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Nella Lazio sta facendo discutere sin dal suo arrivo l’acquisto di Vedat Muriqi, il giocatore del Kosovo pagato 20 milioni dal club biancoceleste. Finora non ha ripagato le attese dei tifosi, lento e impacciato, ben lontano dallo stato di forma che lo ha portato a segnare tanti reti nel Fenerbahce. A Roma un flop simile si ebbe a inizi anni ’90, quando arrivò un giocatore nato in Puglia ma residente in Germania sin da piccolo, Berardino Capocchiano.
Acquisto thrilling
Calciomercato, estate 1991, le squadre italiane erano alla ricerca di giocatori per rinforzare le loro rose o per rinforzare un reparto troppo scoperto. In quei caldi mesi estivi la Lazio era alla ricerca di un giocatore che potesse dare il cambio a Ruben Sosa e a Karl Heinz Riedle. Ilpresidente biancoceleste Gianmarco Calleri venne colpito da un giocatore militante nella Zweite Bundesliga, la Serie B tedesca, Berardino Capocchiano.

Pugliese di Zapponeta, in provincia di Foggia, Capocchiano giocava nel TSV Havelse. Le sue prestazioni lo fecero notare dal Monaco 1860, con cui il giocatore firmò un pre-contratto. Arrivando la chiamata della Lazio, Capocchiano decise di rompere il pre-contratto firmato con il club tedesco per accettare il club biancoceleste, mandando su tutte le furie il Monaco 1860. Calleri fece un’offerta di 100 milioni, ma il club tedesco si sentiva proprietario del cartellino e per questo ne chiese almeno 300; alla fine si chiuse per la cifra pattuita in origine e Capocchiano divenne ufficialmente un giocatore della Lazio.
Inizio illusorio
Capocchiano quando arrivò a Roma, durante la sua presentazione, fece una dichiarazione che inizialmente fece sorridere, ma riletta successivamente disse tanto sul valore del giocatore che dichiarò: “non so giocare il pallone, sono tutto meno che un giocatore di classe, quella ce l’hanno gli altri”. Eppure in sede di preparazione estiva il giocatore si dimostrò sin da subito ben inserito negli schemi dell’allenatore biancoceleste Dino Zoff, tripletta al Seefeld, squadra austriaca, vinta dalla Lazio 11-0. In seguito l’attaccante si mise in luce in un’amichevole contro l’Amburgo, ex squadra del biancoceleste Thomas Doll, premiato prima della partita.

A decidere la partita fu una rete proprio di Capocchiano, entrato nel secondo tempo al posto di Ruben Sosa, cross di Maurizio Neri per il giocatore pugliese, a segno con un tiro di piatto, quello fu l’unico acuto con la maglia della Lazio per Capocchiano. Nel frattempo il transfer si fece attendere fino a novembre, motivo per cui il giocatore fece il suo esordio ufficiale solamente il mese seguente in Coppa Italia contro il Torino negli ottavi di finale. La Lazio doveva ribaltare il 2-0 subito all’andata, al ritorno la squadra biancoceleste tentò di fare la partita non riuscendo a sbloccare il risultato, nella ripresa entrò Capocchiano il quale al 54’ sciupò l’occasione per permettere alla Lazio di lottare ancora per la qualificazione, senza successo.
El pibe di piombo
Capocchiano debuttò in A a febbraio contro l’Ascoli, fornendo un’altra prestazione incolore, non giocò nessun’altra gara ufficiale fino alla penultima giornata di campionato, avversaria la Sampdoria, che di lì a pochi giorni avrebbe perso la finale di Coppa dei Campioni contro il Barcellona. Durante la partita Capocchiano tirò un facile pallone addosso al portiere blucerchiato Gianluca Pagliuca, tra le ire dei tifosi biancocelesti che contestarono la squadra, colpevole di un’annata deludente.

In estate Capocchiano fu ceduto al Bari, ma anche lì non si mise in mostra. Viste le sue prestazioni i tifosi lo soprannominarono “El pibe di piombo”, negli anni seguenti il Bari lo mandò in prestito ad Avellino e Chieti, svincolato scese in D giocando nel Latina e Rondinella, squadra con cui chiuse la carriera nel 1998. Capocchiano ancora oggi è ricordato come uno degli acquisti flop nella storia della Lazio. Emblematiche le poche partite effettuate, sintomo di un giocatore che dopo il precampionato, non aveva convinto il tecnico Zoff.
Immagine copertina tratta da glieroidelcalcio.com