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Sono sette anni che Milano non assapora il dolce gusto dei playoff di Eurolega. Bisogna tornare indietro al lontano 2014, quello della tanto spettacolare quanto sportivamente drammatica serie contro il Maccabi che ha infranto le speranze dell’Olimpia di giocare le Final Four in casa. Ora però sembrano tornati tutti i tasselli necessari per puntare in alto. Con i playoff matematicamente distanti massimo due vittorie nelle prossime (non tutte proibitive) cinque partite, Milano può ambire anche a qualcosa in più, come farsi un week-end a Colonia a fine maggio…
Up: solidità difensiva impressionante e gruppo perfettamente amalgamato
Dove Milano ha fatto un chiaro salto di qualità in questa stagione è in difesa e mentalità. Il primo nome da associare a questi fattori è uno solo: Kyle Hines. L’americano ex CSKA a 34 anni suonati è ancora in grado di ribaltare completamente una partita grazie al suo unico mix di difesa (non c’è un ambito nella propria metà campo in cui non sia fenomenale), playmaking aggiunto (facendo un po’ la para con interpreti della materia non naturali come Delaney e Punter) e leadership. Vedendo anche lo scarso contributo di Tarczewski, se Milano è la 7ª miglior difesa per efficienza del torneo, gran parte dei meriti sono suoi, oltre che di LeDay, Punter (il più sorprendente sulle due metà campo per tenuta mentale e i costanti 15 punti di media), Shields e l’infortunato Delaney. Insomma, tutte le aggiunte della scorsa estate hanno cambiato il volto del club e il record (19-10) ne è il risultato.
L’Armani Exchange versione 2020/21 è finalmente un gruppo a immagine e somiglianza del suo allenatore, Ettore Messina. Tanta difesa, tanta esperienza e tanta classe. Oltre al già citato Hines, Datome porta quella produzione offensiva dall’arco (57.4% in stagione, 2° dietro solo a Kuric, e fautore principale del surreale e 1° in Eurolega 42% di squadra) perfettamente complementare alle abilità atletiche di Brooks mentre il Chacho in uscita dalla panchina è tornato ad avere il corretto utilizzo (20’ di impiego medio) e le giuste energie da tirar fuori nel crunch time. Comunque sia, Milano ha dimostrato, contro e più delle altre contender, dei cali di rendimento quando ci sono state delle assenze. Perciò la gestione delle energie in questo ultimo mese scarso di regular season sarà centrale.
Down: chiari anelli deboli in difesa e attacco ogni tanto balbettante
Nonostante il lavoro sublime di Messina e di tanti giocatori milanesi, l’Olimpia facilita il lavoro dei coach avversari nella preparazione del game-plan. Difatti, soprattutto veterani come Rodriguez, Datome e a volte anche Micov rappresentano chiari bersagli per gli attacchi nemici e il motivo per cui la difesa di Milano non riesce ad essere ancora più efficiente. Nei playoff, l’AX dovrà trovare degli equilibri in grado di nascondere le lacune fisiche di questi giocatori senza però disperderne il cruciale apporto offensivo. A tal proposito, per “coprire” il Chacho sarà imprescindibile il ritorno di Delaney mentre da Brooks è richiesta consistenza difensiva nello spot di 3-4.
L’Olimpia ha il 3° miglior offensive rating dell’Eurolega (116.9 punti segnati su una base egualitaria di 100 possessi, alle spalle di Efes e Valencia) ma è soltanto penultimo per percentuale di canestri assistiti sul totale dei canestri segnati (55.4%, davanti al CSKA di un nulla). Questi dati spiegano le straordinarie abilità in 1vs1 e le altrettanto non spiccate qualità di playmaking di Punter, Shields e Delaney (quest’ultimo smazza 3.9 assist ma propende troppo spesso ad esagerare con gli isolamenti). Accanto a Rodriguez e all’onnipresente Hines, Messina dovrà escogitare qualche via di fuga alternativa per scardinare difese “da playoff” adeguate sulle proprie bocche da fuoco.
Player Focus: Zach LeDay
Tornato sul parquet la scorsa settimana a Mosca dopo oltre un mese di stop, Zach LeDay continua ad essere il valore aggiunto di questa Olimpia. Perché è vero, Punter e Shields stanno avendo il loro anno della consacrazione, ma la solidità inaspettata che sta garantendo l’ex Olympiacos e Zalgiris è di vitale importanza per Messina per affrontare i top team (la sua assenza, ad esempio, si è vista parecchio contro il Fenerbahçe e Vesely in particolare).
A ben vedere, il miglioramento di LeDay non è nelle cifre: rispetto alla stagione scorsa spesa in Lituania segna di meno (11.8 contro i 10.4), prende gli stessi rimbalzi (4.7) e gioca neanche due minuti in più (22 contro 23.8). Il salto di qualità l’americano l’ha fatto eliminando i cali di concentrazione e rivelandosi estremamente presente sui due lati del campo. Essendo un’ala grande con quella stazza, LeDay offre a Messina svariate possibilità di utilizzo, dallo schieramento “classico” da ala grande all’impiego da centro in un quintetto piccolo passando per il sinora mai sperimentato uso da ala piccola con Hines ed Evans (il quale sembra aver scalzato definitivamente Tarczewski dalle rotazioni) sotto le plance. Difensivamente poi è un vero mastino, dato che può marcare praticamente tutti e 5 i ruoli senza problemi.
Il difetto più grosso di LeDay è l’1vs1 dal palleggio, aspetto del suo gioco ancora non eccellente, al contrario dell’efficacia nel catch and shoot dal mid-range, da tre punti (49% su meno di 2 tentativi a partita) e dalla lunetta (89%). Sarà poi tutto da testare l’impatto che il 26enne potrà avere ora che l’aria si fa più rarefatta. Riuscirà a mantenere la stessa concretezza anche ai playoff? Messina e tutta Milano spera vivamente in una risposta affermativa.