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Una nuova rubrica mensile dell’Occhio Sportivo. Un’analisi del meglio e del peggio della Premier League, il campionato più bello e affascinante del mondo. Dal triste addio al presidente del Leicester, artefice dello storico successo di due anni fa delle foxies, passando per l’Arsenal, tornata ad essere una vera e propria big. Infine le conferme del City, del Chelsea e del Liverpool e la boccata d’ossigeno che può tirare Mourinho col suo United.
Addio Vichai
Non potevamo non iniziare con un vero e proprio omaggio a Vichai Srivaddhanaprabha, presidente del Leicester, scomparso in un incidente sabato 28 ottobre. Vichai era un self-made man che nell’89 aprì il primo negozio duty free a Bangkok, diventando poi il quinto uomo più ricco della Thailandia. Fondatore del marchio King Power, sponsor del Leicester, lascia una moglie e quattro figli, i quali ora dovranno rimboccarsi le maniche e provare a risollevare le sorti dell’azienda.
In tanti, tra cui anche il Leicester stesso, erano presenti al funerale del 60enne presidente. Nel 2016 aveva contribuito allo storico successo delle foxies. Uomo saggio, umile e molto rispettoso, amato e stimato dai suoi giocatori e dai tanti tifosi che hanno vissuto la splendida favola quasi 3 anni fa.
Dopo aver seguito il match tra il Leicester e il West Ham, era come sempre sul suo elicottero. Un guasto al motore ha fatto precipitare a pochi chilometri dallo stadio il velivolo con a bordo i piloti e alcuni membri dello staff.
In tantissimi si sono riuniti per omaggiare Srivaddhanaprabha lasciando sciarpe, dediche e molti oggetti. Vichai, uomo virtuoso, religioso e saggio imprenditore, resta un protagonista della favola Leicester, vissuta un po’ da tutti i tifosi del mondo.
Il ritorno dell’Arsenal
L’ottima prestazione offerta dai Gunners nel pareggio con il Liverpool terminato 1-1, confermano quanto di buono visto finora. L’Arsenal di Emery c’è, eccome. A tratti sembra di rivedere quella squadra spumeggiante di Wenger, che tra gli anni ’90 e i primi Duemila, ha incantato gli stadi britannici. Possesso palla, verticalizzazioni, attacco degli spazi e qualità.
L’ex tecnico del Siviglia e del PSG è riuscito a dare ai Gunners un’identità ben precisa e moderna. Pressing costante offensivo e velocità nelle ripartenze: Emery è riuscito a far coesistere insieme Lacazette ed Aubameyang, capaci di siglare insieme 12 gol e 6 assist.
Eppure, dopo le prime due sconfitte in campionato nelle prime due giornate, l’Arsenal sembrava intraprendere l’ennesimo campionato di transizione, in attesa di una svolta miracolosa. Ma con il pareggio all’Emirates, l’Arsenal porta a 15 la striscia di risultati utili consecutivi tra campionato e coppe. L’Arsenal c’è, quanto meno per la corsa Champions sempre entusiasmante in Premier League.
Conferme sul podio
È molto complicato poter pronosticare chi vincerà la Premier League tra City, Liverpool e Chelsea. Sarri ha plasmato il suo Chelsea con il 4-3-3 capitanato da Hazard, rimasto con i blues dopo un’estate fatta di rumors di mercato. Impressionante il modo in cui Kantè e compagni, grazie anche all’aiuto dello scudiero di Sarri Jorginho, siano riusciti in poco tempo ad assimilare e mettere in pratica i concetti calcistici del tecnico toscano.
Conferme sono arrivate fino a questo momento da parte anche del Liverpool di Klopp. I reds hanno raggiunto ormai dallo scorso anno una maturità calcistica che gli permette di essere continui nel rendimento. Il tridente Salah, Firmino e Manè garantisce a Klopp di praticare il suo calcio “rock”, verticale, veloce e di qualità offensiva impressionante.
La favorita però resta il Man City di Pep Guardiola. La vittoria sul Southampton porta a 29 punti e al primo posto solitario i citizens, orfani ancora del loro miglior giocatore, Kevin De Bruyne. Al momento il City non sembra ancor aver espresso al massimo il proprio potenziale, ma la situazione in Champions League, dove li vedrà probabilmente in lotta fino alla fine per la qualificazione, potrebbe portare degli strascichi in campionato.
Il Liverpool e il Chelsea inseguono a 27. L’organizzazione di Sarri, l’aggressività del calcio di Klopp, il possesso palla dinamico e funzionale di Guardiola: la lotta per il primato è sempre più serrata.
Boccata d’ossigeno
Il 2-1 in rimonta rifilato sabato al Bournemouth, permette a Mourinho e al suo United di poter essere momentaneamente sereni. L’impressione però è che lottare per le primissime posizioni sarà quasi impossibile per i red devils. Poco convincente in difesa, dove manca un top player che possa guidare il reparto, la cui manovra è compassata e dettata da fiammate individuali.
La qualità tecnica, la fisicità e l’esperienza non mancano di certo a questa squadra, destinata però a cambiare tanto (se non ora, a fine anno). Gli errori di Mourinho nella gestione e nelle ultime campagne acquisti, e l’assenza della società lontana dal campo e dalle vicissitudini del club rappresentano una vera e propria palla al piede per il Man United.
La qualificazione in Champions, seconda sotto la Juve, è alla portata dello United. Il destino però sembra essere scontato: in estate sarà una vera e propria rivoluzione. Il settimo posto non può rappresentare la dimensione dei rossi di Manchester. I miracoli non avvengono spesso e Mourinho è chiamato a farne uno “special”, se vuole rimanere su una delle panchine più prestigiose del mondo.