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Un disastro. Non si può definire in un altro modo il Khimki versione 2020/21, ai nastri di partenza previsto tra le migliori otto della competizione dall’Occhio Sportivo e non solo. E invece, qualcosa (anzi ben più di qualcosa) non è andato come previsto: Monroe e Jerebko hanno già salutato Mosca per “circostanze personali”, lo stesso si appresta a fare Booker per difficoltà economiche del club mentre coach Kurtinaitis, dopo aver rivoluzionato in corso d’opera il suo staff, è stato esonerato lo scorso 15 gennaio e sostituito dal suo vice Andrey Maltsev.
Up: il talento di Shved e sprazzi di altri protagonisti
È veramente difficile trovare qualcosa da salvare in questa squadra ma per fortuna del Khimki a roster c’è Alexey Shved, un talento sempre capace di far parlare di sé. Il russo potrebbe tranquillamente vincere ogni anno l’MVP dell’Eurolega se solo lo volesse. Segna 19.5 punti (2° dietro Mike James) e distribuisce 7.8 assist di media (1° davanti a Pierria Henry) senza quasi sforzarsi, mostrando dei lampi di talento davvero impressionanti tra ball-handling, visione di gioco, triple dal palleggio, uso della mano sinistra e leadership in attacco. Poi c’è anche il lato oscuro della luna, quello che lo ha privato di una carriera stabile e duratura in NBA, riassumibile nei 4.8 palloni persi a partita (il 2°, Mike James, è “solo” a quota 3.1) e nel pessimo atteggiamento mostrato sul parquet, inclusa la sua difesa a tratti ampiamente al di sotto dell’accettabile.
Oltre alla stella Shved, ci sono stati ogni tanto degli sprazzi di altri giocatori interessanti, specie da Zaytsev, Dairis Bertans, Jordan Mickey (solo in una metà campo) ed Errick McCollum, fratello maggiore di CJ, guardia dei Portland Trail Blazers, e altro scorer di rilievo nel reparto esterni del Khimki (9.5 punti segnati di media con il 39.1% da tre punti). Sul resto meglio sorvolare…
Down: attacco e difesa inguardabili e caos totale
21 sconfitte su 23 partite giocate. Ultimi per defensive rating (e con 6.5 punti di margine dalla prima inseguitrice, il Valencia) e penultimi per offensive rating (peggio fa solo l’ALBA Berlino). Bastano questi pochi elementi per descrivere la stagione del Khimki. Per quanto riguarda l’attacco, Shved è la croce e delizia da cui dipendono tutti i compagni: quando il numero 1 moscovita gioca con lucidità, fa uscire genialmente palla dai raddoppi e tira in ritmo, il resto della squadra ne approfitta trovando energia per dare una mano alla propria stella nella metà campo difensiva; al contrario, nelle situazioni in cui non legge bene le difese avversarie, Shved perde palloni, inizia a innervosirsi e a discutere con gli arbitri, innescando un vortice di negatività che travolge tutto il Khimki.
Ma quindi è tutta colpa del buon Alexey? Assolutamente no. Kurtinaitis in primis ha dimostrato di essere spesso in balìa e succube della propria star, non riuscendo di conseguenza a gestire correttamente lui e la partita. Gli stessi giocatori tagliati (Monroe, Jerebko e probabilmente Booker) hanno avuto un atteggiamento e un rendimento solo a tratti da gruppo da alta Eurolega in termini di talento individuale. Anche da veterani come Timma, Bertans o Karasev ci si attendeva molto di più per esperienza e abilità in campo oltre il semplice catch and shoot da tre punti e qualche difesa (perlopiù non eccelsa). Le restanti 11 partite da giocare saranno comunque molto importanti perché in ballo ci sarà la conferma della wild-card per la stagione di Eurolega 2021/22; visto il ruolino di marcia avuto dai moscoviti sinora, un pugno di squadre provenienti dall’Eurocup (come la Virtus Bologna, la Joventut Badalona o l’UNIKS Kazan), anche in caso di mancata qualificazione diretta dalla seconda competizione dell’ECA, sembra avere più carte in regola per scippare la licenza dal Khimki.
Player Focus: Vyatcheslav Zaytsev
Nel turbinio di difficoltà affrontate dal Khimki in stagione, Vyatcheslav Zaytsev è stato il più (e forse l’unica) costante della squadra, specie se si parla di atteggiamento sui 28 metri. Classe 1989, il russo è un playmaker/guardia di 190 cm con importante apertura alare, sebbene il fisico non sia da primissimi della pista. Zaytsev è semplicemente il miglior difensore della squadra, quello che almeno ci prova a mostrare quel minimo di grinta in più e a voler provare a portare a casa la vittoria.
Certo, non si tratta di un giocatore d’élite (forse neanche da Eurolega se ci si sofferma sulla metà campo offensiva) ma di un ottimo comprimario che fa tanto lavoro sporco. Tuttavia, avendo già 31 anni e una carriera trascorsa quasi interamente al Khimki, i margini di miglioramento sono piuttosto limitati. Zaytsev, inoltre, avendo un leader accentratore come Shved in squadra, è stato costretto a trasformarsi in tiratore sugli scarichi sebbene l’arma del tiro da tre punti non sia la sua prediletta (35.7% in stagione e una meccanica tutt’altro che impeccabile). Insomma, si sta parlando di un buon playmaker secondario (2.7 assist a partita) e penetratore, bravo nella gestione del pick and roll e capace di alcune giocate di energia; ma non sarà certo da lui che i moscoviti dovranno passare se vorranno quantomeno raddrizzare una stagione sin qui molto deludente.