Euroleague 2020/21 – Team Focus: FC Barcellona, è caccia al trono d’Europa

Barcellona

Tempo di lettura: 6 min

Questo Barcellona fa paura. Nonostante l’equilibrio regni sovrano in questa stagione, i blaugrana sembrano avere adesso qualcosa in più rispetto alla concorrenza. Nick Calathes in cabina di regia e Sarunas Jasikevicius in panchina sono stati i due aggiustamenti ideali per un club che non si nasconde più e punta a riprendersi dopo 11 anni il trono d’Europa.

Top: maggior talento complessivo e leadership diffusa

Ciò che spaventa maggiormente gli avversari del Barcellona è l’infinità di armi a disposizione del club catalano. Nikola Mirotic è una conferma, una delle migliori ali grandi del continente per tecnica e fisicità, perfetta seconda metà dell’asse con Nick Calathes, un playmaker altruista, discreto difensore e leader da cui rifugiarsi nei momenti di difficoltà; Kyle Kuric e Alex Abrines sono i due specialisti, tiratori micidiali (l’americano è il miglior realizzatore per % da tre punti in stagione con uno spaventoso 57.8%; lo spagnolo si ferma invece “solo” al 46.6%) e buoni jolly difensivi; Cory Higgins, Adam Hanga e l’ultimo arrivato Leo Westermann sono altri atleti notevoli, molto versatili specie nella propria metà campo e dei sottovalutati playmaker di riserva; Brandon Davies, infine, è un centro rapido e verticale con pochissimi uguali in Europa, così come i compagni di reparto Pierre Oriola e Roland Smits.

Oltre a ricordare che a questo roster manca ancora Victor Claver (che non è proprio l’ultimo della pista), ciò che impaurisce gli avversari è l’esorbitante carisma diffuso nella squadra. In alcune partite la decide Calathes e il suo controllo di ritmi e assist, in altre ci si rifugia dal talento di Mirotic capace di far impazzire i lunghi avversari con le sue straordinarie abilità in 1vs1, in altre ancora si ricorre alla concretezza di Higgins o alle uscite dai blocchi dei tiratori. Insomma, il gruppo è ben affiatato e qui si vede la grossa impronta (e la differenza rispetto al predecessore Pesic) di un coach come Jasikevicius, il quale ha trasformato il Barcellona nella miglior difesa d’Eurolega (solo 105.8 punti subiti su 100 possessi e la prima inseguitrice, il Bayern, è staccatissimo a 109.5) e in un collettivo tremendamente concreto e affidabile.

Flop: momenti di supponenza e assenza di un centro vero in aggiunta a Davies

Da grande squadra qual è, anche il Barcellona ha dei saltuari passaggi a vuoto dettati da eccessi di presunzione e distrazione. Le sconfitte con Maccabi e Bayern, ad esempio, seppur arrivate privi di Davies e Mirotic, sono il segnale che i blaugrana sono battibili se affrontati con concentrazione e un’aggressività costante nell’arco dei 40 minuti. Qualche passo falso in regular season come quello in casa dell’ASVEL non sono un vero campanello d’allarme ma attenzione a non arrivare totalmente focused sull’obiettivo finale quando le partite peseranno ancora di più.

Come sottolineato precedentemente, oltre a Davies non ci sono dei centri degni di questo nome. O meglio, Jasikevicius fa spesso giocare nel ruolo Oriola, spagnolo che a inizio carriera era addirittura un’ala piccola, oppure schiera contemporaneamente Smits e Mirotic (Pustovyi è troppo macchinoso per stare in campo a questo livello). Sia il lettone che l’iberico di adozione, tuttavia, si sono rivelati assai carenti in difesa, specie quando hanno dovuto affrontare dei 5 veri come Dunston dell’Efes o Hunter del Maccabi. I 25 round giocati quest’anno, comunque sia, hanno manifestato la crescita costante di Oriola come protettore dell’area e tagliante a canestro, sebbene si noti che a volte non sia totalmente a suo agio nel ruolo. Vedremo se l‘aggiunta “romantica” dell’ultima ora del 40enne figliol prodigo Pau Gasol, acciaccato negli anni recenti da problemi al piede sinistro e alla schiena e tutto da valutare atleticamente, riuscirà a coprire parzialmente questo tallone d’Achille.

Player Focus: Cory Higgins

Non si scopre certo adesso la classe e il talento dell’americano due volte campione d’Europa con il CSKA (nelle annate 2015-16 e 2018-19) ma ciò che sorprende è la sua maturazione, il continuo miglioramento nonostante le primavere alle spalle siano ormai 31. Higgins è una guardia/ala piccola sensazionale, uno dei migliori statunitensi visti nel vecchio continente sommando attacco e difesa. Oltre ad essere un tiratore molto affidabile (da tre punti in carriera sfiora il 45% mentre dalla lunetta quest’anno ha toccato il suo high con il 95.9%), lascia a bocca aperta la sua capacità di attaccare il ferro e di gestire il pick and roll senza mai andare fuorigiri. Un giocatore concreto, affidabile e di conseguenza pupillo di Jasikevicius che lo lascia in campo per più minuti di tutti (26 a partita).

Barcellona

Considerando le lacune difensive di Mirotic e la sempiterna latenza al tiro di Calathes, Higgins è l’uomo a cui spettano le maggiori responsabilità di cavare un ragno dal buco quando la squadra ne ha bisogno. L’unico tratto negativo di questo giocatore possono essere le palle perse, ben 1.6 di media (tutto il Barcellona è a quota 14.8 a partita, ultimi assieme all’ALBA Berlino): difatti, non essendo dotato di grande atletismo, il suo passo “felpato” e controllato presta il fianco a volte all’aggressività della difesa avversaria. Ma è un dettaglio che un giocatore intelligente come lui perfeziona azione dopo azione a seconda del marcatore che ha di fronte.
Dopo l’MVP conquistato nella recente Copa del Rey 2021, Higgins punta a un altro grande obiettivo individuale e di squadra.

Condividi:

Pubblicato da Matteo Puzzuoli

Classe 1999, autore presso "Lega Basket Serie A" e studente magistrale di "Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo" a La Sapienza di Roma. Appassionato di pallacanestro a 360 gradi, collabora anche per il sito overtimebasket.com