presenza annunciata in tribuna, in concomitanza con il suo 60° compleanno, e una possibile vittoria sul campo, potrebbero rappresentare un raggio di sole da cui ripartire per il futuro.
MONCHI, L’UOMO DEL FUTURO GIALLOROSSO
Parlavamo di sliding doors. Si, perché dal risultato di martedì sera dipenderanno gli scenari futuri della Roma, e di questi scenari se ne dovrà occupare, oltre ragionevolmente al presidente Pallotta, Ramon Rodriguez Verdejo, in arte Monchi, l’uomo scelto dalla società per riportare nella capitale un tanto agognato trofeo, dopo i grandi successi ottenuti nella sua Siviglia.
La ricostruzione iniziata la scorsa estate, con l’abbassamento del monte ingaggi e le cessioni eccellenti di Salah e Paredes, potrebbe non essere finita, soprattutto in caso di esito negativo del confronto di Champions. Da Alisson a Nainggolan, passando per Dzeko e Pellegrini, i pezzi pregiati su cui i top club europei hanno messo gli occhi per la prossima stagione non sono pochi. Il FPF incombe sulle casse giallorosse, per ammissione dell’ad Umberto Gandini, e Monchi dovrà essere bravo a vendere senza abbassare il tasso qualitativo della rosa.
Roma-Shakhtar Donetsk rappresenta uno spartiacque decisivo, non solo per risollevare una stagione fin qui con più ombre che luci, ma per poter gettare con più tranquillità le basi per un futuro solido vincente, in attesa che il nuovo Stadio e la partnership con un main sponsor, altro buco nero della gestione americana, possano portare quegli introiti che al momento allontanano la Roma dai maggiori club europei. Chissà che la concomitanza tra il 60°compleanno di Pallotta e quella che sarà una delle partite più importanti sotto la sua gestione, non sia stato uno strano scherzo del destino, in uno sliding doors che comunque vada, sarà fondamentale per il futuro.