Parigi 1900, l’Olimpiade che rischiò di far fallire il rilancio dei giochi

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Nella storia delle Olimpiadi molte edizioni sono entrate nella storia, mentre altre sono state un flop. Uno di questi casi è l’edizione di Parigi, voluta fortemente da Pierre de Coubertin, ma che fu in realtà una delusione, mettendo addirittura a rischio il futuro delle Olimpiadi stesse.

Difficoltà inattese

Parigi doveva rappresentare la continuità dopo l’edizione inaugurale delle Olimpiadi moderne di Atene 1896. La stessa Grecia, visto il grande successo ottenuto, pensò di poter ospitare tutte le edizioni dei giochi olimpici; eventualità poi scartata anche a causa della guerra contro la Turchia. Pierre de Coubertin, però, spinse per la rinascita delle Olimpiadi e decise che la sede sarebbe stata diversa in ogni edizione. Francese di nascita, puntò molto sull’edizione parigina, ma sin dall’inizio si trovò a fare i conti con una problematica, ovvero l’esposizione universale, motivo per cui fu costruita la Tour Eiffel.

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La prima problematica fu il disinteresse del popolo francese verso i giochi, poiché concentrato totalmente sull’Expo. A Parigi c’era una totale mancanza di organizzazione e De Coubertin si vide tradito dalla sua stessa nazione. Un esempio fu quando gli atleti tedeschi arrivarono nella capitale francese e non trovarono nessuno che gli fornisse indicazioni sul dove andare, ma quello che mandò su tutte le furie De Coubertin fu il fatto che le Olimpiadi furono inserite nel programma dell’Expo con il nome di “Concorsi di esercizi fisici e sportivi“.

Olimpiade incompiuta

Sin dall’inizio si percepì che Parigi 1900 sarebbe stata un’occasione persa, considerando anche il totale disinteresse da parte della stampa. Fa un certo effetto, al giorno d’oggi, sapere che una disciplina come l’atletica fu inserita nella categoria previdenza sociale, questo perché facente parte dell’Expo.

Furono inoltre inserite discipline che nulla hanno a che fare con i giochi olimpici, come ad esempio le corse in mongolfiera, il tiro al piccione vivo o ancora una gara di antincendio. Uno dei pochi eventi organizzati furono le corse di ciclismo, previste inizialmente dentro un tendone da circo. Il fondamentale intervento del fondatore del Tour de France, Henri Desgrange, fece in modo che le gare si corsero allo stadio “Parco dei Principi”.

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Tra le nazioni partecipanti spiccarono per organizzazione gli Stati Uniti. Gli atleti indossavano le stesse magliette (visto che l’Olimpiade era abbinata all’Expo) e molti atleti quindi capirono molti anni dopo di aver vinto una medaglia olimpica. Uno di questi casi fu quello di Michel Thèato, lussemburghese, vincitore della maratona. Scoprì della sua vittoria nel 1912. La maratona non fu priva di polemiche, in quanto l’americano Arthur Newton arrivò sul traguardo convinto della vittoria, ma fu avvisato che in realtà era arrivato solo quinto; si sospettò quindi che gli altri avessero preso una scorciatoia. Nonostante le proteste, però, il risultato rimase invariato.

Il flop

Parigi e la sua Olimpiade avrebbero dovuto rappresentare la vittoria degli ideali promossi da De Coubertin, un’edizione che sarebbe dovuta passare agli annali e che invece rischiò di mettere la parola fine ai giochi olimpici. Gli atleti vincitori ricevettero diplomi o coppe, a pochissimi furono date le medaglie, e numerose furono le proteste per l’eccessiva lunghezza. A primeggiare nel medagliere fu la Francia, non senza proteste, poiché in alcune gare solo atleti francesi poterono partecipare.

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Talmente forte fu la delusione per De Coubertin che, subito dopo la fine delle Olimpiadi, andò in Svizzera, della quale divenne anche cittadino. Egli ritenne un miracolo la sopravvivenza del movimento olimpico. Alcuni invece tendono addirittura a non ritenere Parigi 1900 come un’edizione dei giochi olimpici, questo perché la manifestazione fu un contorno di fronte all’importante cornice dell’Expo.

Sarà a partire dal 1906 che gli appassionati inizieranno a capire l’importanza delle Olimpiadi, grazie ai Giochi Intermedi di Atene, che salveranno i giochi olimpici da una probabile scomparsa.

Immagine copertina tratta da storiedicalcio.altervista.org.

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Pubblicato da Christian Scala

Romano, diplomato al liceo linguistico Hegel, frequenta il corso di Scienze della Comunicazione all'Università Roma tre. Grande passione per il ciclismo e appassionato di calcio, ha collaborato con Centro Mare Radio e attualmente scrive per Torremare e L'ortica, due riviste online.